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Venerdì, 19 Aprile 2024
SCANDALO PDL / Roma

Polverini pronta a lasciare. Berlusconi: "Renata, ripensaci"

Mentre la governatrice del Lazio avrebbe annunciato ai suoi assessori la volontà di dimettersi dopo lo scandalo dei fondi Pdl, Silvio Berlusconi frena nel tentativo di calmare gli animi turbolenti nel partito. Fiorito interrogato per 7 ore: "Non ho rubato nulla"

ROMA - E alla fine intervenne Silvio Berlusconi. Nella giornataccia del Pdl, con la tensione per lo scandalo "ostriche&champagne", i malumori dei vertici del partito laziale e la minaccia di scissione degli ex An, il Cavaliere ha discusso con la governatrice Renata Polverini, pregandola di evitare gesti avventati.

"RIPENSACI, RENATA" - Renata Polverini ieri pomeriggio ha comunicato a diversi assessori di essere pronta a dimettersi per portare il Lazio al voto. Molti di loro in serata smentiscono, ma erano a conoscenza delle intenzioni della Presidente fin dalla tarda notte di lunedì. Ha preso il telefono, Polverini. E ha comunicato a tutti di essere pronta a gettare la spugna, stavolta davvero. Poi ha incontrato il ministro degli Interni Cancellieri per discutere delle ipotesi di voto anticipato. In quelle stesse ore, in molti hanno provato a contattarla o incontrarla.

Poi il colloquio con Silvio Berlusconi, che l'ha pregata di ripensarci, anche per evitare ripercussioni a livello nazionale. Il Cavaliere si è fatto portavoce della paura di un'intera classe dirigente, fiaccata dagli scandali e terrorizzata da un salto nel buio chiamato urne. E così la conferenza stampa che Polverini avrebbe voluto tenere ieri alle 18 in Regione - così era stato programmato - è stata momentaneamente congelata.

"VIA CHI HA SBAGLIATO" - Pochi giorni fa, Polverini aveva sollecitato misure drastiche per invertire la rotta. Un ultimatum, il suo, pronunciato in consiglio regionale. Renata chiede una svolta, secondo qualcuno pretende qualcosa che il Pdl non può accettare, per arrivare alla rottura: la rimozione di chi ha sbagliato e un vero e proprio azzeramento di una parte significativa del Pdl laziale, già diviso al suo interno in tante e combattive sottocorrenti. L'ex leader sindacale sollecita ufficiosamente l'intervento di Alfano, ingaggia una battaglia che ha come esito più probabile la fine del governo Polverini. E poi ci sono le pesanti rivelazioni che da giorni imbarazzano il consiglio regionale.  Polverini, secondo alcune fonti, ritiene non sostenibile l'atteggiamento del Pdl di fronte agli scandali. Chiede gesti traumatici, di rottura sostanziale. Che però non arrivano, tanto che ad esempio il Pdl smentisce il commissariamento nel Lazio.

FIORITO INTERROGATO: "NON HO RUBATO" - "Io non ho rubato nulla di quello che mi viene addebitato". Si è difeso, ha spiegato e negato l'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito, nel corso dell'interrogatorio fiume svoltosi ieri pomeriggio e finito a tarda sera. L'esponente politico è stato sentito dai magistrati della Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta in cui è indagato per peculato rispetto alla gestione dei fondi del partito. L'atto istruttorio è avvenuto in una caserma della Guardia di finanza, lontano da occhi indiscreti.

A proposito dei 109 bonifici contestati dalla procura, Fiorito ha spiegato di avere agito seguendo una prassi in uso presso l'ufficio di presidenza della Regione escludendo comunque di aver effettuato operazioni inesistenti. "Se ho sbagliato pagherò, ma ho sempre fatturato tutto - ha detto in pratica Fiorito al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al pm Alberto Pioletti - e soprattutto nei vari conti correnti era indicata la provenienza del denaro. Erano conti in un certo senso 'dedicati'. Tutto era tracciabile". L'ex capogruppo del Pdl e già sindaco di Anagni ha anche attaccato i suoi vecchi compagni di partito che avrebbero avuto condotte a suo dire illecite. "Abbiamo prodotto almeno due casse di documenti - ha garantito l'avvocato Taormina, difensore di Fiorito - ed ora è giusto che gli investigatori facciano i loro riscontri. Personalmente ho eccepito la qualificazione giuridica del reato. Il peculato, per me, non ha motivo di sussistere perché i gruppi e i partiti sono soggetti privati, mentre si può discutere sull'appropriazione indebita".

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