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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Charlotte Matteini

Opinionista

Cara Meloni, non è l'aborto il problema, ma l'obiezione di coscienza

Dare alle donne il diritto a non abortire. E’ l’intento di Giorgia Meloni, che durante un comizio elettorale a Genova ha dichiarato: "Vogliamo dare il diritto alle donne che pensano che l'aborto sia l'unica scelta che hanno, di fare una scelta diversa” – ha detto la leader di Fratelli d’Italia, aggiungendo – “Per esempio vorrei dare un'alternativa a una donna che abortisce per motivi economici. Questo non significa diminuire i diritti, ma allargarli". Nulla da eccepire sul voler aiutare una donna in difficoltà a tenere un bambino che vorrebbe ma che è spinta a scegliere l’interruzione volontaria di gravidanza per motivazioni economiche.

Il problema è che in Italia a non essere pienamente garantito è proprio il diritto di abortire. Accedere all’Ivg è un vero e proprio percorso a ostacoli, tra strutture dominate da altissime percentuali di obiettori di coscienza, continue pressioni da parte del persole di ospedali e consultori e dei volontari dei centri di “Aiuto alla Vita” per convincere la persona a portare a termine la gravidanza qualsiasi sia il motivo che la porta a scegliere l’Ivg e trattamenti degradanti e disumani riservati a quelle donne che, nonostante gli ostacoli, decidono di proseguire con l’intervento.

A fotografare la reale situazione in Italia è l’annuale Relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 194. I dati relativi all’anno 2020 mostrano un significativo calo delle interruzioni volontarie di gravidanza rispetto al 2019 (66.000 in un anno, -9,3% rispetto all’anno precedente). Ad essere molto preoccupante, seppur in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti, è il numero di obiettori di coscienza tra il personale medico dedicato: due ginecologi su tre sono obiettori di coscienza e quasi 1 anestesista su 2. La percentuale di ginecologi obiettori di coscienza supera addirittura l’80% in alcune Regioni italiane, ad esempio Abruzzo (83,8%), Molise (82,8%), Sicilia (81,6%) e Basilicata (81,4%), attestandosi al 64,6% su scala nazionale, e 31 sono le strutture sanitarie che presentano il 100% di obiettori di coscienza e che, dunque, non garantiscono affatto il diritto all’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Nonostante questo sia il quadro a tinte fosche dipinto dalla Relazione sull’attuazione della legge 194, che di fatto viene applicata poco e male e costringe le donne delle Regioni che presentano i più alti tassi di obiezione di coscienza a spostarsi per poter accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, Meloni pensa che il problema sia la compressione del diritto a non abortire.

Se davvero la preoccupazione di Meloni fosse evitare la scelta dell’aborto solo per questioni economiche, potrebbe proporre una riforma del mercato del lavoro, per esempio, volta a combattere il precariato, che è una delle maggiori ragioni che spesso spinge donne e uomini a rinunciare o a rinviare la nascita di un figlio, senza entrare nella personalissima sfera privata che porta una donna a scegliere l’interruzione di gravidanza. Il problema è che Meloni, all’interno del programma di Fratelli d’Italia, per contrastare il ricorso all’Ivg propone l’istituzione di un fondo per donne sole e in difficoltà economica dall’entità sconosciuta e per i giovani, che dovrebbero essere il target di questo sostegno alla natalità per evidenti ragioni anagrafiche, propone il potenziamento di stage e contratti di apprendistato oppure l’ampliamento dell’utilizzo del voucher lavoro, forme contrattuali che sono proprio in antitesi con la ricerca di stabilità e stipendi congrui ed equi che ricerca chi magari, un giorno, vorrebbe poter formare una famiglia e dare un futuro ai propri figli.

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