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Sabato, 20 Aprile 2024
Cosa c'è da aspettarsi

La guerra del grano spaventa l'Italia: aumentano i migranti in arrivo?

Il rischio concreto di una gravissima crisi umanitaria e alimentare potrebbe incidere sui flussi migratori. I timori sono legati ai riflessi "africani" del conflitto in Ucraina. L'allarme dell'intelligence e del ministero dell'Interno

La guerra in Ucraina e il blocco dei porti sul Mar Nero imposto dalla Russia implicano anche gravi problemi per l'approvvigionamento di alcuni alimenti, in primis perché l'esportazione via nave di quasi tutto il grano disponibile a Kiev e dintorni è stata interrotta. La questione non interessa solo gli Stati direttamente coinvolti nel conflitto, ma riguarda centinaia di milioni di persone in molte aree del mondo: l'anno scorso l'Ucraina è stato il quinto Paese esportatore di grano, con 17 milioni di tonnellate venduti all'estero, e la Russia il primo con 39 milioni di tonnellate, senza contare le esportazioni di altri cereali usati soprattutto per l'allevamento di animali.

Il rischio concreto di un peggioramento della crisi alimentare già in atto è dietro l'angolo, in un contesto globale già gravemente condizionato dagli effetti devastanti del cambiamento climatico e dalla crisi delle materie prime dovuta alla pandemia di Covid-19. Ecco perché la "guerra del grano" preoccupa anche per i riflessi "africani" del conflitto in Ucraina. Gli 007 italiani e il ministero dell'Interno li seguono da tempo, con un'attenzione particolare all'aumento dei flussi migratori determinato dalla crisi alimentare che interessa tanti Paesi della sponda sud del Mediterraneo che dipendevano dall'import di cereali da Kiev.

Aumenteranno gli sbarchi di migranti per la guerra in Ucraina?

Cosa c'è da aspettarsi? Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha parlato di rischio di "una crisi umanitaria senza precedenti: il 50-60% di cereali e grano consumati in alcuni Paesi dell'Africa come Egitto e Tunisia proviene dall'Ucraina e dalla Russia. Ora questi Paesi sono in difficoltà: sia in Egitto che in Tunisia c'è già il razionamento del pane, ed è un effetto indotto dalla guerra". È una problematica "che l'Europa deve mettere al centro, perché la crisi alimentare determinerà povertà assolute e andrà ad influire sui flussi migratori", ha aggiunto Lamorgese.

Una preoccupazione alla base anche della telefonata di ieri tra il presidente del consiglio Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi in cui è stato annunciato il colloquio con il leader del Cremlino, non a caso si è fatta specifica menzione alla "crisi alimentare in atto e alle sue gravi ripercussioni sui Paesi più poveri del mondo". "Il presidente Draghi ha telefonato ieri al presidente Putin proprio per cercare di sbloccare la situazione che rischia di determinare una grave crisi umanitaria - ha detto ancora Luciana Lamorgese, a margine del congresso Cisl in svolgimento alla nuova fiera di Roma -. E ovviamente ci saranno, e lo stiamo vedendo anche ora, ripercussioni sui flussi migratori che stanno aumentando".

I numeri sugli sbarchi finora

Se i timori per l'aumento degli sbarchi in stretta correlazione con la guerra e in un futuro nemmeno troppo lontano sono fondati, almeno secondo il Viminale, diamo un'occhiata ai numeri del cruscotto statistico giornaliero del Viminale sugli arrivi e l'accoglienza dei migranti, dopo tre mesi di conflitto. Secondo il report aggiornato a giovedì 26 maggio 2022, gli arrivi via mare dal 1° gennaio di quest'anno sono stati 18.109, contro i 13.863 dello stesso periodo del 2021.

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E al primo posto tra le nazionalità di chi sbarca si trovano gli egiziani (3.305), seguiti da bengalesi (3.040) e tunisini (2.091). Egitto e Tunisia sono proprio i due Paesi nominati da Luciana Lamorgese nel suo discorso di oggi. Va sottolineato, però, che l'incremento dei flussi è dato anche dalle tante situazioni di instabilità che caratterizzano il continente africano. La Libia è senza un leader, alle prese con due governi contrapposti, mentre la Tunisia è in crisi politica permanente. Il Sudan, invece, è stato teatro di un colpo di Stato, e il Sahel ha visto l'infiltrazione di miliziani russi di Wagner.

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In questi scenari, la crisi del grano potrebbe essere l'acceleratore di un flusso migratorio verso l'Europa che potrebbe assumere dimensioni imponenti nell'estate ormai alle porte. Il tema è stato portato anche all'attenzione del Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) dal direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), Elisabetta Belloni. Il presidente del comitato, Adolfo Urso, ha invitato a non chiudere gli occhi davanti a quello che a suo dire si configura come un ulteriore strumento della strategia di Mosca per destabilizzare l'Europa.

"Qualcuno ha detto che, come conseguenza dei cambiamenti climatici, da qui a qualche decennio ci potrebbero essere movimenti migratori di milioni di persone", ha spiegato Urso al Senato. "Io dico - ha aggiunto - che questa minaccia è molto più incombente: già nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, se non si garantisce la sicurezza alimentare, se non si liberano i porti ucraini e non si consente di fornire il grano ai popoli dell'Africa, ben prima avremo una massa migratoria che premerà sull'Europa come una bomba demografica innescata da chi ha lanciato una guerra permanente per sottomettere la nostra Europa".

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"Putin usa fame e grano per esercitare il potere"

Anche Kiev ha più volte accusato Vladimir Putin di usare il tema alimentare come un'arma, affamando l'Ucraina e altri Paesi fragili per vincere la guerra. Il tema della crisi alimentare è stato affrontato nelle scorse ore anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Bloccando le esportazioni alimentari di Russia ed Ucraina, "Putin usa fame e grano per esercitare il potere. Ancora una volta, la nostra risposta è e deve essere quella di mobilitare una maggiore collaborazione a livello europeo e a livello globale, aprendo corsie di solidarietà che collegano i confini dell'Ucraina ai nostri porti e finanziando diverse modalità di trasporto", ha detto von der Leyen a Davos, in Svizzera, in occasione del World economic forum.

"L'artiglieria russa bombarda i granai in tutta l'Ucraina deliberatamente - ha continuato -, le navi da guerra russe nel Mar Nero bloccano le navi ucraine piene di grano e di semi di girasole. Le conseguenze di questi atti vergognosi sono evidenti: i prezzi del grano a livello globale stanno salendo alle stelle e sono i Paesi fragili e le popolazioni vulnerabili che soffrono di più".

Secondo la presidente della Commissione europea, i prezzi del pane in Libano "sono aumentati del 70% e le spedizioni di cibo da Odessa non sono potute arrivare in Paesi come la Somalia. Come se non bastasse, la Russia sta accumulando le sue derrate alimentari da esportazione come forma di ricatto, trattenendo le forniture per aumentare i prezzi globali o scambiando grano con sostegno politico. Questo è usare la fame e il grano per il potere", ha concluso von der Leyen. Tra non molto capiremo se ci saranno conseguenze dirette anche sui flussi migratori. 

La Russia sta rubando il grano dell'Ucraina?

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