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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Riforme, nel Pd scoppia il caso Mineo

L’ex direttore di RaiNews24 è nella Commissione Affari costituzionali, ma ieri sera è stato sostituito con il senatore Luigi Zanda. Lui si difende e attacca: "Da Renzi un autogol". Solidarietà da tredici senatori Pd che si autosospendono

ROMA - C'è aria di bufera nel Partito democratico. Tutto nasce dal "caso" di Corradino Mineo, l'ex direttore di RaiNews24 che da tempo manifesta la sua contrarietà all’impianto del cosiddetto Italicum. Il suo voto in commissione Affari Costituzionali, di cui è membro, potrebbe essere decisivo.

Mineo e Vannino Chiti sono stati sostituiti in commissione Affari costituzionali di palazzo Madama, perché - pensano i maligni - in disaccordo sulla riforma "renziana" del Senato, che i due senatori vorrebbero elettivo. E stamattina tredici senatori del Pd si sono autosospesi dal gruppo democratico per protestare contro la sostituzione dei "dissidenti".

I SENATORI AUTOSOSPESI - Il senatore dem Paolo Corsini ha detto stamattina che quanto "avvenuto nel gruppo del Pd in occasione del dibattito sulle riforme è stata un’epurazione delle idee non ortodosse ed è una palese violazione della nostra Carta fondamentale. Chiediamo dunque alla presidenza gruppo Parlamentare un chiarimento. I senatori autosospesi sono, per ora - afferma ancora - Casson, Chiti, Corsini, Gadda, Dirindin, Gatti, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano".

Mineo, rimosso ieri, ha commentato la decisione di sostituirlo come "un autogol". "Non mi hanno detto nulla, non comprendo. E' un autogol, un errore politico, bisognava sbloccare la commissione per portare avanti le riforme. Come possono pensare il Pd e il governo di fare in questo modo dei passi avanti?", ha detto a Repubblica. Mineo per ora non ha tratto conclusioni sul suo futuro ("ci penso, vorrei vedere le motivazioni") e ha aggiunto: "Può anche darsi che Maria Elena Boschi abbia capito di avere fatto un errore con quel testo. E quindi si prepari a una marcia indietro e abbia chiesto la mia testa in commissione come diversivo".

Il premier Renzi, dalla Cina, interviene sullo "strappo": "Noi non lasciamo a nessuno il diritto di veto: conta molto di più il voto degli italiani che il veto di qualche politico che vuole bloccare le riforme. E siccome contano di più i voti che i veti, vi garantisco che noi andiamo avanti a testa alta". 

"BOSCHI VANITOSA" - "Non ci fermiamo per 12 o 13 senatori", ha detto ai giornalisti la ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi. Immediata è giunta però la replica di Mineo: "Informiamo il ministro Boschi che noi facciamo parte del processo di riforme e che è stata lei a privilegiare il suo orgoglio e la sua vanità". Mineo, favorevole a un Senato elettivo, si dice comunque convinto che il premier Renzi alla fine rimedierà a quello che lui definisce "un errore". Ha detto il senatore Pd: "Mai posto veti", sulle riforme c'è stato "un rapporto costruttivo da parte nostra", ma "non è con le imposizioni" che si possono realizzare. In ogni caso "ho fiducia in Renzi, lui sa che è stato commesso un errore". Sui rilievi mossi al testo della riforma del Senato "il governo ci deve dare una risposta - ha proseguito Mineo - non può farlo con mezze frasi... Bisogna risolvere le questioni, e noi non faremo problemi di veti e bandierine. Gli italiani chiedono a Renzi di fare le riforme, ma se questo avviene con le imposizioni si rischia di logorare questo straordinario sostegno dato". "Se il testo della riforma resta così com'è - ha aggiunto Mineo - a prescindere dal mio voto in Aula non passa".

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