"Nessuna discussione in direzione, decidono sempre in 5: ecco come rivoluzionerei il Pd"
Paola De Micheli, ex ministra e candidata alla segreteria del Partito democratico, non le manda a dire. "Schlein e Bonaccini sostenuti dalle correnti, io dai territori". L'intervista
Nel Partito democratico passa il voto online e Paola De Micheli, candidata alla segreteria, non vota perché contraria a rimettere mano al regolamento a poche settimane dal congresso. Così l'ex ministra alle Infrastrutture e trasporti nel Conte bis punta il dito contro i soliti noti che "decidono tutto", anche di cambiare le regole in corsa, e rilancia la necessità di rifare il partito dalle fondamenta.
Onorevole De Micheli, mi pare di capire che non è per niente soddisfatta di questo accordo per il voto online.
"La prospettiva di un partito che abbia anche dei processi decisionali online, non è sbagliata. Il problema è che, decidere il voto online a quaranta giorni dal voto, è uno sgarbo ingiustificato ai nostri iscritti. È una decisione che cambia la natura del Pd. Per questo sarebbe stata necessaria una decisione da parte degli iscritti, che sono i protagonisti della nostra comunità politica".
Quindi sono scelte che per lei si sarebbero dovute prendere non solo in direzione ma coinvolgendo la base.
"Eh certo. Anche perché in direzione non c'è stata nessuna discussione. I soliti metodi oligarchici del Pd. Nei prossimi giorni ci saranno i segretari di circolo, concentrati nella fatica di tenere insieme il partito senza nemmeno sapere nella propria organizzazione chi si è iscritto online".
Eppure con il voto online il partito si apre a più persone no?
"Le persone partecipano se la discussione politica del congresso è interessante e attraente. Comunque, a quaranta giorni dal voto, quella è stata una forzatura inutile e dannosa contro gli iscritti. Per questo non l'ho votata. Insomma, continuano a decidere il destino del partito in cinque non consentendo agli iscritti di decidere alcunché".
Più che oligarchico, mi sembra autoritario da come lo descrive
"Si è decisa una innovazione senza confronto e decisione democratica, parliamo di democrazia e non la pratichiamo. Nel modello organizzativo di partito che propongo, gli iscritti partecipano ma soprattutto decidono, solo così si compie la democrazia. A partire dalle primarie ponderate per tutte le cariche monocratiche, dove il voto degli iscritti vale due e quello degli elettori uno".
Quindi il voto online serve per favorire qualcuno?
"Ovviamente".
Senta lei si candida alla segreteria del Pd. È un partito che alcuni sondaggi danno al 13%. Cosa cambiare subito per invertire la rotta?
"Il Pd non può essere il partito che parla di lavoro ma deve agire per cambiare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori".
Agire, quindi che fare?
"Riscrivere lo statuto dei lavoratori, trasformarlo nello Statuto dei lavori e riconoscere nuovi diritti sociali e universali a chi lavora, comprese le partite Iva".
Per esempio?
"Per esempio ci sono contratti di lavoro che non riconoscono la malattia; donne lavoratrici che non hanno la maternità; lavoratori senza il salario minimo, che non è solo una misura economica ma per me un diritto sociale universale. Solo agendo nella società i nostri valori diventano concretamente il miglioramento della vita delle persone".
Sono temi da sempre rilanciati dal segretario Letta. Eppure siete in caduta libera nei consensi.
"È proprio per il fatto di non aver mai avuto la coerenza dell'azione con i valori che abbiamo declamato".
In una parola, ripartire dal lavoro.
"Sì, e nella mozione le altre priorità sono l'ambiente e la sanità".
Quali proposte sulle politiche ambientali?
"Un Testo unico per la transizione ambientale che preveda massicci investimenti sulle fonti energetiche alternative affinché si trovi il modo di garantire la stessa densità energetica dei fossili. Misure economiche di accompagnamento soprattutto le più piccole che devono affrontare concretamente la transizione. Un testo unico nel quale ci siano risorse per sostenere le lavoratrici e i lavoratori verso il lavoro ambientalmente sostenibile".
E sulla sanità?
"Modifica del numero chiuso per l'accesso all'università; una diversa gestione delle specialità; potenziamento degli investimenti del Pnrr, modifica del decreto Balduzzi; investimenti di 15 miliardi in tre anni su fondo sanitario nazionale, non solo per pagare i debiti del Covid ma anche per evitare che i problemi della sanità pubblica portino le persone a rivolgersi al privato, come di fatto sta facendo questo governo".
Ma il segretario è anche chi detta la linea politica del partito. Se fosse lei la prossima segretaria, che Pd vede?
"Lavoriamo per un Pd che torni a essere egemone nel centrosinistra".
Questo lo dicono in molti.
"Non è vero: le posizioni di alcuni candidati sono già chiaramente subalterne ad altri partiti dell'opposizione".
Lei non vuole l'alleanza con il M5s?
"Io non voglio un partito subalterno. È un grande errore rincorrere l'agenda degli altri. Vogliamo un partito che detti l'agenda perché noi siamo gli eredi orgogliosi della migliore tradizione politica italiana: il cattolicesimo democratico e la sinistra".
Lo sono onorevole però il Pd è ai minimi termini.
"Ne sono consapevole: mi sono candidata per tornare a essere vincenti".
Come?
"Intanto: gli iscritti e gli elettori tornino a decidere. I circoli da anni non decidono più niente, la democrazia interna non è solo partecipazione, è anche decisione".
Però non ho capito: l'alleanza col M5s si può fare?
"Il Pd torni egemone. Sarà più attrattivo per partiti e movimenti. Cercheranno le alleanze con noi perché con noi si tornerà a vincere".
Sembra durissima oggi. Si rende conto che Giuseppe Conte si è preso la piazza della pace e del terzo settore? Non ha precedenti nella storia. Come fa il Pd a rivendicare un'egemonia?
"Tutto vero. Per questo rivoluzionerei il partito. Non cambierei il nome. Comunque tutti sanno che sono una che fa quello che dice, è sempre stato così".
Eppure sembra una partita fra Schlein e Bonaccini.
"Partiamo tutti alla pari, loro hanno il sostegno delle correnti".
E lei da chi è sostenuta?
"Da molti amministratori locali, segretari di federazioni, dirigenti, donne militanti, persone che sono sempre state nel Pd nella buona e nella cattiva sorte".
E se dovesse scegliere fra i due?
"Arriverò alle primarie".