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Martedì, 23 Aprile 2024
Il j'accuse

"Miliardi inutili per l'occupazione": per Tridico abbiamo già sprecato il nostro Pnrr

A margine del convegno sulle diseguaglianze, tenutosi oggi a Roma, è arrivato il commento del presidente dell'Inps Pasquale Tridico che ha puntato il dito sugli sprechi realizzati negli ultimi 13 anni, sugli stanziamenti di incentivi per l'occupazione

Abbiamo già utilizzato una parte del nostro PNRR, sprecandolo. È questa la sintesi del presidente (uscente) dell'Inps Pasquale Tridico che, a margine dell'incontro sulle disuguaglianze tenutosi stamattina a Palazzo Wedekind a Roma,

E il j'accuse del presidente Inps è molto duro: "Negli ultimi 13 anni abbiamo erogato circa 22 miliardi di euro in incentivi all'occupazione, con risultati quasi nulli. Praticamente l'equivalente di quanto stanziato da un Pnrr. Pensiamo cosa avremmo potuto fare usando quelle risorse per realizzare delle politiche industriali..." Si perché quello che è mancato al Paese è, per il presidente Inps, una vera e propria politica industriale, un'evidenza visibile anche nel drammatico calo della nostra produttività. 

E Tridico punta il dito sulla flessibilizzazione del lavoro (ottenuta anche grazie a incentivi statali) contrapposta alla ricerca dell'innovazione "Dobbiamo tornare all'integrazione tra politiche industriali e politiche del lavoro, affidarci alla macroeconomia. Abbiamo visto che il cambiamento strutturale dell'economia è stato determinante per il declino della produttività. Negli ultimi 30 anni abbiamo prodotto cattivi lavori. Quello che è mancato è stata proprio l'analisi delle macro politiche industriali. Le abbiamo sostituite flessibilizzando le forme di lavoro - ha affermato il presidente Inps, che ha aggiunto - abbiamo permesso alle aziende di galleggiare con flessibilità e bassi salari, parlo ad esempio della ristorazione e del turismo, settori in cui la contrattazione è inefficace e non c'è salario minimo. Ad oggi, la riduzione del cuneo fiscale è l'unico aumento del salario netto che si è avuto in questi anni. Quando parlo di 'integrazione', intendo delle leggi che rendano la contrattazione più efficace, inoltre è necessario un salario minimo e politiche fiscali che non si limitino a un incentivo all'occupazione"

Un giudizio impietoso che si basa su un paper, presentato stamattina, che non autorizza certo a dormire sonni sereni.

Da 30 anni le disuguaglianze tra ricchi e poveri corrono: donne e giovani i più colpiti

L'evidenza è che nel corso di più di trent'annni, esattamente dal 1985 al 2018, la forbice tra ricchi e poveri si è allargata esponenzialmente. Nello specifico il reddito reale del 10% più ricco dei lavoratori è aumentato, mentre quello del 10% più povero è ulteriormente diminuito. Per entrambi gli indicatori c'è stata una crescita fino agli anni '90, proseguita, seppur più lentamente, per i lavoratori più ricchi. Al contrario, per i più poveri c'è stata una battuta d'arresto e un declino dopo la crisi del 2008. Un declino che, non si è mai arrestato e viene oggi esasperato dall'inflazione.

E a pagare il prezzo sono, come quasi sempre accade, due categorie: le donne e i giovani. I primi hanno visto aumentare del 20% il divario salariale con i più anziani (dal 120% al 140%) anche per fenomeni contingenti: nelle aziende si entra tardi partendo da posizioni peggiori di 30 anni fa e si fa molta più fatica a salire. La percentuale dei manager è quasi interamente ad appannaggio degli over 55.

Per quanto riguarda le donne è invece indicativo che circa la metà sono impegnate in contratti part- time. Pur essendo diminuito, rispetto agli anni '80, il gender pay gap si attesta ancora intorno al 33.8%. Per il 25% dei casi è causato dal fatto che le donne sono prevalentemente impiegate nei settori meno remunerativi.

La stoccata di Tridico contro il commissariamento dell'Inps

Ma in convegno è stata anche l'occasione per la stoccata del presidente uscente dell'Inps al Governo. L'Esecutivo ha infatti deciso di commissariare temporaneamente Inps e Inail. I due enti cambieranno regolamento interno, e nel periodo di adattamento saranno guidate da un commissario straordinario. Una scelta per Tridico ingiustificata: "Non ha nessuna giustificazione a fronte invece di performance molto positive dell'Istituto sulla produttività, sui piani assunzionali, sugli investimenti tecnologici e sulla riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni pensionistiche e non pensionistiche - ha sottolineato e ha aggunito - Il commissariamento è immotivato dal punto di vista giuridico. La nuova formulazione del decreto sulla nomina del direttore è giusta e conferma che non c'è una motivazione per il commissariamento"

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