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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Pd, Michele Emiliano resta e sfida Renzi: "Mi candido alla segreteria"

Il governatore della Puglia annuncia la sua candidatura alla guida del partito e attacca l'ex premier: "E' il più soddisfatto per ogni possibile scissione. Vuole vincere ad ogni costo". Sarà sfida a due (o a tre) per la guida del Pd

La scissione c'è stata, i bersaniani sono fuori dal partito ma Michele Emiliano resta e si candida alla segreteria. Questo, in sostanza, quanto emerso dalla direzione del Partito democratico. Assente Matteo Renzi, volato in Usa, e la minoranza, la direzione riunita al Nazareno ha nominato la commissione per il congresso, che dovrà definire regole e tempi dell'iter.

La maggioranza ha preso atto dell'ormai inevitabile uscita della minoranza Dem (Rossi, Speranza e Bersani vanno avanti verso una nuova formazione politica). "Se qualcuno vuole lasciare la nostra comunità - ha scritto Renzi - questa scelta ci addolora, ma la nostra parola d'ordine rimane quella: venite, non andatevene. Tuttavia è bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del partito e soprattutto del Paese. È tempo di rimettersi in cammino".

Michele Emiliano ha annunciato la sua candidatura. "Tanti militanti - ha detto - mi hanno chiesto di rappresentarli. Il Pd è la più grande forza politica del centrosinistra. Chi lotta può perdere chi non lotta ha già perso. Mi candido alla segreteria". Emiliano ha quindi lasciato da soli sulla via della scissione i bersaniani e il presidente della Toscana Enrico Rossi. "Prendiamo atto - ha detto Roberto Speranza - della scelta assunta da Michele Emiliano di candidarsi nel Pdr, il Partito di Renzi. Noi andiamo avanti sulla strada della costruzione di un nuovo soggetto politico del centrosinistra italiano che miri a correggere quelle politiche che hanno allontanto dal nostro campo molti lavoratori, giovani e insegnanti".

Anche per Rossi "bisogna costruire una forza politica nuova, più forte, più robusta dal punto di vista programmatico ed ideologico". Il primo passo sarà la costruzione di gruppi parlamentari autonomi. Nel mentre, il governatore della Puglia incalza: "Mi candido nonostante il tentativo del segretario uscente di vincere il congresso a ogni costo e con ogni mezzo, approfittando di aver gestito tutto il potere economico, politico e mediatico. Ha fretta e non concede il tempo necessario a girare nemmeno la metà delle province. Perché i suoi errori, ove discussi, porterebbero a un suo indebolimento".

Si profila dunque una sfida a due (o a tre, considerando l'eventuale discesa in campo per la segreteria del ministro della Giustizia Andrea Orlando) per la guida del partito.

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