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Giovedì, 25 Aprile 2024
Una giornata in trincea

Perché il Ddl Zan è saltato e cosa succede ora

Alla fine di una giornata di scontro, nel centrosinistra parte uno scambio di accuse incrociate, mentre il centrodestra esulta per un "nuova maggioranza"

Sembrava fin troppo facile. In teoria bastava sommare i voti di Pd, M5s, Italia Viva, Leu, più qualche componente del Gruppo misto, per avere la tranquillità di abbattere la così detta tagliola proposta da Gasparri e Calderoli. E invece è stata una bastonata per il centrosinistra, che va sotto e non di poco. In un Palazzo Madama in cui erano presenti 288 onorevoli (uno solo si è astenuto seppur presente), 154 hanno votato in favore del non voto agli articoli del Ddl Zan e 131 hanno votato contro. La legge che avrebbe dovuto alzare le barriere a difesa della comunità gay e trans contro i crimini d’odio, non solo non passa ma viene definitivamente demolita. No, non può essere ripresa domani mattina come se bastasse girare una pagina e amici come prima. Il regolamento del Parlamento prevede che quel testo venga stracciato e che si possa ricominciare a parlare del tema, ma non prima di sei mesi e comunque con una nuova legge, ripatendo dalla Camera. Dunque non c’è speranza. È un addio alla legge Zan.

Intervista a Simona Malpezzi: "Il Ddl Zan lo hanno ucciso loro"

Voto Ddl Zan: ognuno dà la colpa all'altro

È anche la fine di una guerriglia parlamentare perché è quella l’impressione a vedere le reazioni. In Aula c’è il fronte di destra che esulta con applausi a scena aperta e c’è chi invece esce carico di rabbia per un esito inaspettato. Il risultato è un continuo rimpallo di responsabilità fra i partiti. Monica Cirinnà (Pd) ha commentato: "Il centrosinistra della maggioranza Conte è finito, adesso il centrosinistra riparte da Pd, Leu, Sinistra Italiana e M5s. La maggioranza Conte è sotterrata". E Italia Viva? "Non lo so, guardate il pallottoliere e vedete voi, non lo so davvero. Ma questo deve essere chiaro: il testo è finito, non c’è possibilità di recuperarlo né in aula né in commissione". Più netto il papà della legge, il deputato democratico Alessandro Zan, che punta il dito contro renziani e berlusconiani: "Una forza politica si è sfilata dalla maggioranza che c'era alla Camera e ha flirtato con la destra sovranista, inoltre Forza Italia si è compattata con la destra sovranista dimostrando di non essere una forza liberale vicina ai diritti". La forza politica non citata è Italia Viva. La stessa a cui fa riferimento la capogruppo Pd al Senato Simona Malpezzi.

Accuse rimandate al mittente dal Presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone: "Pd e M5s dovrebbero passarsi la mano sulla coscienza e ammettere che hanno sbagliato a costringere il Senato a contarsi col voto segreto e dovrebbero chiedere scusa ai tanti cittadini che aspettavano questa legge, che ormai rischia di non vedere la luce in questa legislatura". Faraone dunque non ci sta e, anzi, rilancia la responsabilità proprio nei confronti di chi "ha compiuto l’errore di trasformare una battaglia di civiltà in uno scontro ideologico fra partiti per guadagnare qualche punto percentuale nei partiti".

C’è grande amarezza anche e nel Movimento 5 Stelle. Dopo la sconfitta, tra le prime a lasciare l’Aula è la senatrice Alessandra Maiorino, che lancia una stoccata agli alleati del Pd: "Politicamente io sono nuova, questo è il mio primo mandato, ma è tutto molto strano, abbiamo lasciato che le cose fossero condotte da chi aveva più esperienza di noi, anche più credibilità nel mondo Lgbt come il Pd e questo è stato l’esito. Sono molto amareggiata".

Perchè è stato affondato il Ddl Zan 

Dire come mai la legge Zan sia stata affondata è difficile perché ballano 23 voti di scarto. Dai tabulati del Senato sulla votazione a scrutinio segreto della cosiddetta "tagliola" che ha stoppato l'iter del ddl Zan, i senatori assenti al momento del voto sono stati 32, rispetto al totale di 288 presenti. Di questi ultimi, uno non ha partecipato al voto, pur essendo fisicamente in aula.

Riguardo alle assenze, il gruppo più numeroso risulta il Misto a quota 16, rispetto al numero complessivo di 49 senatori, cioè la metà di tutte le assenze. In più mancavano 4 parlamentari del M5s sul totale di 74, 2 della Lega su 64, 3 di Forza Italia su 50 in tutto, 2 del Pd su 38, 4 di Italia viva sul totale di 16 e uno del gruppo delle Autonomie. Unico gruppo presente al completo è quello di Fratelli d'Italia con 21 senatori.

Difficile anche pensare che davvero tutta Italia Viva si sia defilata in blocco. Ma il dato è un altro: se anche il partito di Matteo Renzi (nel frattempo su un volo per l’Arabia) fosse stato compatto nel votare contro la tagliola, si sarebbe arrivati a circa 140 voti, non ai 149 previsti dal centrosinistra. E allora è successo qualcosa di diverso. Forse Italia viva ci ha messo del suo, ma probabilmente ci sono stati anche dei franchi tiratori nel Partito Democratico e nel Movimento 5 Stelle. Fra i pentastellati infatti ci sono alcuni senatori convinti: "Ma si sapeva che qualcuno di noi avrebbe fatto di tutto per non far passare il Ddl Zan". Insomma, intorno alla legge Zan, sembra essersi compattato quello che La Russa ha definito "nuovo centrodestra". Non c'è più la maggioranza di centrosinistra. Forse il segretario del Pd Letta pensava di averla in pugno e invece, quando si tratta di segnare il punto della vittoria, sbaglia a porta vuota. 

Non è bastato neppure il voto in dissenso di Barbara Masini, la senatrice di Forza Italia che a luglio aveva fatto coming out, raccontando nell’Aula del Senato di avere una compagna: "Io sono una persona che appartiene alla comunità Lgbt. Ho messo la mia storia in piazza, l’ho fatto in un momento non semplice, ma sentivo la necessità di dare questo contributo e speravo che una parte politica, con coraggio, mettesse mano ad alcune posizioni e fosse più conciliante". Parla del Pd che non ha voluto mediare. "Io ho votato in dissenso, ma non sono delusa dal mio gruppo perché non ho mai ricevuto imposizioni. Io non sono un franco tiratore perché ci metto la faccia, con coerenza verso la mia parte politica. Ho sempre detto cosa avrei fatto, l’ho comunicato e mi sono confrontata. Ne avrei eventualmente pagato le conseguenze ove vi fossero state, ma la mia presidente Anna Maria Bernini è persona capace di comprensione e profonda intelligenza".

Ddl Zan: Elio Vito si dimette

Ma il voto di oggi non ha lasciato il partito di Berlusconi senza crepe. Il deputato di Forza Italia, Elio Vito ha pubblicato su Twitter la sua lettera di dimissioni al presidente Berlusconi da responsabile del dipartimento Difesa e Sicurezza di Forza Italia, "dopo che è stato annunciato al Senato il nostro voto favorevole al non passaggio agli articoli del ddl Zan". "Su un tema che riguarda direttamente anche la sicurezza, Forza Italia ha manifestato, anche nei pochi voti che si sono sin qui stati al Senato, la sua contrarietà. Mi riferisco al ddl Zan, che contrasta proprio odio, discriminazioni e violenze", scrive Vito nella missiva. "Per coerenza quindi con le mie convinzioni, che mi portarono a votare a favore della proposta di legge alla Camera, quando pur nella posizione contraria del gruppo, fu garantita comunque la possibilità di votare secondo coscienza, a malincuore rimetto l'incarico che mi hai affidato", conclude rivolgendosi al leader azzurro Silvio Berlusconi.

Qualcuno ci prova a far prevalere la forza all’amarezza, annunciando di non voler mollare. "Noi la presenteremo di nuovo" ha detto Faraone, ma intanto l'Italia dovrà aspettare ancora per una norma che punisca l'odio contro i gay. Il Ddl Zan è finito, almeno per questa legislatura. Lo conferma anche la pentastellata Maiorino quando, a domanda, risponde che "pensare di ricominciare una battaglia del genere, praticamente daccapo, in Commissione Giustizia, dove permane il Presidente Andrea Ostellari come dominus assoluto è impossibile".

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