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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica / Roma

Monti e la riforma del lavoro: "Serve un sì veloce"

Il premier torna dall'Asia e in tarda serata incontra i segretari Alfano, Bersani e Casini per cercare la mediazione sull'articolo 18. Ma da Confindustria arriva lo stop alle modifiche

Ci si addormenta con l'incontro a sorpresa tra Monti e i segretari Alfano (Pdl), Bersani (Pd) e Casini (Udc, per il Terzo polo) sull'articolo 18 e ci si sveglia con l'intervista del premier a La Stampa sulla politica a 180°. Il rientro di Mario Monti dal suo tour de force in Asia porta a una forte accelerata sul tema caldo della politica di queste settimane. La riforma del lavoro e, in particolare, quella dell'articolo 18.

Partiamo dalla fine. Dall'intervista che Mario Monti ha rilasciato al direttore Mario Calabresi. Prima un avvertimento: per l'impatto complessivo della riforma del lavoro sull'economia italiana "non conteranno solo i contenuti ma anche i tempi di approvazione da parte del Parlamento". Quindi un'anticipazione: "Il disegno di legge che è in corso di finalizzazione da parte del governo non si discosterà significativamente da quanto è stato tratteggiato nel documento che varammo al Consiglio dei ministri" e specifica che il provvedimento sarà sottoposto al capo dello Stato "Al più presto".


Quanto ai tempi dell'approvazione, questi sono "molto rilevanti per l'impatto complessivo della riforma, non sono soltanto i suoi contenuti ma anche la velocità con la quale il Parlamento svolgerà il suo doveroso e attento esame. Se, anche senza il decreto legge, i tempi saranno rapidi allora questo gioverà molto e servirà a mostrare all'Italia e al resto del mondo che il processo di riforme non ha subito un momento di arresto. È importante non perdere il 'momentum'".



Ma come è possibile conciliare l'alto grado di consenso con la scelta di non modificare significativamente il disegno di legge, chiede Calabresi? "Noi consideriamo esaurita la fase di consultazione con le parti sociali, sappiamo che ogni partito ha il suo retroterra in termini di parti sociali e di culture, ma penso che ogni leader dovrà esercitare capacità di leadership, senza aspettare che il cento per cento del suo mondo di riferimento sia d'accordo con lui. Ma quando parlo di alto grado di consenso mi riferisco al rapporto tra i tre partiti e il governo, un accordo per dare una fiduciosa speranza che il percorso sia abbastanza scorrevole, pur tenendo conto che di mezzo ci sono le elezioni amministrative e che questo non semplifica né il calendario né la serenità dei lavori".

 Tralasciamo, invece, le risposte sulle interlocuzioni tra Monti e i partiti. Ma solo perchè l'incontro c'è già stato.

Ieri sera, infatti, a sorpresa Monti, Alfano, Bersani e Casini si sono incontrati a Palazzo Giustiniani, sede della presidenza del Senato. Un incontro, al quale hanno partecipato anche il ministro del Welfare Elsa Fornero, il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli e il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà, durato oltre tre ore per cercare una mediazione tra Governo e Partito democratico. Mediazione difficile. Si andrà al dibattito parlamentare. Sul testo della riforma, infatti, non si torna indietro: i licenziamenti economici non prevederanno il reintegro ma solo un'indennità di 15-27 mensilità. Il giudice, però, potrà decidere il reintegro - e questo è il terreno della mediazione - se la motivazione oggettiva non dovesse sussistere. Per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari, il giudice potrà annullare il licenziamento in caso di inesistenza del fatto contestato al lavoratore e sanzionare il datore di lavoro con reintegro ed eventuale risarcimento dei danni.

"Incontro positivo" - Dopo tre ore di discussione, Monti ha parlato di "vertice positivo" in cui "abbiamo sciolto tutti i nodi" mentre Bersani si è limitato a un più freddo "abbiamo detto le nostre cose, ora il governo deciderà". Quindi la nota della presidenza sull'incontro: "Il governo e i leader delle forze di maggioranza si sono impegnati per un iter di approvazione efficace e tempestivo della riforma in Parlamento". 

Stop dalle imprese - "Le modifiche sui licenziamenti economici di cui si è letto sui giornali sono inaccettabili". Confindustria, Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative italiane hanno espresso forte preoccupazione "per le notizie che stanno trapelando in merito alla riforma del mercato del lavoro".

La risposta della Cgil - Susanna Camusso, se da un lato non vuole commentare le presunte modifiche fino alla lettura del testo, ha risposto indirettamente alle imprese, ribadendo che "il licenziamento illegittimo va sanzionato con il reintegro". Finora "Governo e Confindustria non l'anno capito, e vorremmo innanzitutto che il Parlamento cogliesse come elemento di realtà e di opinione del paese il fatto che il licenziamento illegittimo deve essere sanzionato con il reintegro".

 

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