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Giovedì, 25 Aprile 2024

Antonio Piccirilli

Giornalista

Salvini in un vicolo cieco: perché sul green pass (e non solo) il 'Capitano' è in difficoltà

Sono lontani i tempi in cui Matteo Salvini erodeva giorno dopo giorno il bacino elettorale del M5s diventando il vero dominus del governo Conte I. Dal Papeete in poi il segretario della Lega sembra aver perso quel 'tocco' che gli aveva fatto guadagnare alle europee del 2019 il consenso di un italiano su tre portando il Carroccio a sfondare anche al centro-sud. Il Salvini di oggi è un leader ancora forte, ma ha smarrito quella 'connessione sentimentale' con l'elettorato che un tempo aveva fatto la sua fortuna.

Incalzato da Giorgia Meloni, che nei sondaggi lo ha sorpassato dopo una lunga rimonta, Salvini appare in difficoltà anche sul fronte interno. E il voto contro il green pass in commissione Affari sociali alla Camera ha acuito - e reso palesi - le tensioni latenti tra l'ala 'governista' (che fa riferimento a Zaia e Giorgetti) e quegli esponenti del partito che si rifanno a posizioni anti-europeiste e vedono con il fumo negli occhi la linea dell'esecutivo sull'obbligo di certificato vaccinale.

Finora Salvini ha provato a barcamenarsi tra le correnti, ma il sospetto è che la barca stia prendendo acqua. E per ora non si vedono inversioni di rotta. "Noi siamo al governo - ha chiarito il segretario -, e ci rimarremo, per aiutare gli italiani ad uscire dall'emergenza sociale, sanitaria ed economica, come richiesto dal Presidente Mattarella". E però, ha rimarcato Salvini, la Lega farà sentire la sua voce in Parlamento su temi come "aumento delle tasse, immigrazione, taglio delle pensioni e obbligo vaccinale (che non esiste in nessun Paese europeo)". Proprio sui vaccini la spaccatura all'interno della maggioranza, e probabilmente dentro lo stesso partito, è sempre più profonda. Salvini ha ribadito che nella Lega "non c'è tifoseria no vax e sì vax", ma "siamo per la libertà di scelta". E' evidente però che sia nei toni che nei contenuti nel Carroccio convivano posizioni diversissime e spesso antitetiche. 

Dalle parole di Salvini sembra proprio che la Lega continuerà ad essere un partito di lotta e uno di governo. Una linea che finora non ha portato molta fortuna al Carroccio sceso di recente nei sondaggi sotto la soglia psicologica del 20 per cento. Punti peraltro persi a beneficio di Fratelli d'Italia che ha guadagnato ormai stabilmente lo scettro di primo partito.

È stato spesso detto che l'elettorato storico del partito non avrebbe mai perdonato a Salvini una fuga sull'Aventino ora che sul tavolo ci sono i soldi del recovery fund. Ma a conti fatti, almeno dal punto di vista del consenso, la decisione di votare la fiducia all'esecutivo - pur non rinunciando a distinguo e strappi come quello sul green pass - non si è rivelata un affare. 

sondaggi lega fdi agosto 2021-2

La 'crisi' della Lega, sempre che di crisi si possa parlare, era però iniziata ben prima del governo Draghi. Di fatto se si guardano i sondaggi, il grosso del consenso Salvini l'ha perso nei primi sei mesi di pandemia scendendo dal 31% circa di marzo 2020 al 24% di sei mesi dopo. Saremmo tentati di dire che le posizioni 'aperturiste' e a volte anche spregiudicate che il segretario leghista ha fatto sue dal primo lockdown in poi (basti ricordare il caso dell'idrossiclorochina) non abbiano granché giovato alle fortune del partito. Ma come spiegare allora l'exploit di Giorgia Meloni che sul virus ha espresso posizioni simili se non addirittura sovrapponibili?

Ragionando per ipotesi la perdita di consenso della Lega potrebbe avere anche altre cause. A partire dalla perdita di centralità del tema dell'immigrazione su cui Salvini aveva costruito buona parte delle sue fortune. A ciò si aggiunge il fatto che il segretario leghista ha dovuto fare i conti con un calo di visibilità anche mediatica dopo essere stato a lungo il mattatore assoluto della politica italiana. Il risultato è che oggi l'immagine del leader è più che mai appannata e la concorrenza di Fratelli d'Italia, che dall'opposizione può lanciare bordate al governo Draghi senza colpo ferire, certamente non aiuta. 

Sia come sia, più che al passato remoto Salvini dovrebbe guardare al futuro prossimo. Per una regola che in politica è sempre valida: quando un leader si indebolisce, le divisioni si acuiscono. E i nodi vengono al pettine. Insomma, anche per un politico scaltro come 'il Capitano' sarà difficile tenere insieme le due anime della Lega (e dello stesso elettorato leghista). Il primo scoglio sarà proprio il voto sul green pass: è evidente che l'ex ministro non ha alcuna intenzione di rompere con Draghi, ma allo stesso tempo - per evitare di tirare la volata alla Meloni - non può chiudere del tutto la porta a chi sui vaccini ha posizioni non proprio allineate a quelle della comunità scientifica (e della stessa maggioranza). Un vicolo cieco in cui Salvini si è cacciato da solo. 

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