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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Italia

In Parlamento l'esercito dei transfughi: 518 cambi di gruppo da inizio legislatura 

Il 35% dei parlamentari eletti ha cambiato casacca nel corso dell'ultima legislatura: 202 deputati sono stati protagonisti di 291 cambi di gruppo, 227 i cambi a palazzo Madama che hanno coinvolto 133 i senatori (il 41% del totale) 

Elena Simoni ha lasciato il Pd per aderire al gruppo dei bersaniani di "Art. 1-Mdp",  Giorgio Lainati passato invece da Scelta Civica-Ala-Maie al movimento degli alfaniani "Alternativa popolare" sono solo gli ultimi due parlamentari che a Montecitorio sono stati protagonisti di un cambio di casacca politica: un malcostume tutto italiano che da inizio legislatura ha visto coinvolto più del 35% degli eletti, con numeri da capogiro a Palazzo Madama dove il "cambio di gruppo" è uno sport che ha visto coinvolti ben 133 senatori, il 41% del totale.

Il valzer parlamentare della XVII legislatura

Da inizio legislatura alla Camera dove la maggioranza ha numeri molto ampi, ci sono stati 291 cambi di gruppo, portati a termine da 202 deputati (il 32,06% dell’aula). Come monitorato da Openpolis l'onorevole Giorgio Lainati registra il suo terzo cambio di gruppo da inizio legislatura: eletto con Forza italia è passato prima nel Misto (nella componente di Ala), poi in Scelta civica e, proprio in questi giorni, in Alternativa popolare.

Ogni mese 10 parlamentari cambiano gruppo , una media di molto superiore a quella della scorsa legislatura quando i cambi di casacca al mese erano poco più di 4.

Al senato invece i cambi sono stati 227, con 133 senatori coinvolti (il 41,46% del totale). Mettendo insieme i due rami, dalle politiche del 2013, ci sono stati 518 cambi di gruppo, per un totale di 335 parlamentari transfughi, il 35,26% degli eletti.

Parlamentari trasformisti, tra deputati e senatori è record di cambio casacche

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Il Parlamento mutatante: la bussola degli onorevoli

Escludendo il gruppo Misto, alla Camera solamente 4 gruppi su 11 sono una diretta emanazione di quanto sancito dopo le politiche 2013 (Pd, M5s, Ln e Fdi), e lo stesso discorso vale per il Senato (3 su 10, Pd, M5s e Ln).

Le principali liste entrate in parlamento dopo le politiche sono fortemente cambiate: il Popolo delle libertà si è diviso in Forza Italia e Alternativa popolare, Scelta civica per l’Italia ha eletti sparsi in Civici e innovatori, Democrazia solidale-Centro democratico, Scelta civica-Ala.

Sinistra ecologia e libertà dalla coalizione “Italia.Bene comune” con il Pd è passata all’opposizione ed è ora protagonista della transizione in Sinistra Italiana in un’alleanza con Possibile.

Da non dimenticare la “scissione” del Partito Democratico che ha portato alla nascita di Art.1-Mdp, o il caso dei partiti politici nati dopo le elezioni del 2013 che hanno creato un gruppo parlamentare in corso di legislatura, e che dopo pochi mesi sono confluiti in altri gruppi come i “Conservatori e riformisti“, poi confluito in Gal con il nome Direzione Italia.

Sigle, movimenti e componenti pur avendo una diretta influenza su quanto viene deciso dall’aula, sono spesso poco conosciuti, senza alcuna rilevanza nazionale, e in alcuni casi addirittura non hanno partecipato alle ultime politiche e non parteciperanno neanche alle prossime: una prassi che ha portato ad una sempre maggiore frattura tra la politica e i cittadini, in una vertigine di rappresentatività che allontana ancora di più le istituzioni dal paese reale.

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