Migranti, linea dura col piano Minniti: “Cambio regole o addio Triton”
Il blocco delle partenze dalla Libia preoccupa il governo italiano, in quanto potrebbe essere una strategia per utilizzare gli sbarchi di massa come ricatto nei confronti dell'Italia. Per il ministro degli Esteri è fondamentale cambiare la regola sulle ong: “Potranno attraccare sulle coste italiane, ma dopo primi soccorsi i migranti dovranno essere trasferiti nei Paesi di origine delle navi”
Dall'inizio del 2017 sono sbarcati in Italia oltre 85mila migranti, un numero da record che preoccupa molto il governo, sopratutto dopo lo stop alle partenze dalla Libia. In vista del vertice che domani si terrà a Varsavia, l'Italia vuole rimanere sulla linea dura, dettando nuove regole per Triton, con la minaccia di uscire dalla missione di salvataggio.
Il blocco delle partenze dalla Libia è uno stratagemma che già conosciamo (scuola Gheddafi), utilizzato per far accumulare profughi sulle coste libiche in modo da poter utilizzare gli sbarchi di massa come una vera e propria minaccia. Un ricatto in piena regola che fa trasparire un altro sospetto: i gruppi criminali che controllano il traffico di esseri umani dalla Libia sono già al lavoro per entrare nei lavori del nuovo centro di coordinamento dei salvataggi in Libia, la cui 'nascita' è stata sancita dal recente vertice tenutosi a Tallin.
IL PIANO MINNITI La richiesta fatta dal ministro degli Esteri Minniti per l'Italia è semplice: nuove regole o addio Triton. Quella che ci riguarda più da vicino ha a che fare con le navi delle ong straniere: potranno attraccare sulle coste italiane, ma i richiedenti asilo dovranno essere trasferiti in aereo nei Paesi di origine delle navi, una volta concluse le operazioni di soccorso. Oltre a questo punto, cruciale per l'Italia, rimangono in da confermare le altre clausole richieste nell'incontro di Tallin: il centro di coordinamento in Libia, la definizione dell'area SAR di Libia e Tunisia, il rifinanziamento del Fondo per l'Africa e la revisione di Dublino, la stesura sempre più urgente di un nuovo corpus di regole per le navi delle ong.
TRITON SI', TRITON NO Come detto in precedenza, l'Italia ha minacciato di lasciare Triton se non verranno cambiate alcune regole. Ma l'addio alla missione di salvataggio potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio per l'Italia, che grazie all'impegno con i migranti subisce un pressing minore dall'Unione Europea sul versante economico, lato in cui al momento siamo più deboli. L'Italia aderì a Triton quando Renzi era presidente del Consiglio e all'epoca aveva accetta alcune regole, tra cui quella che dava all'Italia il comando della missione, ma anche l'autorizzazione a tutte le navi di sbarcare sul territorio italiano in condizioni di sicurezza.
L'INCONTRO A VARSAVIA Domani è previsto un incontro nella capitale polacca per la gestione di Frontex, in cui si parlerà anche delle eventuali revisioni da attuare sul piano Triton. Nei prossimi giorni una pattuglia della Guardia di Finanza verrà inviato in Libia per monitorare da vicino la situazione, sia per controllare il fenomeno degli sbarchi e lo status del blocco, sia per guardare da vicino il lavoro delle ong, in modo da scongiurare l'ipotesi n cui queste diventino delle rotte umanitarie private che dalla Libia portano i migranti in Italia.