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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

Monti: "Riforma storica". Fornero: "Articolo 18 grande conquista ma mondo è cambiato"

Il Governo presenta la riforma del lavoro pronta a sbarcare alle Camere. Il premier ringrazia il ministro del Welfare che attacca i sindacati: "Saranno gli italiani a decidere se licenziarmi per giusta causa"

Per il premier Mario Monti è una manovra "di rilievo storico che porta a una svolta nel mercato del lavoro". Per il ministro del Welfare Elsa Fornero anche qualcosa di più: "Una riforma per gli anni a venire, per il futuro". Dalla conferenza stampa di presentazione del disegno di legge emerge come per questo governo la riforma del lavoro è una medaglia da appuntare al petto. Qualcosa fatta al momento giusto: "Molti ci hanno attaccato dicendo che non si dovrebbe fare una riforma del lavoro in un momento di crisi economica" ha sottolineato il ministro Fornero "ma se le cose vanno bene, difficilmente si ha voglia di fare riforme". Teoria particolare che sicuramente susciterà polemiche. 

Ma veniamo al merito della riforma. O meglio, ai suoi meriti. Prima quelli riconosciuti "senza ombra di dubbio" dal premier Monti. "Questa riforma punta a realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico che contribuisca a creare occupazione". E ancora: "E' una riforma per la crescita e per il lavoro, che punta alla qualità economica da un lato e all'abbattimento della disoccupazione dall'altro". Quindi "contrasta il dualismo del mercato del lavoro italiano" fatto di "troppe tutele" per chi è nel mondo del lavoro e di "poche o nessuna" per chi ne è fuori. Ecco allora che la riforma Fornero "è una riforma per i giovani", una riforma "flessibile e virtuosa" in grado di "favorire rapporti più stabili e limitare la precarietà per giovani e categorie più deboli". 

Le immagini della conferenza stampa sulla riforma del lavoro

Dopo la riforma delle pensioni, è di nuovo "Grazie Fornero" - Il premier Monti ci tiene poi a tornare con la memoria a quel 4 dicembre 2011 quando il ministro Elsa Fornero presentò la riforma delle pensioni "ritenuta nel mondo un punto di avanguardia". Quattro mesi dopo, ecco la riforma del lavoro, una riforma che, in merito ai licenziamenti, "rispetta da una parte la necessità che i giudici del lavoro non entrino troppo in valutazioni che appartengono alla responsabilità del datore del lavoro" ma che al tempo stesso fa si che "i giudici siano lì a tutelare quei lavoratori oggetto di licenziamenti ingiustificati". 

Fornero: "Saranno gli italiani a decidere se merito il licenziamento per giusta causa" - E' un ministro Fornero determinato come mai quella che è chiamata ad illustrare la 'sua' riforma. E così da un lato si dice dispiaciuta per l'assenza del 100% dei consensi sul suo testo. Chiaro il riferimento alla Cgil: "Mi dispiace non aver avuto sufficiente forza di persuasione per convincere tutti della bontà della riforma". Ma è chiaro soprattutto l'attacco ad Angeletti (Uil) quando il ministro spiega che "saranno gli italiani a giudicare se merito il licenziamento per giusta causa, come qualcuno ha auspicato". Infine, frecciata alla Cisl: "Dispiace, poi, che alcune parti sociali abbiano cambiato idea sulla riforma rispetto all'accordo inizialmente firmato. Accordo espresso in verbale". Quindi gli obiettivi perseguiti: "Produttività. Partecipazione. Occupabilità". Il come? "E' tutto nel disegno di legge ora nelle mani del presidente della Repubblica". L'ultima parola spetterà alle Camere. E vedremo se sull'articolo 18 sarà Vietnam, come prospettato da qualcuno, o se alla fine si riuscirà a mettere tutti d'accordo.  Quel che è certo, è che per il ministro Fornero "l'articolo 18 è stato una grande conquista". Peccato, però, che "il mondo è cambiato"

Cosa cambia - Stretta alla flessibilità in entrata: contratti a termine più costosi e sanzioni contro gli abusi sulle collaborazioni a progetto, il lavoro a chiamata, le associazioni in partecipazione e le partite Iva. Aumento della flessibilità in uscita: i licenziamenti illegittimi non saranno più puniti con il reintegro (eccetto quelli discriminatori per i quali resta in vigore quanto previsto dal 'vecchio' articolo 18) ma il giudice potrà decidere tra indennizzo e reintegro. Per i licenziamenti economici ci sarà solo l'indennizzo a meno che non siano manifestamente insussistenti e non rientrino tra quelli disciplinari o discriminatori. 

Possibilità di reintegro - Per quanto riguarda il tema caldo, cioè la possibilità di reintegro, questo sarà possibile qualora il giudice riconosca insussistente il motivo economico addotto per il licenziamento. Una "nostra vittoria" hanno commentato dal Pd. In cambio, però, nell'ultima 'trattativa', il Governo ha ridotto il tetto dell'indennizzo da 27 a 24 mesi e allentato la stretta sulla flessibilità in entrata, stabilendo che la sanzione che punisce gli abusi con l'obbligo dell'assunzione a tempo indeterminato scatterà solo il prossimo anno.

 

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