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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tutti sbarcati: perché Meloni non è andata allo scontro con l'Ue sui migranti

Finisce con una doppia svolta la crisi di Catania. La presidente del Consiglio ha scelto di non andare al muro contro muro con Bruxelles, di evitare forzature, e di non proseguire a oltranza sulla linea della dottrina Salvini: ecco perché

L'Italia ringrazia la Francia per aver aperto i suoi porti alla Ocean Viking, ma Parigi attacca e denuncia "il comportamento irresponsabile" delle autorità italiane sul caso della nave con a bordo 234 migranti. Una fonte del governo francese citata dai media d'Oltrealpe sostiene che l'atteggiamento dell'Italia è "contrario al diritto del mare ed allo spirito di solidarietà europea. Noi ci aspettiamo altre cose da un Paese che oggi è il primo beneficiario del meccanismo di solidarietà europea". La Ocean Viking si dirige intanto verso la Francia. Come è finita, dunque, la prima crisi dei migranti del governo Meloni, annunci a parte?

Com'è finita a Catania

Termina con una doppia svolta nel pomeriggio di martedì la crisi dei migranti di Catania. La prima si è avuta quando la Francia ha aperto i porti (Marsiglia) a una nave umanitaria, la "Ocean Viking", gestita da una Ong francese, la Sos Méditerranée. Sbarcano tutti, senza selezione. La seconda, con la decisione di procedere con una nuova visita dei medici a bordo delle altre due navi: a quel punto i migranti che erano confinati sulla "Humanity 1" e sulla "Geo Barents" vengono considerati tutti "fragili" e sbarcano. Il primo braccio di ferro sui migranti del governo Meloni finisce così. Da Bruxelles era arrivato ieri un nuovo monito: i migranti a bordo delle navi presenti nelle acque territoriali italiane, ha precisato l’esecutivo europeo, hanno tutti diritto di fare domanda d’asilo e l’Italia ha l’obbligo di garantire il rispetto delle procedure previste dalle norme internazionali: il criterio prevalente è territoriale, comprese le acque territoriali, e non quello della bandiera battuta dalle navi.

Il governo, di fatto, ne prende atto, sottolineando però come un elemento positivo l'apertura della Francia ad accogliere parte dei migranti, un primo passo verso una politica diversa. "Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell'emergenza migratoria, fino ad oggi rimasta sulle spalle dell'Italia e di pochi altri stati del Mediterraneo", recita una nota di Palazzo Chigi diffusa in serata, secondo cui è importante proseguire in questa linea di collaborazione europea con gli Stati più esposti per la loro collocazione geografica "così da trovare una soluzione condivisa e comune, per fermare la tratta degli esseri umani e gestire in modo legale ed equilibrato il fenomeno migratorio che ha assunto dimensioni epocali. L'emergenza immigrazione è un tema europeo e come tale deve essere affrontato, nel pieno rispetto dei diritti umani e del principio di legalità".

Perché il governo Meloni ha deciso di evitare forzature con l'Ue? Da dove arriva l'improvvisa virata con tanto di rinuncia alla fermezza? La premier ha scelto di non andare allo scontro con Bruxelles, di evitare forzature, e di non proseguire a oltranza sulla linea della dottrina Salvini, che da ministro dell'Interno lasciava i migranti in mare fino a che qualche Paese se ne facesse carico o arrivassero provvedimenti della magistratura a notificare le indagini per sequestro di persona. Ma Matteo Salvini è a processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver impedito nell'agosto 2019 lo sbarco di 147 migranti soccorsi dalla Open Arms. Il punto focale di tutta la vicenda è che il soccorso in mare e la gestione dell'immigrazione sono temi sì legati, ma differenti e con regole non sovrapponibili. Gli appelli all'Europa, le trattative tra i 27, i comunicati infuocati, gli sbarchi selettivi rischiano di spostare il discorso dal soccorso dei naufraghi alla gestione complessiva di un fenomeno epocale: non sono la stessa cosa.

La presidente del Consiglio ha un gran bisogno della Francia a livello europeo. Parigi è un alleato stretto ed è fondamentale per i negoziati su Patto di stabilità e su tetto al prezzo del gas. La linea dura a oltranza sarebbe stata controproducente. L'esecutivo ha scelto di evitare un primo conflitto formale con l'Ue (alle prese con i dossier energia e inflazione) nei giorni in cui il governo sta aspettando il via libera di Bruxelles alla legge di bilancio. Una procedura d'infrazione sarebbe stata una mazzata. D'altro canto gli sbarchi selettivi con la suddivisione tra "fragili", accolti a terra, e quelli non fragili, lasciati a bordo, a livello giuridico non avrebbe mai trovato sponde.

Secondo la Commissione (e secondo tutte le norme internazionali) tutti i naufraghi hanno sempre diritto di approdare al porto sicuro più vicino e di presentare poi domanda di asilo. A quel punto si può valutare una suddivisione per la ricollocazione tra i partner disponibili: le regole attuali dicono questo. A parole, il governo Meloni continua a considerare lo sbarco selettivo un’opzione ragionevole anche per il futuro. Ma quante volte potrà funzionare battagliare tra ricorsi al Tar o sbarchi selettivi sui fragili, che sono poi la maggioranza? In tal caso la ripetizione infinita di episodi simili, senza una vera discontinuità di politica europea, diventa di per sé un fattore di logoramento che Meloni vorrebbe evitare. Stavolta il muro di indifferenza dell'Europa è stato solo scalfito in piccolissima parte.

Sulla responsabilità dei Paesi europei per le Ong che operano con navi che operano sotto la loro bandiera nazionale, il dibattito è spalancato. Ma la battaglia per un sistema che obblighi i Ventisette ad accogliere una quota obbligatoria di migranti non è nemmeno iniziata. Sullo sfondo, restano infatti due grandi temi, decisivi. Primo: l'unico vero "factor" rilevante e che influisce sul numero di partenze dal Nordafrica è il meteo, non la presenza o meno di navi umanitarie al largo. Lo dimostrano i numeri, non da oggi. Secondo, il patto di solidarietà sui ricollocamenti volontari, firmato la scorsa estate da 19 Stati dell'Ue e 4 Paesi associati a Schengen (tra i quali la Norvegia), a cui nel weekend hanno aderito anche Danimarca e Islanda, non decolla. La parola chiave è infatti "volontari". Finora non c'è alcun automatismo, alcun obbligo a livello europeo. La riforma del regolamento di Dublino, quello che stabilisce che è il primo Paese di sbarco a doversi far carico della richiesta d’asilo, è urgente. Ma nulla è cambiato dopo che nelle scorse ore "l'atto di forza" andato in scena a Catania si è concluso. A stoppare sul nascere qualsiasi modifica alle regole europee, magari introducendo obblighi nelle ricollocazioni, il che aiuterebbe Italia, Grecia, Malta, Cipro, sono proprio i sovranisti del blocco di Visegrad, alleati di Meloni e Salvini.

In conclusione, va sempre ricordato che il novanta per cento dei migranti che arriva via mare, arriva sulle navi di Guardia di finanza e Guardia costiera, solo il dieci per cento su quelle delle Ong. 

Lo scontro sui migranti tra governo Meloni e Ong (spiegato facile)

Migranti a Catania. Foto da Twitter Humanity 1

Botta e risposta Meloni-Pd

"I cittadini ci hanno chiesto di difendere i confini italiani e questo Governo non tradirà la parola data". Lo afferma in un post sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, spiegando che "in tema di sicurezza e contrasto all`immigrazione illegale, gli italiani si sono espressi alle urne, scegliendo il nostro programma e la nostra visione". "Negli ultimi anni - aggiunge - abbiamo assistito a una gestione inadeguata del fenomeno, che ha prodotto grandi ed evidenti disagi: hotspot al collasso, sbarchi aumentati, forze dell'ordine allo stremo. E il tutto ha portato a un crescente clima di insicurezza generale. Il nostro obiettivo è difendere la legalità, la sicurezza e la dignità di ogni persona". "Per questo vogliamo mettere un freno all'immigrazione clandestina, evitare nuove morti in mare e combattere i trafficanti di esseri umani", sottolinea.

Edmondo Cirielli, viceministro agli Esteri di Fratelli d'Italia, in un'intervista al Corriere commenta così l'apertura del porto di Marsiglia alla Ocean Viking e ai migranti che ha salvato: "Se la Francia accoglie una nave ogni 4-5 anni non è una cosa straordinaria ma è comunque una buona notizia".

"Una vergogna per l'Italia". In diretta al Tg4 il coordinatore dei sindaci del Pd Matteo Ricci commenta così la questione migranti. "È vergognoso che il governo faccia propaganda, ancora una volta, sulla pelle di disperati. Non ci era già bastato Salvini, quando era Ministro dell'Interno? Tutta questa 'manfrina' ha reso l'Italia ancora più disumana". Poi continua: "Domani (oggi, ndr) sarò a Charleroi, località belga nella quale i miei nonni fecero i minatori. Vivevano nelle baracche, come quei disperati. Pensare che un Paese li abbia potuti tenere in ostaggio, come hanno fatto ora con quei migranti nella nave per fare propaganda, mi fa vergognare".

L'Europa smentisce la tesi dell'Italia sui migranti

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