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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso

Mattarella sul pestaggio al liceo: "La civiltà è una diga alla violenza"

"Opporsi con comportamenti positivi", ha detto il capo dello Stato. Il ministro Valditara, intanto, risponde sulla lettera della preside di Firenze: "Mai parlato di sanzioni". Ma è davvero così?

"Voi agite come fanno tante e tanti ragazze e ragazzi in Italia e in altri Paesi, praticando solidarietà, impegno comune. Tutto questo è un antidoto, una diga, anche contro la violenza e per questo vi ringrazio, perché indica un modello di vita che si contrappone a quello di prepotenza, sopraffazione, violenza. La vediamo purtroppo sovente: violenza nelle famiglie, violenza nelle abitazioni, violenza contro le donne, violenza in tante circostanze per strada, nei giorni scorsi anche davanti a una scuola contro ragazzi". Lo ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella, oggi, alla consegna dei premi "alfieri della Repubblica" in riferimento anche all'episodio del pestaggio al liceo di Firenze avvenuto nei giorni scorsi.

Non si spegne la polemica sul caso. Il tutto nasce da quanto avvenuto nei pressi del liceo Michelangiolo di Firenze, dove lo scorso 18 febbraio due studenti sono stati colpiti da sei ragazzi di Azione studentesca, esterni alla scuola. "Sono state dette tante cose, ma io non ho annunziato sanzioni", ha scritto oggi su Twitter il ministro dell'istruzione e del merito Giuseppe Valditara, tornando sulla sua intervista al programma "Mattino 5" in cui aveva commentato quanto scritto in una circolare dalla dirigente del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze, Annalisa Savino. Quest'ultima, martedì scorso, aveva scritto ai suoi studenti per invitarli a non essere indifferenti, prendendo posizione contro il fascismo e contro l'aggressione di sabato scorso agli studenti del Michelangiolo.

Cosa aveva detto Valditara

Appena poche ore fa, il ministro aveva affermato: "La lettera è del tutto impropria: mi è dispiaciuto leggerla perché non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo visto che il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà. In Italia non c'è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c'è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole. Se l'atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure".

Le reazioni alle parole di Valditara erano state immediate. Le opposizioni hanno chiesto al ministro di riferire in aula, avanzando la richiesta di dimissioni. "Voglio condannare il silenzio del governo sull'aggressione di Firenze e le parole vergognose del ministro Valditara. L'unico fuori posto è lui. Noi staremo sempre dall'altra parte, con la preside e i suoi studenti", ha dichiarato in un'intervista a Repubblica il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del Pd.

"In un Paese con un governo degno di questo nome Annalisa Savino riceverebbe il ringraziamento del ministro dell'istruzione. Invece il ministro Valditara non solo non ha condannato gli aggressori neofascisti e non ha espresso solidarietà agli studenti vittime dell'aggressione, ma è andato in tv a dire che la lettera scritta dalla professoressa Savino sarebbe 'del tutto impropria'...", ha scritto in un post sui social il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. 

E cosa aveva detto la preside

Come ha dichiarato la preside Savino, la lettera era rivolta soprattutto agli studenti, più che ad un pubblico più largo. "A loro il messaggio è arrivato forte e chiaro", ha dichiarato in una nota, letta da una docente dell'istituto. Questo il contenuto della lettera della preside: "Cari studenti, in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose. Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ - diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee".

"Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così".

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