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Sabato, 20 Aprile 2024
Una storia che sembrava infinita

Dalla genesi alla fine del rapporto tra Rousseau e M5s, come si è arrivati al divorzio

Un amore durato anni quello tra la piattaforma digitale ideata da Casaleggio e il movimento fondato da Beppe Grillo. Poi i problemi economici hanno creato fratture che hanno portato al divorzio. E' la fine e non si torna indietro

Quando si consuma un divorzio, sono tante e molto diverse fra loro le reazioni possibili. Fa parte dell’elaborazione del lutto il momento del ricordo, di quanto ci si era tanto amati. Ma quella bella e struggente sensazione non è la prova che l’amore sia ancora vivo, è solo il ricordo di ciò che fu, non è più oggi, ma si vorrebbe ancora rivivere. Non torneranno più i bei momenti fra Movimento 5 Stelle e piattaforma Rousseau, che ha sancito il definitivo divorzio senza appello, con tanto di biasimo per i pentastellati, tacciati di aver anche mandato in cassaintegrazione alcuni dipendenti, che avevano lavorato per farli eleggere e per la causa di cui Gianroberto Casaleggio era stato ideatore.

Oggi è scontro. Rousseau dà la colpa di tutto al Movimento, accusandolo di non aver saputo tenere fede ai principi etici e morali che li legavano, cioè di non aver pagato nel corso del tempo le quote, per un totale di circa 400mila euro, utili a garantire il funzionamento di quella democrazia dal basso e diretta su cui si fondava il matrimonio tra i due. In più quel problema sarebbe sempre stato mal gestito da parte di chi, in fondo, non sarebbe poi mai stato scelto dai cittadini e dunque non in grado di appianare i dissidi. Dall’altra parte però i pentastellati hanno sempre rimarcato come i conti non fossero giusti e che, per riavere la maggior parte delle quote, Rousseau avrebbe dovuto bussare alla porta di un altro indirizzo: quello dei tanti espulsi. Soprattutto quelli confluiti nel gruppo parlamentare “Alternativa C’è”, nato dopo la fiducia al Governo Draghi, l’ultimissima occasione in cui, in un’atmosfera da separati in casa, Rousseau e M5s sono stati insieme.  Ci va pesante Carlo Sibilia, che ha commentato: “Rousseau ha dimostrato da tempo di non essere più uno strumento neutrale. Un tema evidenziato già dal 2016 nella stesura dello Statuto dell'epoca che poi portò alla fine del "Direttorio".

La storia tra l'associazione Rousseau e il Movimento 5 Stelle 

Fatto sta che l’unione tra il Movimento e l’associazione privata senza scopo di lucro Rousseau, è nata circa 4 anni fa. L’obiettivo? Aprire il più possibile alla condivisione e arrivare a un milione di iscritti entro la fine del 2017. "Il motivo per cui Rousseau è nato è per far partecipare le persone, all'interno del M5S le persone si candidano, partecipano alla scrittura delle leggi, il concetto stesso di Rousseau è quello di ascoltare e partecipare con le persone che vengono coinvolte nella nostra comunità".

Insomma doveva essere l’alba di una nuova era digitale in cui la politica doveva essere rivoluzionata. Basta partiti, basta rappresentanti dei rappresentanti. Democrazia diretta di ogni cittadino, dove uno valeva uno, che poteva tornare a contare tra le fila del Movimento 5 Stelle, attraverso i servizi, la formazione e i sistemi democratici di Rousseau.

Come? ogni parlamentare del M5s doveva versare a Rousseau 300 euro al mese e i parlamentari eletti del M5s. Moltiplicando il loro numero per 300 euro risultano in effetti i 67mila euro circa, che moltiplicati per 12 mesi diventano oltre 800mila euro. In una legislatura 4 milioni e passa. Se si contano anche i senatori si arriva a più di 6 milioni.

Proprio su questi continui bonifici bancari si è consumato il dramma tutto interno al mondo pentastellato. I primi problemi iniziano tra il 2019 e il 2020, quando il Comitato dei probiviri individua tra i 45 e i 50 i parlamentari M5s non in regola con le restituzioni, tra cui anche gli illustri Bonafede e Spadafora. Da lì in poi Rousseau ha sempre denunciato una serie di condizioni di mora da parte di diversi eletti, sia dentro il Movimento che esterni, magari espulsi. Fatto sta che la piattaforma digitale è arrivata a contare un buco di circa 400mila euro. Troppo grande e capace di minare seriamente il funzionamento della democrazia digitale.

Ad ottobre 2020, Rousseau comincia a far capire che non si può andare avanti così e così sospende alcuni servizi e toglie la tutela legale al Movimento. "Con enorme dispiacere siamo costretti a comunicare che, alla luce dell'attuale situazione economico-finanziaria aggiornata a seguito dell'ultima tranche di versamenti in scadenza, siamo costretti a procedere alla sospensione di alcuni servizi e all'annullamento di attività e/o iniziative programmate per il trimestre ottobre-dicembre 2020". Così si leggeva in un post in apertura sul Blog delle stelle.

Rousseau e il Movimento 5 Stelle, la crisi e la fine 

La situazione è poi precipitata lo scorso marzo, quando Rousseau ha lanciato il manifesto “Controvento”. Un progetto che non vorrebbe creare un nuovo soggetto politico, ma rimarcare un metodo a disposizione non solo del Movimento 5 Stelle, ma anche di altre realtà di tutto il mondo. La maggior parte degli obiettivi non hanno nulla di nuovo e ricordano tantissimo i principi dei vecchi Meet-Up di 10 anni, mentre almeno 2 punti il manifesto si stacca dall’ortodossia. Uno non vale più uno perché “serve competenza e quella va premiata; inoltre il voto sulla piattaforma non è dogma ma “punto di partenza da cui partire per discutere e ragionare.

Tutto questo è stato visto come un vero atto di guerra da parte dei pentastellati che, furiosi, avevano bersagliato il capo politico Crimi, chiedendogli di risolvere e tagliare il cordone ombelicale con Rousseau. Prima c’è stato il Premier Conte che, all’assemblea degli iscritti, aveva parlato di un Movimento che “non aveva bisogno di alcuna piattaforma digitale”. Poi è stato più chiaro Crimi quando, dopo l’ultimatum di Casaleggio junior per saldare i conti, aveva risposto lapidario: “Pretese economiche infondate, sospendiamo le quote a Rousseau”.

Era solo questione di tempo. L’ultimatum aveva come data ultima ieri (22 aprile 2021). E così oggi è arrivato il taglio definitivo. L’associazione Rousseau cambia strada. “Oggi siamo a terra, ma ci rialzeremo perché noi siamo MoVimento. L'unica certezza è che tutta la costruzione pentastellata ora si aggrappa a Giuseppe Conte e solo a lui. Tutto il resto (alleanze con il Pd per le comunali nelle grandi città, ruolo di Grillo) è un punto di domanda gigantesco”. 

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