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Martedì, 23 Aprile 2024
Il caso

Legge elettorale, la sconfitta delle donne

E' caos nel Partito democratico dopo il "no" alla Camera sulla parità di genere: in Aula sono mancati i voti dei dem e le deputate hanno abbandonato la seduta. Ma Renzi promette: "Quote rosa nelle nostre liste"

ROMA - Dopo il "no" alle quote rosa, causato anche dalla mancanza di alcuni voti del Pd, è scontro sulla legge elettorale. Montecitorio ha detto "no" al 40% delle posizioni di capolista per le candidate (e il 60% ai candidati), alla parità di rappresentanza (al 50%) e all'alternanza di genere nella composizione delle liste.

E se Matteo Renzi ha garantito che al di là della legge per il Pd non cambia niente e che la parità di genere verrà "rispettata" nelle liste elettorali anche senza un obbligo di legge, ieri le deputate democratiche hanno abbandonato l'aula della Camera in segno di protesta.renzi quote rosa-2

Di fatto, sulla carta il Pd può contare su 293 voti, mentre in nessuna delle tre votazioni quella quota è stata anche lontanamente toccata. A scrutinio segreto, infatti, i voti a favore sono stati rispettivamente: 227, 214 e 253. E dopo la bocciatura del terzo emendamento, quello di "mediazione" che prevedeva una proporzione 40-60 per i capilista, le deputate dem hanno lasciato l'Aula.

Su Twitter il premier ha scritto: "Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere, ma anche l'impegno della direzione Pd: nelle liste l'alternanza sarà assicurata". Poco prima sempre sul social network la deputata Pd Sandra Zanda aveva denunciato che sugli emendamenti per la parità di genere "mancano i nostri voti, lo dicono i numeri".

Oggi, intanto, la Camera riapre l'esame sulla legge elettorale, dalle 10. Questa mattina alle 8.30 è stata convocata al Nazareno un'assemblea proprio per "fare chiarezza", come chiedono le deputate democratiche. Toccherà al segretario-premier insomma provare a tenere unito il partito che oggi rischia di votare in ordine sparso su due emendamenti pieni di insidie: uno sulle preferenze e l'altro sulla doppia preferenza di genere. Oltre, ovviamente, al voto finale sull'intero provvedimento che l'aula di Montecitorio dovrebbe chiudere oggi. Rosy Bindi ha già annunciato che non voterà l'Italicum. E chissà che altre deputate non la seguano.

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