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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Perché il Movimento 5 Stelle rischia la scissione

Dopo lo scontro pubblico fra Di Maio e Conte, il M5s rischia la scissione. Al centro anche la questione dei candidabili al 2023. Grillo netto: "No al terzo mandato"

Ora sarà davvero dura per i parlamentari del Movimento 5 Stelle raccontare che “tutto sommato, queste divisioni interne non si vedono e sono più ricami dei giornalisti”. La verità è sempre stata quella riportata dai giornalisti invece, cioè quella di un M5s diviso in due anime (almeno), che guardano in modo diverso sia il futuro del Movimento, sia il futuro del rapporto che questo dovrà avere con le forze di Governo. Questo scontro rappresentato dal presidente Giuseppe Conte e dal ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio, che ieri ha convocato una conferenza stampa urgente per attaccare frontalmente Conte. Ora la frattura è pubblica e, da qui fino alle prossime elezioni del 2023, il Movimento potrebbe davvero subire uno scisma dal quale non si potrebbe più tornare indietro.

Che cosa è successo fra Di Maio e Conte

Il ministro degli Esteri è stato molto netto: “Io non credo sia opportuno assumere decisioni che disallineino l’Italia dall’alleanza con l’Unione europea e con le alleanze storiche perché l’Italia non è un paese neutrale. Non possiamo stare al governo e, un giorno sì e uno no, per imitare Salvini, andare all’attacco del Governo”. Ogni riferimento a Conte non è casuale e non è neppure nascosto. Poi Di Maio ci va già duro sul risultato delle comunali, parlando di un elettorato disorientato: “Non siamo mai andati così male e succede quando l’elettorato non è ben consapevole della visione che ha il Movimento”. Il fatto che la crisi sia aperto lo si legge fra queste righe. Quello di Di Maio non è stato uno sfogo. Ha covato, ha atteso di vedere i numeri di queste comunali e poi, al momento giusto, nel giorno in cui Draghi era in Ucraina insieme a Macron e Scholz per incontrare il presidente ucraino Zelelnsky, ha lanciato il missile contro Conte, indicato come colui che vuole portare il M5s lontano dal Governo, come il responsabile della batosta alle urne e, infine, come quello che vuole monopolizzare il Movimento visto che “serve più inclusività, serve includere persone anche esterne, serve assumersi la responsabilità  di una autoreferenzialità che va superata. Lo dico a voi perché non ci sono spazi in cui dirlo” ha concluso Di Maio, rivolgendosi ai cronisti.

Non si è fatta attendere la replica di Conte. “Me l’aspettavo, siamo alla vigilia di un evento importante per il Movimento 5 Stelle”. L?evento importate è la decisione sul mantenimento o meno della regola sul secondo mandato. Conte la butta lì, tacciando Di Maio di alzare un polverone perché rischia di non essere più ricandidato. “Questo è un nodo che affronteremo insieme  all comunità, attraverso le consultazione in rete e gli iscritti parteciperanno” ha ribadito il presidente dei pentastellati.

Doppio mandato, l’intervento di Grillo e i big non ricandidabili

Proprio su questo è intervenuto a gamba tesa il garante del Movimento Beppe Grillo, che dal suo blog, ha detto: “No al terzo mandato”. Il “dilemma” della regola del doppio mandato “può essere superato in altri modi, senza per questo privarsi di una regola la cui funzione è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo”, scrive Beppe Grillo sul suo Blog. 

Dunque se dovesse essere confermato il vincolo del secondo mandato, cosa succederebbe? Chi non troveremmo più nei palazzi del potere? Del Governo Fabiana Dadone e Federico D’Incà. Si salverebbe invece Stefano Patuanelli, che potrebbe sfruttare il «mandato zero», che non conta il suo mandato da consigliere comunale. Altri grandi esclusi sarebbero Danilo Toninelli, il capogruppo alla Camera Davide Crippa (avverso a Conte), il sottosegretario Manlio Di Stefano, il probiviro del partito Riccardo Fraccaro. E ancora Vito Crimi,  l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, Paola Taverna e l’attuale Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico.

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