La sottosegretaria Montaruli condannata si è dimessa: "Sono innocente"
"Lo faccio perché ho il senso dello Stato", ha annunciato la Sottosegretaria all'Istruzione. La condanna in Cassazione dopo il caso "Rimborsopoli"
Augusta Montaruli si è dimessa da sottosegretaria all'Istruzione dopo la condanna della Cassazione nel processo denominato "Rimborsopoli". "Ho deciso di dimettermi dall'incarico di Governo per difendere le istituzioni certa della mia innocenza - ha spiegato Montaruli, eletta alla Camera dei Deputati con Fratelli d'Italia -. Se ciò non avvenisse sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l'arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell'ombra davanti alla 'protesta più forte' di chi la vita se l'è tolta davvero poco più di un anno fa". Ripercorriamo la vicenda del processo chiamato "Rimborsopoli", che portato alla condanna e alle dimissioni di Augusta Montaruli.
Perché Montaruli si dimette: la condanna per Rimborsopoli
"Ha finalmente fine - dice Montaruli - un processo che è durato ben undici anni, per fatti che risalgono a 13 anni fa, articolato in cinque gradi di giudizio, con un'assoluzione piena in primo grado ed un esito ieri contrario", ha commentato l'ormai ex sottosegretaria all'Istruzione.
Insieme ad altri consiglieri della regione Piemonte, Augusta Montaruli era stata indagata nel processo denominato "Rimborsopoli". L'accusa era di aver intascato una serie di rimborsi ritenuti illegittimi dalla Guardia di Finanza e che quindi non erano attinenti con l'attività di consigliere regionale.
Al termine dell'inchiesta, la procura di Torino le aveva contestato spese per 41.552 euro nel solo periodo che andava dal giugno 2010 al settembre 2012. I rimborsi richiesti riguardavano ristoranti, bar e simili per 20mila euro, acquisti in negozi di abbigliamento e gioiellerie per mille euro, ma anche un corso per l'uso dei social network da 4.800 euro, spese per la creazione di database per 7.200 euro e monitoraggio della reputazione online per 6mila euro.
Augusta Montaruli, ex sottosegretaria all'Università con un passato di "braccia tese"
In più, sono spuntate anche spese per l'abbigliamento, come una borsa Borbonese da 195 euro, due cristalli Swarovski da 168 euro e da 86 euro e una cintura di una boutique torinese. Montaruli giustificava la borsa come premio per un concorso contro la violenza sulle donne, mentre i cristalli e la cintura le sarebbero stati assegnati su sorteggio nel corso di un incontro elettorale nel periodo natalizio nell'ufficio di Barriera di Milano, alla periferia di Torino.
"In materia di rimborsi, di cui non sapevo nulla perché ero alla prima legislatura, mi sono attenuta al regolamento - la difesa Montaruli -. Riponevo la massima fiducia nelle persone preposte al controllo, gente di esperienza più vasta della mia: il capogruppo, per esempio, veniva da diverse legislature". In primo grado, il tribunale aveva creduto alla sua versione, assolvendola per la maggior parte delle accuse.
In appello, i pm avevano rilanciato le accuse e la Corte d'appello aveva dato una valutazione diversa dal tribunale: così Montaruli veniva condannata per peculato e per aver chiesto e ottenuto rimborsi spese per un totale di 25mila euro circa. Nel novembre 2019 la Cassazione ha confermato l'impianto delle accuse, fatta eccezione per un dettaglio minore, ragione per cui ha disposto un secondo processo in corte d'appello che il 14 dicembre 2021 ha confermato la condanna a un anno e sette mesi. Ora, la Cassazione ha disposto la condanna a un anno e sei mesi.
Montaruli: "Valuto il ricorso alla Corte di Giustizia Europea"
"Mi riservo di valutare l'opportunità di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Ho creduto, credo e continuerò a credere nella Magistratura. D'altra parte solo chi confida nella propria innocenza e nella Giustizia si sottopone a dibattimento ovvero per così tanto tempo al giudizio in modo pubblico benché un procedimento simile, fin dall'inizio, sia stato mediaticamente esposto. Così io ho fatto", ha detto Montaruli.
Montaruli aggiunge: "Non intendo ora in ragione di quello in cui credo assumere una mia difesa fuori da questo contesto. Mi sono sempre assunta la responsabilità della mia condotta anche quando leggevo o ascoltavo facili ironie su spese mai contestate dalla procura e su cui quindi non ho potuto difendermi neppure nelle aule dove in modo rispettoso ho rinviato ogni valutazione sempre".
"Per quella stessa responsabilità in ogni caso ancor prima che questo processo avesse inizio e potesse definire un giudizio ho provveduto alla restituzione delle somme contestate per una cifra pari a oltre il doppio rispetto a quella indicata dall'odierna sentenza - ha sottolineato la deputata di Fratelli d'Italia -. Ho la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini. Niente peraltro è mai stato nascosto ed infatti il processo che mi ha visto parte si fonda sostanzialmente su rendicontazioni debitamente consegnate quando ancora nessuno era ancora neppure indagato".
Per cinque anni Montaruli si è autoesclusa dalle candidature: "Anche da un punto di vista istituzionale ho provveduto a partire dal 2012 ad autoescludermi da ogni candidatura per ben cinque anni ed in ogni caso fino alla prima sentenza di assoluzione. Considerata la particolarità dell'inchiesta non ho aspettato il giudizio dei magistrati per non rinviare sine die una valutazione attenta delle mie responsabilità politiche".
Nel motivare le sue dimissioni, Montaruli ha poi spiegato: "Se poi anche in punta di diritto oggi mi potessi sedere formalmente dalla parte della ragione non mi sentirei altrettanto sollevata in coscienza; non so francamente come facciano coloro che non essendo esenti dalle medesime responsabilità politiche se ne sono sottratti per tutti questi anni, nascondendosi nel silenzio o addirittura oggi parlandone a sproposito".
Infine, l'ormai ex sottosegretaria conclude: "Ciò nonostante non ho mai paragonato la mia vicenda a quella di altri per cui stranamente non è mai iniziata: non dovevo essere io ugualmente alleviata ma loro sottoposti allo stesso metro di giudizio. Non sono mai scappata. Non lo farò ora. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante. Concludo oggi questa vicenda ringraziando tutti i protagonisti perché nel giudizio verso una ragazza di ventisei anni, entusiasta di entrare per la prima volta in un'assemblea legislativa e che riteneva di non dover dubitare delle indicazioni sulle modalità di uso dei fondi dei gruppi, non sono stati mai severi quanto il mio. In ciò hanno determinato in maniera fondamentale, nel pubblico e nel privato, la donna che sono e che continua a battersi per ciò che è giusto".
Il commento di Fratelli d'Italia: "Scelta generosa"
"Non possiamo che rispettare la decisione generosa e spontanea di Augusta Montaruli che, pur non avendo alcun obbligo a riguardo - tantomeno di legge - ha deciso di rassegnare le dimissioni dall'incarico di sottosegretario all'Università, che ha ricoperto con onore, capacità e impegno costante". Lo dichiarano in una nota congiunta i capigruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti e Lucio Malan.
"La conosciamo fin dalla gioventù e ben sappiamo quanto ha sempre dato in termini d'impegno per le battaglie della destra, mai risparmiandosi e sempre mettendo a servizio della stessa idee e progetti. Nel momento in cui, con una scelta personale, decide di lasciare questo ruolo che si era guadagnata sul campo, la abbracciamo con l’amicizia di sempre - aggiungono dal partito di Giorgia Meloni - La aspettiamo attiva e determinata, sia nel gruppo parlamentare sia nel partito, perché continui a essere punto costante e prezioso riferimento e a trasfondere quell’entusiasmo che le deriva da una disinteressata passione. Gli avvoltoi, che pensavano di poter speculare politicamente e personalmente su una vicenda che ha toccato tanti, anche tra coloro che si erigono a censori, e colpito pochi, sono serviti. A Fratelli d’Italia la morale non la fa nessuno, tantomeno la sinistra del professionale malcostume”.