Una Treccani per Salvini ministro della Famiglia
Da giorni impazza il toto ministri del prossimo governo Meloni. Si fanno nomi e poi si torna indietro, si assegnano deleghe e poi si ritirano. Tutte ipotesi e nessun elemento concreto finora tranne la promessa "Sarà un Esecutivo di altro profilo" ripetuto a mo' di mantra dalla futura premier. Uno dei nodi è dove piazzare Matteo Salvini, alleato da maneggiare con cura. L'ipotesi Viminale sembra di giorno in giorno più debole e lui allora - non è dato sapere se per reale convinzione, per opportunismo politico, se per buttarla in caciara - rilancia e si propone per un ipotetico ministero della Famiglia e della natalità.
Salvini avanza la proposta nel corso di un incontro con i militanti Lega a Saronno. "Bisogna tornare a mettere al mondo figli senza tanti problemi", sono le parole del segretario captate dai cronisti in vigile attesa all'esterno. E dopo alcune ore il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo spiega: "Con questo governo si spera di concretizzare i progetti che in Parlamento abbiamo più volte sostenuto, cercando di seguire l'esempio delle politiche del Trentino Alto Adige, la Regione che ha l'indice di natalità più alto".
Certo, dati alla mano nel nostro Paese si fanno sempre meno figli. E non da ora. E' una tendenza consolidata e drammaticamente acuita dalla pandemia e dalla crisi. Il 2021 è stato l'anno del record minimo di nascite (399 mila) con elevato numero di decessi (709 mila). Numeri che come spiega l'Istat nell'ultima rilevazione "aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell’ultimo decennio". Dieci anni almeno che le culle restano vuote. Questo nel medio-lungo periodo porta a problemi seri per il Paese, destinato ad avere una popolazione oltremodo anziana. I motivi sono tanti. La decisione di mettere al mondo un figlio investe più sfere tutte insieme: emotive, personali, ma anche pratiche. Un figlio costa: soldi e tempo. Quindi che ben venga 'idea di un ministero che abbia tra i suoi scopi quello di attuare politiche in favore della natalità. Purché, è superfluo dirlo, sia efficace e non l'ennesimo centro di potere per fabbricare poltrone e auto blu.
La dicitura però è "Famiglia e natalità". Un dubbio sorge: quale famiglia? Quella tradizionale mamma e papà? O meglio, solo quella?
Il caso vuole che la proposta di Salvini arrivi il giorno dopo la presentazione in Consiglio dei ministri da parte dell'attuale responsabile per le Pari Opportunità e la Famiglia - così si chiama il ministero attualmente - Elena Bonetti della Strategia nazionale LGBT+ 2022-2025. E' un documento prodotto dal Dipartimento per le Pari Opportunità e dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali "per fornire misure e azioni concrete per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere". Si basa su quattro punti cardine: educazione e istruzione; lavoro; sicurezza e carceri; media e comunicazione. Una strategia necessaria perché ancora oggi le discriminazioni sono all'ordine del giorno.
Treccani così definisce la famiglia: "In senso ampio, comunità umana, diversamente caratterizzata nelle varie situazioni storiche e geografiche, ma in genere formata da persone legate fra loro da un rapporto di convivenza, di parentela, di affinità, che costituisce l’elemento fondamentale di ogni società, essendo essa finalizzata, nei suoi processi e nelle sue relazioni, alla perpetuazione della specie mediante la riproduzione".
Ecco, sarebbe bello pensare che il ministero della Famiglia e della natalità proposto da Salvini lavori per aiutare tutte le famiglie. Tradizionali e non. Per quelle che godono già di tutti i diritti e per quelle che i diritti non li hanno ancora. Per quelle con mamma e papà, certo, nessuno vuole togliere qualcosa a qualcuno. Ma anche a quelle "arcobaleno". Perché la "famiglia" ha già adesso mille colori e sfaccettature. La società muta prima delle leggi. Il cambiamento avviene anche se il Parlamento, per fare un esempio, affossa il ddl Zan. Ci sono famiglie composte da due mamme o due papà; genitori Lgbti+, in coppia, single o separati che si amano e decidono insieme di avere figli anche se per legge italiana soltanto uno dei due risulta genitore. Queste stesse persone però è come se fossero viste a metà. Hanno i doveri di tutti, come pagare le tasse, ma non i diritti di tutti come decidere come vivere la famiglia. L'auspicio è che un ministero, articolazione dello Stato, rispetti quella che è la sua natura e abbia lo sguardo su tutti e aiuti tutti, non solo su una parte di società.