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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Spina Paragone nel Movimento 5 stelle: "Non mi dimetto, Di Maio senza forza"

Grillo a Roma per sostenere la leadership di Di Maio: "Non ci saranno altre defezioni". Il senatore Paragone commenta velenoso: "Luigi non ha più la forza che aveva prima. Non basta aver scritto sul biglietto da visita che sei il capo politico". Nuove crepe nel M5s

"Mi cacciano?", Paragone mostra il dito medio in diretta

La leadership di Luigi Di Maio è confermata? "Certo". Risposta secca del fondatore e "padre spirituale" del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, al termine dell'assemblea dei deputati M5s lunedì sera a Roma. C'era anche Davide Casaleggio.

"Non ci saranno altre defezioni - ha confermato -. Ho ascoltato critiche, alcune anche giuste. Ho conosciuto anche ragazzi che non conoscevo. Abbiamo bisogno di riacquistare la parte emotiva che c'era prima. Abbiamo solo bisogno di vederci di più", ha concluso Grillo. Come ampiamente previsto, Luigi Di Maio resta al timone del M5s. 

M5s, Grillo sostiene (ancora una volta) Di Maio

Durante l'assemblea a Montecitorio, a quanto apprende l'Adnkronos, Grillo ha detto che "nessuno è in grado di fare tutto quello che fa Di Maio, bisogna sostenerlo. Tempo al tempo e si sistemerà tutto...". "Non dobbiamo pensare al Pd com'era. Io non ho problemi a stringere la mano ad uno del Pd su cose alte. Parlo con chiunque" ha proseguito Grillo, sempre a quanto scrive l'agenzia di stampa, difendendo il governo coi dem inviso a molti eletti.

Le crepe nel movimento sono però evidenti. Ieri la conferma la si è avuta dal duro intervento del deputato M5s Andrea Colletti. Il deputato abruzzese avrebbe criticato apertamente il team del futuro e il ruolo dei facilitatori, ma anche la piattaforma Rousseau, tanto da indurre Davide Casaleggio a prendere la parola e rispondergli. Ma la critica di Colletti si sarebbe estesa anche al ruolo dei parlamentari - ''esclusi e non valorizzati, non sapete farlo'' - e all'abbandono della base. ''Abbiamo perso gli attivisti'', avrebbe lamentato Colletti, sottolineando anche la scelta di moltissimi di non votare per i facilitatori e il team del futuro su Rousseau.

Spina Paragone nel M5s: "Non mi dimetto, Di Maio senza forza"

"Oggi ho detto che Di Maio non ha più la forza che aveva prima. Non basta aver scritto sul biglietto da visita che sei il capo politico. Ma questo è un dato di fatto, non ho scoperto l'acqua calda". Dimissioni? "E perchè dovrei? Nella maniera più assoluta. A maggior ragione non potrei passare nella Lega che si innamora di Mario Draghi. Se mi cacciano farò ricorso, perchè sono sempre stato coerente con il nostro programma". Lo ha affermato il senatore M5s, Gianluigi Paragone, a Cartabianca su Rai3, a proposito della bufera che sta investendo il Movimento 5 Stelle proprio sul suo ruolo.

In tanti nel M5s chiedono che Paragone, da tempo su posizioni di dissenso e astenutosi insieme ad altri quattro senatori nel voto della manovra. Annunciato anche l'apertura di una procedura dei probiviri nei confronti di Paragone. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è soft: "Paragone valuti le dimissioni". Meno soft è  Luigi Gallo, Presidente della Commissione Cultura del Movimento 5 stelle della Camera dei deputati: "Noi lavoriamo a soluzioni e lui pontifica. I cittadini - aggiunge - non lo pagano per stare su Facebook o in televisione".

Movimento 5 stelle, c'è un asse Paragone-Di Battista?

Paragone ieri sera, a chi gli chiedeva se avrebbe partecipato all'assemblea, ha risposto: "Vado a una cena di Natale con gli attivisti". E così è stato. Solo che all'appuntamento era presente anche l'ex deputato grillino Alessandro Di Battista, come testimoniano alcune foto postate su Facebook da simpatizzanti e militanti del M5S.

In passato si è spesso parlato di una specie di "asse" tra Paragone e Di Battista: c'è chi ricorda l'arrivo in motorino dei due al Mise, qualche mese fa, al vertice convocato da Luigi Di Maio per fare il punto dopo la scoppola subita dal Movimento 5 Stelle alle europee. Né l'ex parlamentare né il senatore hanno mai nascosto il loro scetticismo sull'alleanza col Pd che ha portato alla nascita del governo giallorosso. E dal Mes al voto contrario sulla manovra, l'insofferenza di Paragone è ormai "al top".

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