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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intervista

L'(eterno) ritorno di un grande Centro

Il presidente di “Noi con l’Italia” l’onorevole Maurizio Lupi, a Today.it, spiega che il ritorno di una nuova casa dei moderati è solo questione di tempo. L'intervista

Giorgia Meloni in una recente intervista ha buttato via le etichette "centrodestra" e "centrosinistra". Per la leader di Fratelli d’Italia, esistono solo destra e sinistra in un sistema bipolare spinto e sogna "due schieramenti contrapposti, ciascuno con sfumature diverse al suo interno". E al Centro? Nulla perché quello spazio "significa troppo spesso disponibilità all'inciucio". Come a dire che essere moderati significa essere disponibili a tradire il proprio mandato in favore di un tornaconto personale. E invece il Centro c’è, è vivo e sta progettando un grande ritorno. 

"Io credo che oggi sia possibile immaginare una proposta molto forte al centro e che si collochi a seconda della legge elettorale. Ma ci deve essere un pilastro solido al centro. Fratelli d’Italia e Lega rappresentano un elettorato importante, ma l’attuale debolezza del centro è un limite anche per loro. E’ come se un centometrista corresse con un macigno addosso", sottolinea Maurizio Lupi a Today.it (Noi con l'Italia).

L'ex vicepresidente della Camera spiega che il ritorno di una nuova casa dei moderati è solo questione di tempo. "C’è un dialogo quotidiano tra le forze moderate. Le divisioni e le parcellizzazioni non aiutano, ma dovrebbe essere la realtà di tutti i giorni a farci mettere insieme per una proposta nuova, senza aspettare l’arrivo di qualcuno che lo faccia per noi. Sicuramente c’è condivisione di intenti fra “Noi con l’Italia”, Coraggio Italia, Forza Italia e Udc. Poi un dialogo positivo si può avere anche con Renzi e Calenda".  

Anche Più Europa? 
"Devo dire che il dialogo si deve avere con tutti, poi vediamo. Il primo perimetro per noi è quello del centrodestra, aprendola anche a chi vuole essere alternativo a sinistra". 

Quindi un nuovo terzo polo è possibile.
"Sì, è possibile, come lo è stato in passato. Lo dimostra l’esperienza del Movimento 5 Stelle, poi però si sono visti i danni che hanno creato. Certo sarebbe possibile con una legge elettorale proporzionale, formando poi una maggioranza in Parlamento".

Col maggioritario no.
"Non ha molto senso". 

Però se guardiamo a questi partiti, si attestano tutti tra lo 0 e il 4%. I numeri vi condannano.
"Intanto non è vero che tutte le forze centriste sono allo zero per cento. Noi, con Ci e Fi avremmo più del 12%. Poi vedremo cosa succede, ma elettoralmente il centro ha un peso, lo spazio al centro c’è e ha un bacino del 20%". 

Però c’è un elettorato da recuperare, è innegabile. Cosa fare? 
“La prima cosa da fare è riportare gli elettori al centro della politica con la serietà, con le promesse che diventano concretezza dei fatti e la capacità di rimettersi insieme, rinnovando la proposta perché, dopo il dramma della pandemia, non possiamo pensare di presentarci al 2023 con le stesse proposte del 2018 con stessi contenuti del 2018. Draghi ce lo sta dimostrando: ha detto 500mila dosi al giorno? Sono 500mila dosi di vaccino al giorno e gli italiano lo apprezzano per aver fatto quello che diceva”. 

Eppure le parole della Meloni dicono il contrario, voi siete all’opposto di chi poi fa le cose concrete.
"Bisogna chiarire che la categoria politica del centro non è una astrazione. Troppo comodo. Coloro che si ritengono moderati non sono debosciati. Noi crediamo che la politica sia lo strumento più importante di una comunità per governare e rispondere al bene comune. Ci sono valori da tradurre in atti concreti, sempre mantenendo saldi i valori di libertà, sussidiarietà e mediazione come arte nobile del compromesso, che non significa inciucio. Quindi se usiamo le vecchie categorie che hanno contraddistinto la politica degli ultimi 25 anni, troviamo sempre centrodestra e centrosinistra, dove centro è elemento indispensabile per una proposta politica che si richiami all’idea di serietà, responsabilità, moderazione, libertà e dialogo".  

Oggi però sembra che paghi avere una identità più forte. 
"Ma il dialogo è possibile solo se si ha forte identità. Il dialogo messo in pratica da chi è al centro è possibile solo tra chi ha grandi identità".

E allora come si è arrivati ad una politica dove più ci si scontra e più si guadagna consenso? 
"Questo è il risultato della degenerazione della politica di questi ultimi anni, in cui è stato demonizzato lo strumento del partito, non capendo che, l’unico modo per governare la comunità, è impegnarsi in politica. Il problema è che la politica si è staccata dal copro vivo della società. La scommessa è tornare ad educare persone che scendano dal balcone per impegnarsi nei partiti". 

Il bipolarismo ha fallito? 
"No, il bipolarismo è un pezzo importante della seconda repubblica ed è stata la modalità con cui si è riusciti ad uscire dalla fase più drammatica della prima, intorno al 1993. Ha fallito il bipolarismo cattivo, quello che vede nell’altro il male assoluto. Quello che non usa la bontà dei valori e che usa altri mezzi, come la giustizia e strumenti esterni, per abbattere l’avversario. Quello fallito. Oggi bisogna capire che si deve andare verso due grandi poli opposti, come nel modello Stati Uniti".

Eppure anche all’estero c’è crisi dei partiti moderati. 
"Si però io sono convito, vedendo anche come stanno andando le cose con Draghi, che capacità, merito e professionalità torneranno ad essere elementi convincenti. E’ finita la fase della rottamazione. Un nuovo centro è possibile". 

Ha citato due volte Draghi. Lo vede bene al Quirinale?
"A febbraio sarà un passaggio importante, bisogna proseguire con l’autorevolezza di Sergio Mattarella, ma dobbiamo prendere atto che non è intenzionato ad un secondo mandato. C’è da individuare una figura autorevole".

Berlusconi?
"Lo voterei domani mattina ma non se può essere abbastanza unitario". 
 

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