rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
La protesta

La resistenza pro-migranti di sindaci e regioni di centrosinistra

I primi cittadini di sei grandi città, da Roma a Milano, contestano lo stop alla protezione speciale. Mentre i governatori del Pd dicono no allo stato di emergenza

"Come Sindaci, come Amministratori, come cittadini che quotidianamente si impegnano nei territori per cercare di garantire le migliori risposte alle criticità che le nostre Comunità esplicitano, siamo molto preoccupati per le proposte in discussione relative alle modifiche all'unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italia". È quanto scrivono in un documento congiunto i sei sindaci Roberto Gualtieri (Roma), Beppe Sala (Milano), Gaetano Manfredi (Napoli), Stefano Lo Russo (Torino), Matteo Lepore (Bologna) e Dario Nardella (Firenze). Il riferimento è alla proposta del governo di eliminare il permesso di soggiorno per protezione speciale per i migranti. 

Lo stop alla protezione speciale

Tale permesso, introdotto dal secondo governo Conte, ha una durata di 2 anni rinnovabile e viene rilasciato al richiedente asilo che non possa ottenere o non abbia ancora ottenuto la protezione internazionale, a patto che dimostri di essere integrato in Italia (per vincoli familiari, durata del soggiorno o altro) o che sussistano determinati rischi in caso di rimpatrio (come il rischio di persecuzione per motivi di razza, sesso, lingua, religione, o opinioni politiche). Il governo di Giorgia Meloni ha annunciato che questa forma di protezione verrà cancellata, con l'obiettivo di ridurre i permessi temporanei e aumentare i rimpatri.

La lettera dei sindaci

"Non condividiamo la cancellazione della protezione speciale, misura presente in quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale, mentre circa il 50% dei migranti presenta vulnerabilità ed è in parte significativa costituito da nuclei familiari - scrivono i sindaci - Queste scelte, qualora adottate, non potrebbero che procurare infatti una costante lesione dei diritti individuali e innumerevoli difficoltà che le nostre comunità hanno già dovuto affrontare negli anni scorsi, a fronte di un importante aumento di cittadini stranieri condannati appunto all'invisibilità". Tutto questo, proseguono, "mentre il sistema dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria, ndr), mai uscito da un assetto emergenziale, è saturo e purtroppo inadeguato ad accogliere già oggi chi proviene dai flussi della rotta mediterranea come da quella balcanica. Insufficiente, sia per numeri sia per le modalità d'accoglienza sia per i servizi di accompagnamento, protezione ed inclusione, assenti. E in questo quadro occorre ripensare anche il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati cui occorre applicare logiche distributive che evitino la concentrazione nelle sole grandi città".

Nel documento i sindaci propongono che: "sia rinforzata l'unitarietà del Sistema di accoglienza italiano (Sai), valorizzando l'esperienza virtuosa del Sai, ovvero supportando attivamente la rete dei Comuni che quotidianamente affrontano in prima persona le sfide che i movimenti migratori in ingresso sottopongono ai nostri servizi, ai nostri territori e alle nostre comunità". "In assenza di azioni positive mirate o, peggio, con azioni sbagliate - si legge ancora nella lettera - le ricadute saranno infatti l'irregolarità diffusa o lunghi percorsi di ricorsi giudiziari che paralizzeranno le vite di molte persone inabilitandole e rendendole facili prede del lavoro nero, che invece non manca". 

Il no allo stato di emergenza

La lettera arriva nel giorno in cui il capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha firmato l'ordinanza numero 984 che contiene le prime disposizioni urgenti per fronteggiare in 15 regioni "lo stato di emergenza in conseguenza dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo". All'intesa non partecipano le 4 regioni guidate dal Pd, ossia Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Puglia). Anche la Val d'Aosta (giunta di centrosinistra) non è citata nell'ordinanza. Le regioni che non aderiscono rifiutano di fatto il commissariamento da parte del governo.

Il nuovo commissario per l'emergenza, Valerio Valenti, è chiamato a coordinare "le attività volte all'ampliamento della capacità del sistema di accoglienza" con particolare riferimento agli hot spot e ai centri del sistema Sai e "l'accoglienza delle persone migranti in strutture provvisorie, nelle quali sono assicurate le prestazioni concernenti il vitto, l'alloggio, il vestiario, l'assistenza sanitaria e la mediazione linguistico-culturale". Dovrà inoltre individuare le migliori soluzioni "per assicurare la realizzazione di un servizio continuativo di trasporto marittimo e aereo", dagli hotspot ai territori dove saranno individuati i centri e le strutture di accoglienza". Per il trasporto dei migranti il Commissario è autorizzato ad avvalersi "delle strutture, dei mezzi e delle risorse umane delle Forze Armate e delle Forze dell'Ordine".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La resistenza pro-migranti di sindaci e regioni di centrosinistra

Today è in caricamento