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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Pensioni, reddito di cittadinanza e legge Zan: tutte le "trappole" sulla strada del governo a settembre

Il ddl contro la transomofobia, ma anche la riforma delle giustizia e l'elezione del capo dello Stato. L'agenda politica dei prossimi mesi è fitta di impegni e lastricata di insidie

La politica va in vacanza. La camera dei deputati ha chiuso i battenti il 5 agosto e riprenderà le attività il 6 settembre. Il giorno dopo sarà la volta dei senatori che dunque, al pari dei colleghi di Montecitorio, avranno circa un mese di ferie anche se i lavori delle commissioni permanenti ripartiranno già a fine mese. Molto più brevi, solo un paio di settimane, le vacanze degli esponenti dell'esecutivo, complice anche la situazione pandemica e i tanti temi caldi sul tavolo, al netto di eventuali urgenze.

Nel suo messaggio agli italiani di venerdì scorso, il presidente del consiglio Mario Draghi ha elencato "le sfide, i problemi e le risposte che dobbiamo dare ai problemi gravi e urgenti" una volta che il governo tornerà ad operare. E vale a dire: "Occupazione, aziende in crisi, riforma degli ammortizzatori sociali, sicurezza sul lavoro e poi l'agenda del Pnrr", ha detto ancora il presidente del Consiglio. Sono due tuttavia le sfide più importanti: il completamento della campagna vaccinale e la scuola che, ha sottolineato Draghi, deve "ricominciare assolutamente in presenza".

Ma l'azione di governo e parlamento non si esaurirà di certo qui. L'agenda politica dei prossimi mesi è fitta di impegni e lastricata di insidie. Dal ddl contro la transomofobia all'elezione del capo dello Stato passando per la riforma delle pensioni e la possibile revisione del reddito di cittadinanza, sono tanti i temi spinosi che governo e parlamento si troveranno ad affrontare dopo la pausa estiva. Vediamoli nel dettaglio. 

Cosa ne sarà del Green pass?

Al rientro dalle vacanze la camera dei deputati sarà chiamata a convertire in legge il decreto del 23 luglio con cui il governo ha delimitato gli ambiti di applicazione del certificato verde covid-19. Ma sul fronte green pass i giochi non sono chiusi: da un lato c'è chi spinge per rendere il certificato ancora più indispensabile, sulla scia di quanto sta facendo la Francia. Dall'altra parte ci sono Fdi e Lega che invece sperano in una marcia indietro del governo. Molto, se non tutto, dipenderà dalla situazione epidemilogica nonché ovviamente dal successo della campagna vaccinale. Ma sul certificato verde la battaglia politicia si annuncia quanto mai incandescente. 

Giustizia

La riforma firmata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia dovrà passare lo scoglio del voto al Senato dopo il via libera della Camera al disegno di legge delega arrivato una settimana fa. Di questa riforma, potenzialmente deflagrante per le sorti dell'esecutivo, si è parlato molto nelle ultime settimane. Alla fine il governo Draghi è riuscito, solo dopo un'estenuante trattativa, a trovare un'intesa anche con i 5 Stelle che hanno incassato il regime speciale per tutti i reati di mafia, fuori dalla griglia dell'improcedibilità. La riforma manda di fatto in soffita l'impianto dell'ex Ministro Bonafede ed elimina la sospensione della prescrizione, ma introducendo dei tempi precisi da rispettare per i processi. Il cammino è ancora accidentato, ma dopo l'intesa trovata all'interno della maggioranza sembra improbabile che ci siano grossi stravolgimenti. 

Ddl Zan: tutto rimandato a settembre, al Senato numeri risicati

Dove eravamo rimasti? Qualche giorno fa i capi dei partiti hanno votato all'unanimità un calendario che non prevede l'esame e il voto del testo al Senato prima della pausa estiva. Se ne ripalerà dunque a settembre, se va bene, ma non è escluso che la discussione possa slittare ancora, fino a dopo il voto delle amministrative previsto per il 4 e il 5 ottobre. L'approvazione delle legge contro la transfomofobia resta comunque appesa ad un filo.

Le posizioni dei partiti sono già note. I partiti di centrodestra, Lega e Fdi in testa, chiedono di rivedere almeno alcuni articoli del disegno di legge, il Pd non accetta compromessi al ribasso e teme che quella tesa da Salvini e Meloni sia una trappola per ricominciare da capo e rinviare l'approvazione della legge alle calende greche. Insomma, un modo come un altro per buttare la palla in tribuna. In mezzo c'è Italia Viva che per uscire dallo stallo ha proposto, per ora senza successo, un compromesso per approvare una legge che coinvolga anche il centrodestra. Al Senato comunque i numeri erano e restano ballerini. Il sì è tutt'altro che scontato. 

Cosa succederà con le pensioni

Se sul Ddl zan il governo sta mantenendo una posizione defilata (nel rispetto ovviamente delle prerogative del parlamento) sulla riforma previdenziale il presidente del consiglio Draghi, nonché i ministri del lavoro e dell'economia sono chiamati alla difficile impresa di mettere d'accordo sindacati e partiti rispettando i limiti di spesa ma senza penalizzare troppo chi è prossimo alla pensione. La Lega vorrebbe Quota 41, ovvero la possibilità di lasciare il lavoro a prescindere dall'età anagrafica, a patto di aver versato 41 anni di contributi. La proposta è caldeggiata anche dagli stessi sindacati, molto meno dagli altri partiti che la ritengono troppo costosa.

È molto più probabile l'ipotesi che venga invece approvata una riforma più simile a quota 100 (si parla ad esempio di un limite di età di 64 anni con 36 di contributi versati). Altra ipotesi di riforma del sistema pensionistico è quella di una divisione della quota pensione in una quota retributiva e in un'altra contributiva per rendere il nuovo regime più sostenibile in termini di spesa per lo Stato. In ogni caso di proposte ne sono state fatte molte, la discussione è però ancora in alto mare. Ma a dicembre si dovrà giocoforza chiudere. 

Il reddito di cittadinanza sarà modificato?

Il tema è tornato d'attualità nelle ultime settimane anche se poi, pensandoci bene, non è mai davvero scomparso dai radar della politica. Il presidente del consiglio Mario Draghi si è espresso così: "E' troppo presto per dire se (il reddito di cittadinanza, ndr) verrà ridisegnato, riformato, come cambierà la platea dei beneficiari. Quello pero' che voglio dire è che il concetto alla base io lo condivido in pieno". Italia Viva ha proposto di abolire in toto il sussidio e ha lanciato una raccolta firme per un referendum abrogativo. Un'idea che non dispiacerebbe troppo al centrodestra. Un altro scenario, ben più papabile, è quello di una revisione della misura che del resto, così com'è concepita, non convince appieno neppure il Pd.

Il deputato di Italia Viva Luigi Marattin ha proposto oggi alcune delle possibile modifiche. "Staccare la parte sulle politiche attive, recuperando e sviluppando l'assegno di ricollocazione. Secondo: sganciare la parte sul sostegno ai working poor, e sostituirla con l'imposta negativa. Per aiutare chi ha un lavoro poco retribuito, cioè, serve un meccanismo che funzioni grossomodo così: si fissa una soglia di sopravvivenza (magari corrispondente al minimo esente Irpef, diciamo 8.000 euro); se guadagno 2.000 l'anno, lo Stato mi dà il 50 per cento della differenza tra 8.000 e 2.000. Se ne guadagno 3.000, mi dà il 60 per cento".  

Ma il reddito di cittadinanza verrà davvero rivisto? Al di là delle ormai consunte polemiche tra i partiti, sembra improbabile che il M5s possa accettare un depotenziamento della misura, a meno che non si decida di intervenire - ipotesi sempre possibile - con il cesello anziché con la mannaia. 

Chi sarà il successore di Mattarella?

Infine, last but not least, uno dei temi caldi dei prossimi mesi sarà l'elezione del nuovo presidente della Repubblica che si terrà a gennaio 2022. Per eleggere il successore di Mattarella serve una maggioranza dei due terzi del parlamento riunito in seduta comune, o una maggioranza assoluta al terzo scrutinio. Si è parlato nei mesi scorsi dell'ipotesi di Mario Draghi, che però sarebbe incompatibile con l'attuale schema di larghe intese senza contare il fatto che non è affatto detto che il premier voglia lasciare Palazzo Chigi. E mentre Salvini candida niente poco di meno che Silvio Berlusconi, i nomi che potrebbero piacere al Pd - e non dispiacere ai 5 Stelle - sono quelli di Walter Veltroni, Francesco Rutelli, Paolo Gentiloni, Dario Franceschini, David Sassoli. E se Mattarella facesse il bis?

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