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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Leopolda, Minniti si prende la scena: "Pd, serve uno sforzo per allargare la coalizione"

Marco Minniti è stato il più applaudito di tutti. E manda un messaggio chiaro sia all'interno del Pd che ai potenziali alleati del centrosinistra: "Non si fa un congresso ogni tre mesi" ma nel caso lo si celebrasse ora "io ho sostenuto e continuerò a sostenere Matteo Renzi"

Di tutto si parla sul palco della Leopolda 8 e nei 43 tavoli tematici, che vanno in scena la mattina con ministri (per la verità non molti, da Poletti a Pinotti e Lotti) e con alcuni parlamentari dem, fuorchè di alleanze. Del resto a Firenze non si vede nemmeno un esponente delle minoranze interne del Pd, nè Orlando, nè Cuperlo, nè Emiliano che, sostiene, di esserci andato "una volta per caso".

Minniti si prende la scena

Tutto ciò fino a che non sale sul palco Marco Minniti, il più attentamente seguito dalla platea, il più applaudito di tutti. E manda un messaggio chiaro sia all'interno del Pd che ai potenziali alleati del centrosinistra: "Non si fa un congresso ogni tre mesi" ma nel caso lo si celebrasse ora "io ho sostenuto e continuerò a sostenere Matteo Renzi". Lui, il segretario, ascolta seduto su uno scalino. "Gli applausi - precisa il ministro dell'Interno - non sono per me ma per te. Io sono un tramite...". Minniti rintuzza anche la polemica strisciante su una "Leopolda in tono minore": non è così, dice, "ci sono tantissime persone, ma quanti eravate gli anni scorsi?". Su Twitter Renzi fin dal mattino incalza: "Più gente degli altri anni. Tavoli stracolmi di idee e progetti per il futuro".

L'alleanza di centrosinistra

Minniti guarda anche al di fuori del Pd. Il partito, in questi mesi, è impegnato nella costruzione di un'alleanza di centrosinistra, "un progetto unitario che, fondato sul Pd, sia capace di andare oltre il Pd" ma attenzione, avverte il ministro, bisogna fare in modo che lo sforzo sia "unitario" e che il Pd sia "compatto". Insomma, "grande gioco di squadra, ognuno al suo posto". Poco prima sul palco il segretario si era proposto nell'inedita - e scoppiettante - veste di "intervistatore" del ministro Dario Franceschini. "Un doppio piacere", declama Renzi, perché "non si parla di coalizioni né di legge elettorale" ma di cultura con Franceschini 'costretto' dall'ex premier a ripercorrere tutto quello che è stato fatto nei Mille giorni ed oltre perché "la cultura non sia più la Cenerentola". Un "grazie", dunque, a Franceschini, conclude Renzi, il ministro dal solido "dna democristiano".

"Prodi resta un riferimento"

In sala circola l'eco delle parole di Giuliano Pisapia, leader di Campo Progressista, ed Ettore Rosato, capogruppo dem a Montecitorio, le benedice dicendo che è la "linea giusta", quella di "unire il centro e la sinistra". Mdp? Aperti al dialogo, ricorda Matteo Richetti, portavoce della segreteria, "ma loro probabilmente" sono interessati "ad avere un risultato elettorale che penalizzi qualcuno". Una risposta per Prodi, poi. Ieri il Professore, invitato a Firenze a un convegno, ha detto di non sapere che ci fosse in contemporanea la kermesse renziana, una cosa "da giovani". "Non ha mai partecipato alla Leopolda", spiega Richetti, invitandolo "l'avremmo messo in difficoltà" ma "credo che, per la stragrande maggioranza, il 90% di noi, Romano Prodi resti il primo riferimento politico".

Facce da Leopolda (Ansa)

Oggi Renzi chiude la Leopolda

Certo è che, dice fuori dai denti Vincenzo Angelini, segretario dem di Martina Franca, "più si avvicina la scadenza elettorale e più si rifanno vivi coloro che non ce la fanno ad anteporre l'interesse nazionale a quello delle correnti, chi oggi evoca scissioni o vuole arrogarsi la paternità del centrosinistra al di fuori del Pd non fa un dispetto a Renzi ma all'intero Paese e a chi si riconosce nei valori del centrosinistra". Applausi. Renzi non lo si vede più sul palco e con la musica dance a tutto volume si chiude la seconda giornata di lavori. "Il meglio deve ancora venire. L8 insieme a voi, amici", ha scritto su Fb il segretario.

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