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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Renzi, quei mille euro in più per #laSvoltabuona

Il premier promette la riforma del Senato, tagli all'Irap, più soldi alle imprese, conti in ordine e, soprattutto, "mille euro l'anno in più per chi guadagna 1500 euro al mese". E se il Parlamento frena, "taglio Irpef per decreto"

ROMA - Per alcuni è stata una piccola rivoluzione politica e comunicativa, perché le slide, il livetweeting, l'hashtag ad hoc e lo schermo diviso a metà hanno rotto e ribaltato la noia delle conferenze stampa istituzionali post Consiglio dei ministri. Per altri, invece, è stato il solito festival di promesse, povero di contenuti e pieno zeppo di verbi al futuro.

Mani in tasca, "modello Obama", Matteo Renzi ha snocciolato il suo piano per ridurre le tasse, rimettere in ordine i conti del Paese e mettere qualche euro in più nelle tasche degli italiani (GUARDA IL VIDEO).

Piano casa, misure fiscali, sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione e decreto legge sul Lavoro: sono questi i prossimi impegni del governo.

"Io sono contento. E' un'operazione importante. Finalmente dal primo maggio qualcosa in questo nostro Paese cambia davvero. E se non si fa in tempo, il decreto per tagliare l'Irpef lo faccio, eccome".

E oggi, all'indomani dell'annuncio del piano di riduzione del cuneo fiscale del governo, Renzi torna a ostentare determinazione e mette in guardia critici, scettici e quanti intenzionati a modificare nell'iter parlamentare tempi e contenuti dei super annunci delle slide di palazzo Chigi. Assicurando anche, in un colloquio con il "Corriere della Sera", che al momento non è in discussione lo sforamento dei parametri Ue sui conti pubblici. "Se dimostreremo che sappiamo fare le riforme, allora potremo andare in Europa a chiedere di poter spendere di più. Fino ad allora il 3 per cento non si tocca", ha detto il presidente del Consiglio.

Il premier non nega che la riduzione del cuneo fiscale in busta paga avrebbe voluto metterlo già ad aprile, prima delle elezioni europee ma non è stato possibile. "E' vero e dal punto di vista elettorale - ha detto - sarebbe stato un bel vantaggio, non lo nego. Purtroppo non ci sono i tempi tecnici. Ma lo strumento legislativo non mi pare determinante. I lavoratori dipendenti aspettano da dieci anni: possono attendere ancora dieci giorni. Se poi vedrò che il Parlamento non regge il ritmo e l'approvazione del Def dovesse slittare, interverrò per decreto, pur di rispettare la scadenza del primo maggio".

Il mancato via libera al decreto già ieri ha alimentato, però, più di un sospetto. "Chi dice questo - ha contrattaccato il premier- non ha capito nulla. Io mi sono impegnato a mettere entro il primo maggio dieci miliardi di euro nelle buste paga dei dieci milioni di italiani che guadagnano meno di 25 mila euro l'anno. E lo farò. Se vediamo che i tempi slittano, non esiterò un attimo a farlo davvero, il decreto legge. Mi sono impegnato sul primo maggio. E primo maggio sarà".

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