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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Scontro frontale

La guerra di Matteo Renzi e i magistrati

Dopo l'affondo del senatore di Italia Viva, arriva la reazione dell'Anm: "Travalicati i confini della critica. Inaccettabile"

Come in una guerra, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o più pesante. Così è fra i magistrati di Firenze e il leader di Italia Viva Matteo Renzi che, dopo aver appreso della notizia del proprio rinvio a giudizio sul caso della fondazione Open, ha annunciato la denuncia dei magistrati alla Procura di Genova (competente per eventuali inchieste sulle toghe del capoluogo toscano). L’ex presidente del Consiglio è passato anche all’affondo nei confronti di uno dei pm che hanno indagato la sua famiglia, Giuseppe Creazzo, riportando che "è stato denunciato al Csm per molestie" ha detto il senatore. Non si è fatta attendere la risposta dell'Associazione nazionale magistrati (Anm) che parla di "inaccettabili comportamenti" di Renzi. 

L'affondo di Matteo Renzi contro i magistrati

"Uno dei magistrati è stato denunciato al Csm per molestie, per aver compiuto atti sessuali, è tutto negli atti della Corte di cassazione. - ha detto Matteo Renzi in una trasmissione televisiva - Se uno lo fa, viene licenziato. Ma dov'è la credibilità di un magistrato che, riconosciuto colpevole, viene sanzionato non con sei anni di carcere, ma con due mesi di anzianità della pensione?". Questi magistrati non hanno credibilità. Chi ha dato una pacca sul sedere alla giornalista, una cosa che non si fa, rischia 6 anni di carcere. Perché un magistrato che fa quello che ho letto deve avere 2 mesi di anzianità in meno?", ha chiesto il leader di Iv. 

La rabbia dell'Anm: "Comportamenti inazzettabili"

La bordata ha provocato la reazione dell’associazione nazionale magistrati che, in una nota stampa, stigmatizza l’approccio di Renzi: "Le parole del senatore della Repubblica Matteo Renzi, pronunciate non appena ha appreso della richiesta di rinvio a giudizio per la vicenda Open, travalicano i confini della legittima critica e mirano a delegittimare agli occhi della pubblica opinione i magistrati che si occupano del procedimento a suo carico. I pubblici ministeri che hanno chiesto il processo nei suoi confronti sono stati tacciati di non aver la necessaria credibilità personale in ragione di vicende, peraltro oggetto di accertamenti non definitivi o ancora tutte da verificare, che nulla hanno a che fare con il merito dei fatti che gli sono contestati. - continua l’Anm - Hanno adempiuto il loro dovere, hanno formulato una ipotesi di accusa che dovrà essere vagliata, nel rispetto delle garanzie della difesa, entro il processo, e non è tollerabile che siano screditati sul piano personale soltanto per aver esercitato il loro ruolo. Questi inaccettabili comportamenti, specie quando tenuti da chi riveste importanti incarichi istituzionali, offendono i singoli magistrati e la funzione giudiziaria nel suo complesso, concorrendo ad appannarne ingiustamente l’immagine di assoluta imparzialità, indispensabile alla vita democratica del Paese".

Un’accusa di fronte la quale Renzi non arretra di un passo e, anzi, passa a difendersi, rimarcando come inaccettabile sia anche che "la mia vita è stata pubblicata e data in pasto sui giornali, è stata scardinata in violazione del segreto bancario, del segreto istruttorio e nel silenzio dell'Anm, con un dolore personale e familiare".  In tutto questo Renzi si continua a definire innocente e convinto che questo processo, non solo finirà con l’assoluzione di tutti, ma anche con la prova di come l’inchiesta sia stata un gigantesco buco nell’acqua. "Io voglio dire con molta chiarezza: io sono innocente e spero che lo siano anche i giudici. E per questo ci siamo rivolti ai giudici di Genova denunciando quanto accaduto. Perchè noi ci fidiamo del sistema giustizia" - ha rimarcato Renzi, che ha deciso di chiedere ai magistrati genovesi di indagare sui colleghi fiorentini. Secondo il senatore, ci sono tutti gli estremi per ritenere fondata l’accusa di “violazione dell’articolo 68 Costituzione, della legge 140/2003 e dell’articolo 323 del codice penale". Seppur Renzi ci tenga a ribadire come la sua non sia una ritorsione. "Questa denuncia non è un fallo di reazione, nè una reazione "berlusconiana" - ha spiegato Renzi -. Se i giudici hanno violato la legge saranno altri giudici a stabilirlo. Io non scappo dalla giustizia, chiedo giustizia. E la otterremo".

Intanto il senatore fiorentino ha chiesto ai pm genovesi di essere ascoltato e "riservandosi di produrre materiale atto a corroborare la denuncia penale contro Creazzo, Turco, Nastasi", i magistrati che, ricorda l’ufficio stampa renziano, "hanno dovuto affrontare non poche traversie personali e professionali” visto che "La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata dal procuratore Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal Csm, dal procuratore aggiunto Turco, che volle l’arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal Tribunale della Libertà e dal procuratore Nastasi, accusato da un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte del dirigente Mps David Rossi. Questi sono gli accusatori".

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