La vendetta del "Porcellum": il governo trema
La Corte Costituzionale si riunisce per decidere sull'incostituzionalità della legge elettorale: terremoto istituzionale dietro l'angolo. Una "bocciatura" dei giudici farebbe "cadere" il governo
ROMA - Dove, fino ad ora, non è arrivata la politica potrebbero arrivare i giudici. A mettere per sempre in un cassetto la tanto odiata legge elettorale, il Porcellum, potrebbero essere infatti i quindici giudici della Corte Costituzionale che sono oggi chiamati a decidere sulla costituzionalità o meno della legge.
Nel maggio scorso, infatti, la Suprema Corte di Cassazione aveva accettato il ricorso dell'avvocato Aldo Bozzi, che aveva messo nel mirino il Porcellum, e aveva trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale.
Con la sentenza 12060, la Corte Suprema aveva messo nel mirino il premio di maggioranza. "Si tratta - si leggeva nelle motivazioni della decisione - di un meccanismo premiale che, da un lato, incentivando il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l'esigenze di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano. Dall'altro - continuava la sentenza - esso provoca una alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l'altro, restano in carica per un tempo più lungo della legislatura". Da qui la sua lampante "irragionevolezza" per la "lesione dei principi di eguaglianza del voto e di rappresentanza democratica".
Tradotto: "il premio" assicurato a chi ottiene la maggioranza assoluta alla Camera non garantiva governabilità e soprattutto provocava una alterazione degli equilibri istituzionali. Provocava e provoca: ed è per questo che oggi la Corte si riunirà per decidere il da farsi.
Le strade percorribili sono tante e variegate: dall'annullamento del solo premio di maggioranza al ritorno "pieno" al Mattarellum, passando per il "semplice" annullamento della legge elettorale in toto.
Il tutto, con lo spettro di un terremoto istituzionale dietro l'angolo. Spettro perfettamente riassunto da Renato Brunetta che solo qualche settimana fa profetizzava: "Con il verdetto negativo della Consulta l'intero Parlamento sarebbe illegittimo e quindi di fatto andrebbe sciolto in poche settimane".
E ancora, sempre testo e musica di Brunetta: "Se la Consulta dovesse bocciare il Porcellum in riferimento alla mancanza della soglia minima per il premio di maggioranza, automaticamente deputati e senatori eletti decadrebbero – se non ancora convalidati dalle rispettive Camere – e dovrebbero essere rimpiazzati da quanti sono stati esclusi. I calcoli consentono di ritenere che i deputati di sinistra abusivi sarebbero 148 (da 340 scivolerebbero a 192). Il centrodestra avrebbe in tutto solo due onorevoli in meno del centrosinistra, situandosi a 190 e guadagnandone dunque 66 rispetto agli attuali 124".
Finiti gli scenari apocalittici? No. Nel caso di annullamento del solo premio di maggioranza, infatti, i seggi dovrebbero essere ricalcolati proporzionalmente. Ma, nel caso di bocciatura totale - un'ipotesi non così improbabile - nessuna elezione potrebbe essere confermata e le Camere sarebbero sciolte immediatamente.