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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso

Il primo incidente diplomatico del governo Meloni è sui migranti

Dopo la scelta di lasciare in mare 985 persone sulle navi delle Ong al largo delle coste siciliane, Berlino lancia un appello: "Prima di ogni ragionamento bisogna salvare le vite. L'Italia presti velocemente soccorso". Come stanno le cose

Il primo incidente diplomatico del governo Meloni arriva dopo la scelta di lasciare in mare 985 persone sulle navi delle Ong (battenti bandiera tedesca e norvegese) al largo delle coste siciliane. "Abbiamo chiesto al governo italiano di prestare velocemente soccorso" ai migranti salvati dalla nave 'Humanity 1'. È la risposta del governo di Berlino tramite l'ambasciata tedesca alla trasmissione di RaiTre 'Il cavallo e la torre', in merito "alla nota verbale del governo italiano". 

Berlino: "Salvate i migranti in mare"

"Il governo federale ha risposto per iscritto alla nota verbale del governo italiano esponendo la propria interpretazione del diritto - si legge nella nota - Per il governo federale, le organizzazioni civili impegnate nel salvataggio di migranti forniscono un importante contributo al salvataggio di vite umane nel Mediterraneo. Salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante. Secondo le informazioni fornite da Sos Humanity sulla nave 'Humanity 1', battente bandiera tedesca, attualmente ci sono 104 minori non accompagnati. Molti di loro hanno bisogno di cure mediche. Abbiamo chiesto al governo italiano di prestare velocemente soccorso". La sostanza della comunicazione tedesca è che non si può subordinare la sicurezza dei naufraghi alla pretesa di una ricollocazione preventiva in altri paesi europei. Il governo tedesco lascia intendere di essersi coordinato con quello norvegese. Le due navi delle Ong che per prime hanno chiesto un porto sicuro alle autorità italiane sono la Humanity 1 con bandiera tedesca e la Ocean Viking che batte bandiera norvegese. Poi si è aggiunta la Geo Barents di Medici senza Frontiere, che batte anch'essa bandiera norvegese.

La Farnesina, d’intesa con il ministero dell’Interno, informava dal canto suo di aver inviato per iscritto, con nota ufficiale, all’ambasciata della Repubblica federale tedesca la richiesta di avere un quadro compiuto della situazione a bordo della 'Humanity 1' in vista dell’assunzione di eventuali decisioni. In particolare, si legge in una nota, è stato richiesto di conoscere al più presto informazioni di dettaglio sulle persone presenti a bordo della nave, sulle zone marine in cui ha operato la nave, se vi siano persone vulnerabili a bordo e se sia stata già avanzata richiesta di protezione internazionale. Da parte italiana si continuerà naturalmente a monitorare la situazione a bordo di questa e delle altre navi e a fornire l’assistenza di emergenza che si dovesse rendere necessaria.

Quasi mille migranti sulle navi Ong

'Humanity 1' è tornata a chiedere un porto di sbarco per i 179 migranti soccorsi tra il 22 e il 24 ottobre in tre diverse operazioni in acque internazionali: "Un'infezione simil-influenzale si sta diffondendo a bordo, causando febbre alta ad alcune persone. Tutti i test Covid sono risultati negativi. La situazione sanitaria a bordo sta peggiorando". A preoccupare sono anche le condizioni psicologiche dei sopravvissuti. "Nei Paesi di origine, durante il viaggio in Libia e in mare, alcuni sopravvissuti hanno assistito alla morte di loro compagni di viaggio o hanno subito violenze estreme", dice Luca, specialista in salute mentale. Ai soccorritori dell'ong tedesca, infatti, alcuni dei naufraghi a bordo hanno raccontato di aver visto annegare la notte prima dei soccorsi familiari e amici, caduti in acqua dal gommone sovraccarico.

"La maggior parte dei minori a bordo mostra condizioni psicologiche critiche e chiare conseguenze degli eventi traumatici che hanno vissuto", spiegano. Undici, sino al 31 ottobre, le richieste di un porto sicuro di sbarco inoltrate alle autorità maltesi e italiane. Tutte senza risposta. "È inaccettabile e contrario al diritto internazionale lasciare i sopravvissuti bloccati in mare per oltre una settimana e prolungare le loro sofferenze - dice Mirka Schäfer, Advocacy Officer di SOS Humanity -. The Humanity 1 ha tenuto tutte le autorità competenti, compresi i centri di coordinamento dei soccorsi in Italia e Malta, debitamente informati su tutte le fasi delle tre operazioni di ricerca e soccorso. Tuttavia, le autorità non ci hanno fornito informazioni, né coordinato né assegnato un luogo sicuro".

L'ipotesi di vietare formalmente lo sbarco

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi nei giorni scorsi aveva ipotizzato di vietare formalmente lo sbarco, ma non è arrivato alcun provvedimento esplicito in materia. "Non possiamo farci carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere che operano sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità", aveva detto il titolare del Viminale in un'intervista al Corriere della Sera. Le navi delle Ong sostengono di aver sempre tempestivamente contattato le autorità maltesi e italiane.

Le navi hanno rispettato il diritto marittimo, cioè le convenzioni Sar, Solas, Unclos e Imo, sul salvataggio dei naufraghi. Il governo sostiene che le loro attività non siano in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale, perché le "operazioni di soccorso sono state svolte in modo sistematico in area Sar di Libia e Malta, informate solo a soccorso avvenuto". In realtà nelle ultime operazioni di soccorso le Ong hanno, come sempre, informato le autorità maltesi o libiche (a seconda della posizione, in Sar maltese o in Sar libica) di ogni passaggio del soccorso, chiedendo ufficialmente il coordinamento, che viene però negato. In questi casi viene abitualmente messo in copia, per conoscenza, anche ITMRCC (cioè la guardia costiera).

Le autorità italiane di fatto vengono quindi sempre informate in tempo reale. Le organizzazioni umanitarie reputano, non da oggi, strumentale il tentativo di addossare la responsabilità dei migranti soccorsi allo Stato di bandiera dell'imbarcazione, facendo un esempio molto semplice: quando un'ambulanza arriva in un pronto soccorso, nessuno domanda a chi è alla guida dove il mezzo sia stato immatricolato, ma quali sono le condizioni di chi è a bordo, che viene soccorso e curato.

Lo scontro è tutto politico. "Se fai la spola tra le coste africane e l'Italia per traghettare i migranti violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale - dice Giorgia Meloni -. Se poi una nave Ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata". Oggi a Bruxelles, la presidente del Consiglio incontrerà Ursula von Der Leyen, Charles Michel e Roberta Metsola, alla guida di Commissione, Consiglio e Parlamento europeo. Il tema migranti sarà in cima all'agenda.

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