Pd, la grande crisi: 400mila iscritti persi in un anno

ROMA - Pochi mesi fa, a maggio, il Pd ha stravinto alle Europee diventando il primo partito d'Italia con il 40,8% delle preferenze. Elettori, tanti. Militanti e tesserati pochi, almeno stando ai dati forniti oggi dal quotidiano La Repubblica.

E' allarme rosso nel Partito democratico, sotto quota centomila tesserati. Che paragonato ai dati del 2013, significa una perdita di oltre 400 mila militanti. Insomma, gli elettori disposti a votare per i dem non mancano, ma non ci sono più i tesserati. Tanto che appena uno su dieci, secondo quanto ha raccontato da La Repubblica, è disposto a rinnovare l'iscrizione ai dem.

Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, in un tweet ha smentito le cifre diffuse: «Sarebbe bello che non venissero diffusi dati a caso», ha scritto sul social network. Ma le pessime notizie arrivano soprattutto da Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna e Puglia, dove il tesseramento non è praticamente partito. Ma pure in Campania le cose non vanno meglio (nel 2013 erano circa 70 mila, oggi poche migliaia). Salendo più a Nord i numeri si fanno leggermente meno drammatici. Ma sono sempre in calo. A Torino da 10 mila s'è passati a 3 mila militanti.

A Venezia da 5.500 si è scesi a 2 mila. In Umbria i militanti si sono dimezzati nell'arco di un anno (erano 14 mila nel 2013). E c'è sofferenza di iscritti persino nelle roccaforti dem. Eppure il Pd ha una forte presenza sul territorio: ci sono 7.200 sedi in Italia e 89 all'estero. Peccato che molti circoli siano deserti. Per il partito i freddi numeri sono uno choc. Anche perché il Pd, come i partiti che l'hanno preceduto, ha fatto della base la sua storia. E ora c'è da fare i conti con una drammatica emorragia. Colpa di Matteo Renzi? La strategia del premier paga alle urne ma non in fatto di iscrizioni?