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Giovedì, 25 Aprile 2024

Fabrizio Gatti

Direttore editoriale per gli approfondimenti

Cara Giorgia Meloni, brava: finalmente potete sgomberare Casapound

Cara presidente del Consiglio - mi scusino i lettori se uso il genere femminile, ma proprio non mi riesce di considerare Giorgia Meloni un uomo - ora che il Suo governo ha a disposizione il decreto “in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali”, dia prova di imparzialità: chieda al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, di sgomberare la sede romana di Casapound. Non ci è riuscito nessun governo, né di destra né di sinistra, e per Lei sarebbe un successo indiscutibile.

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Il ministro sicuramente conosce Casapound, poiché la casa editrice di questa organizzazione pubblica il libro “Io sono Matteo Salvini”: il protagonista della storia non è un sosia, ma la famosa guida politica dello stesso prefetto Piantedosi, nonché vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture nell'attuale governo.

Vent'anni da abusivi

L'organizzazione in questione occupa abusivamente da quasi vent'anni una palazzina di proprietà demaniale, cioè dello Stato, al numero 8 di via Napoleone III, tra la stazione Termini e la basilica papale di Santa Maria Maggiore. E immagino sottragga alloggi e riparo ai cittadini romani che per difficoltà economiche ne avrebbero maggiormente diritto: basta fare un giro alla vicina stazione, per rendersene conto. Questo particolare risponde sicuramente ai criteri di occupazione abusiva previsti dal titolo del nuovo decreto numero 162 del 31 ottobre 2022. Leggo che il provvedimento sia stato voluto dal ministro Piantedosi per risolvere l'annosa minaccia internazionale costituita dai rave-party che, tradotto dall'inglese, significa festa del delirio.

Giorgia Meloni con Matteo Salvini (foto Ansa)

Parlando appunto di delirio (definito dalla Treccani come un'aberrazione di giudizio suggerita da uno stato passionale o da perturbamenti affettivi di origine morbosa), il ministro dell'Interno probabilmente saprà che gli organizzatori e i promotori di Casapound si descrivono sul proprio sito con le seguenti parole: “Abbiamo la presunzione di considerarci unità imperiali. Perché la nostra è una visione del mondo spirituale... Perché lo stesso numero – l'8 – compare anche sopra il guscio della nostra tartaruga. [E] 4 frecce bianche e 4 nere infatti, partendo dall'esterno, convergono in un centro che è simbolo dell'Asse, quel medesimo asse che è al centro del fascio di verghe”.

Rave-party e tartarughe

Ciascuno ha ovviamente la libertà costituzionale di delirare come meglio crede. Sia con la musica rave, sia con le tartarughe. Vorrei però portare la Sua attenzione al nuovo titolo che accompagna l'articolo 434-bis del codice penale introdotto dall'ultimo decreto: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica”. Ed è proprio la presunta pericolosità a richiedere un intervento urgente.

Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi (foto Ansa)

Se Lei volesse fare una semplice ricerca su Internet, digitando le parole “Casapound” e “condanna”, troverebbe un lungo resoconto di notizie che riguardano dirigenti o attivisti dell'organizzazione processati per aggressioni e violenze di vario genere nei confronti di quanti, probabilmente, non condividevano la stessa visione imperiale sulle tartarughe e il fascio di verghe. Non mi spingo, davanti a Lei, a definirli fascisti poiché non vorrei incorrere in qualche nuovo provvedimento governativo atto a tutelare l'altrui reputazione.

Politica e coltelli

Ma perfino Lei, signora presidente del Consiglio, avrà sicuramente memoria di quando lo stesso editore, di Casapound e del Suo vicepremier, si era pubblicamente dichiarato fascista, era stato denunciato per l'accoltellamento di una persona in Sardegna e anche per aver aggredito un sostenitore dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia. Proprio così: è successo durante una violenta occupazione (e ci risiamo) del consiglio comunale di Milano.

Le fotografie reperibili in rete, tra l'altro, dimostrano che durante le periodiche iniziative, la palazzina di Casapound a Roma è occupata da più di cinquanta persone: cioè il numero previsto come minimo dal decreto per contestare il reato di invasione di terreni ed edifici. Non farà quindi fatica il ministro Piantedosi a ravvisare tutte le condizioni richieste per programmare lo sgombero degli occupanti, punibili con il minimo di tre e il massimo di sei anni previsti dalla nuova pena.

Il rovescio del diritto

Mi permetta a questo punto di complimentarmi, signora presidente del Consiglio, perché il Suo governo, nel testo dello stesso decreto a proposito di incolumità e salute pubblica, è riuscito a rendere più pericoloso un rave-party rispetto ai tanti medici novax che da ora saranno liberi di ritornare in servizio e spingere altri pazienti a non vaccinarsi. Un pensiero va inoltre agli studenti di Giurisprudenza. Esistendo già l'articolo 633 del codice (Invasione di terreni o edifici), il ministro dell'Interno ha certamente aumentato le difficoltà del loro esame di diritto penale, aggiungendo il bis all'articolo 434 che invece punisce il “crollo di costruzioni o altri disastri dolosi”. Giusto così: come insegna ogni buona università, il diritto ha il suo rovescio.

La Sua rigorosa imparzialità, gentile presidente del Consiglio, è richiesta anche per neutralizzare le critiche dell'opposizione che già immaginano sgomberi, arresti e detenzione in carcere per tutti quanti, studenti, operai, disoccupati, intendono utilizzare uno degli strumenti di protesta democratica. Non essendo limitato dal decreto l'intervento ai rave-party, ogni decisione dipenderà infatti dalla discrezionalità personale del prefetto o del magistrato di turno. L'occupazione di una scuola, dell'università, di una fabbrica, o di un luogo pubblico qualsiasi, potrebbe costare fino a sei anni di carcere. Sei anni: uno in meno della condanna scontata dal cofondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri. Ma per lui, lo sappiamo tutti, si trattava soltanto di concorso esterno in associazione mafiosa.

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