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Venerdì, 19 Aprile 2024
La storia insegna

Perché i governi oggi non possono fare a meno dei tecnici

Meloni pensa a figure extrapolitiche per alcuni ministeri, in particolare il Viminale. Proprio il sogno di Salvini, di fronte al quale, almeno pubblicamente, "non ci sono veti". Ma la verità è un'altra

"Citatemi un governo che non ne abbia avuti". Con questa frase Giorgia Meloni si riferisce alla presenza di tecnici in un eventuale esecutivo di centrodestra. La leader di Fratelli d'Italia mette un punto: i tecnici ci saranno. C'è solo da capire quanti e dove. Già, perché nell’annosa questione della formazione della squadra di governo, sembra scontato che Fratelli d'Italia porterà in alto una quota di esperti per guidare dei ministeri. Le parole di Meloni sono state confermate anche dal capogruppo alla Camera di Fdi Francesco Lollobrigida, per cui "c'è una verifica delle competenze necessarie, tra tecnici e politici, per dare al Paese la migliore squadra di ministri possibile". 

Mancano solo i nomi. Come previsto dall'articolo 92 della Costituzione, questi vengono proposti dal Presidente del Consiglio nominato e decisi dal Capo dello Stato, che ha l'ultima parola. Passaggi tutt’altro che scontati visto che, nel 2018, era stato proprio Sergio Mattarella a dire "no" all'economista anti euro Paolo Savona per guidare il Ministero dell'Economia del nascente governo M5s-Lega. Dunque, soprattutto in un momento storico di debolezza dei partiti, Sergio Mattarella ha già dimostrato di esercitare un ruolo, quello di difensore della Costituzione, nel pieno dei suoi poteri.

Il totoministri

Oggi la scelta starebbe a Meloni, potenziale Presidente del Consiglio. Agli Esteri si parla di Elisabetta Belloni (tecnico) o Antonio Tajani (Forza Italia). All'Economia si pensa a Giancarlo Giorgetti (Lega) o Gilberto Pichetto (Forza Italia). Può succedere di tutto anche alla Salute, per cui sono stati fatti i nomi del Presidente della Croce Rossa Francesco Rocca ma anche della psicologa e deputata di Fdi Maria Teresa Bellucci.

Da destra si tenda a rimandare l'idea di un clima disteso ma le cose stanno in tutt'altra maniera. Meloni e Salvini si sono presi a sportellate fino all'inizio della campagna elettorale. Il leader della Lega le aveva provate tutte per sgambettare l'alleata, in combutta con Silvio Berlusconi. Non ce l'ha fatta e adesso rivendica un Ministero. Viminale? Secondo fonti interne al centrodestra, è la puntata ufficiale sul tavolo delle contrattazioni, nella speranza che, dalla bagarre ne possa uscire qualcos'altro, purchè sia un Ministero. Si parla dell'Agricoltura. Ce la farà? "A me non risulta che ci siano veti di alcun tipo" ha detto Lollobrigida ieri ai cronisti. "Diciamo che pubblicamente non si può niente di diverso" fanno però sapere fonti interne a Fdi, a riprova del fatto che Meloni non vuole lasciare alcun margine all'alleato scomodo. Si sta ragionando su modi e nomi anche perché una cosa è certa: nel Governo ci sarà una maggioranza di Fratelli d'Italia ma ci dovrà essere anche Forza Italia e Lega. E ovviamente i tecnici. Quelli sono d'obbligo. 

Il governo Monti e il mito degli esperti creato dal M5s

Ma da dove arriva il mito dei tecnici? C'è stato un momento nella storia politica italiana recente in cui il governo di scopo si è presentato come ipotesi percorribile a un Paese abituato a dibattito politico e ideologico, in rottura con quelli che erano stati i quindici anni precedenti. Si tratta del governo guidato dall'economista Mario Monti, insediatosi nel novembre del 2011. Dopo quasi venti anni di alternanza fra centrodestra e centrosinistra, nella quale si era inserito il braccio di ferro fra Silvio Berlusconi e Romano Prodi, è arrivato un intero esecutivo di tecnici. Tutti scelti dallo stesso Monti, oggi senatore a vita, nominato premier dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il governo Monti ha raccolto la fiducia di quasi tutto il Parlamento. Gli unici rimasti da sempre alla sua opposizione sono stati i parlamentari dell'allora Lega Nord. I tecnici sono sempre stati visti come gli "esperti" capaci di salvare la patria da un disfacimento. In quel caso, il governo Berlusconi non crollò per una rottura della maggioranza ma per la crisi del debito sovrano, con l'innalzamento dello spread oltre quota 500 punti. Alla fine Monti è durato appena un anno, nel quale è stata varata la così detta riforma sulle pensioni Fornero (dal nome dell'allora ministra del Lavoro Elsa Maria Fornero). Poi è caduto quando è mancata la fiducia in Aula da parte del Popolo delle libertà. 

Successivamente c'è stato un altro gruppo politico che ha rilanciato il mito dell'extraparlamentare: il Movimento 5 Stelle. Nella fase di massima ascesa si è sempre presentata come forza anti sistema. In quanto tale, allergica alle logiche politiche e partitiche. Dichiarando guerra alla partitocrazia, i seguaci di Beppe Grillo, ideatore e fondatore del Movimento, hanno contribuito a rilanciare l'idea del cittadino al servizio del Paese attraverso una nuova cultura antipolitica e, come dicevano loro, anti-casta. Un concetto diverso dal governo al servizio del Paese, come era stato quello di Monti. Qui l'idea non è mai stata quella di mettere nei palazzi gli esperti bocconiani. La visione era che qualunque cittadino dovesse e potesse impegnarsi in politica perché "uno valeva uno". In pratica basta con i politici di professione e avanti l'uomo che ha una professione e la mette al servizio della collettività. E ci sono riusciti visto che Luigi Di Maio, quando era arrivato al suo Ufficio di ministro degli Affari esteri, non aveva un giorno di esperienza politico-istituzionale. 

Gli altri casi della storia e la via stretta per Salvini

Prima dell'esperienza Monti ci sono stati almeno due casi nella storia recente di tecnici al potere. Il governo di Carlo Azelio Ciampi nel maggio del 1993 e quello di Lamberto Dini nel gennaio del 1995. Carlo Azeglio Ciampi è stato il primo non eletto in Parlamento a guidare un Governo italiano. L'ex governatore della Banca d'Italia ha ricevuto l'incarico dall'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro dopo gli scandali di Tangentopoli. Anche qui, l'obiettivo era gestire una crisi politica ed economica profonda. Non solo gli scandali politici ma anche il delicatissimo passaggio dalla Lira alla moneta unica europea. Ciampi era circondato da trentatre ministri, solo dodici erano parlamentari e nove erano totalmente indipendenti. 

Dopo Ciampi c'è stata l'esperienza del governo Dini, diventato premier dopo che la Lega Nord aveva fatto cadere Berlusconi. Siamo nel gennaio del 1995 e lo scopo della chiamata dei tecnici è stato il risanamento dei conti pubblici. Come Monti e Ciampi, il governo Dini non è durato più di un anno. Su trenta ministri, a parte due (Franco Frattini di Forza Italia e Susanna Agnelli del Partito Repubblicano), nessuno proveniva dai partiti. 

L'ultima e recentissima esperienza di governo tecnico è stato quelo di Mario Draghi. Sergio Mattarella aveva specificato che non doveva identificarsi in "nessuna formula politica" per traghettare l'Italia fuori dalla crisi economica e dall'emergenza della pandemia da Covid. "Il governo dei migliori" è stato ribattezzato e, come è sempre stato, i migliori arrivano quando il gioco si fa duro e i partiti da soli non garantiscono più sicurezza. I migliori arrivano sempre per risolvere problemi. Sempre in situazioni critiche del Paese. Col passare del tempo sono diventati una consuetudine. E oggi, anche di fronte ad un voto democratico, con un partito preferito dagli italiani rispetto a qualunque altro, si sente ancora il bisogno di affidare almeno alcuni incarichi ai tecnici. Forse perché il Paese ha scelto ma chiunque governerà, dovrà affrontare nuove crisi epocali, dalle guerre alle crisi energetiche. Non è un caso che Salvini abbia difficoltà a pretendere il Viminale. Forse sarà proprio un tecnico a ricoprire il ruolo di Ministro degli Interni. Il motivo? Servirà qualcuno di meno attaccabile quando, tra l'autunno e l'inverno, si rischierà di avere piazze incandescenti. Si parla del Prefetto Piantedosi, che piace anche a Salvini. Ma la partita è aperta.   

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