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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Manovre in Aula

Presidenzialismo: centrodestra si ricompatta e Fratelli d'Italia si appella a Renzi 

Dopo lo sgambetto in Commissione, da Forza Italia e Lega arrivano rassicurazioni. Rampelli a Today: "Renzi può unirsi a noi". Italia Viva non chiude la porta

"Da Forza Italia e Lega ci hanno riferito che le assenze erano accidentali e che, in Aula, se il provvedimento fosse giunto a destinazione, sarebbe stato votato". A dirlo direttamente a Today è il deputato di Fratelli d'Italia Fabio Rampelli, appena uscito dall'Aula di Montecitorio, dove oggi è approdata la riforma sul presidenzialismo targata Fdi, per l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. 

Dopo la bocciatura del testo in Commissione affari costituzionali, data dall’assenza di due deputati di Lega e Forza Italia, il vice presidente della Camera ha spiegato che da Salvini e Berlusconi sono arrivate rassicurazioni. Quelle sedie vuote, che la scorsa settimana avevano fatto andare sotto il centrodestra in Commissione, non erano state frutto del fuoco amico, bensì pura coincidenza. Sul presidenzialismo, il centrodestra si ricompatta e, almeno in teoria, in Aula torneranno i voti di tutti. "Ho anche sentito l'intervento del collega di Forza Italia che sembrava confermare queste posizioni" ha ribadito Rampelli, riferendosi al discorso del deputato Andrea Orsini. 

Fabio Rampelli - Foto Ansa-2

Il forzista ha detto che "il sistema presidenziale è una parte essenziale della proposta politica di tutto il centrodestra, dalla sua fondazione ad oggi" e che il partito di Berlusconi "sostiene convintamente questa proposta di legge costituzionale. La sosteniamo, al di là del fatto che contenga anche alcuni aspetti che non ci convincono e sui quali si potrebbe lavorare in sede emendativa. Questa riforma è un passo sulla strada giusta. Se andasse in porto, sarebbe un passo per quella trasformazione della politica per la quale il presidente Berlusconi si batte da 27 anni". 

Forza Italia e Lega ci sono. Resta un problema per Giorgia Meloni: anche con un centrodestra compatto, mancano i voti. "Serve un altro pezzo di Parlamento" ha continuato Rampelli, che si è appellato direttamente a Matteo Renzi "perché lui è stato il principale esternatore di critiche sul metodo, durante l'ultima elezione del Presidente della Repubblica. Ha anche esplicitamente detto che sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbe votato in questa maniera qua, a Camere riunite. Fermo restando la necessità di modernizzare la nostra democrazia, con un Capo dello Stato più autorevole, se ci sono da fare delle correzioni di rotta, noi siamo ben disponibili a condividerle. Importante è che si faccia qualcosa".

Sul Presidenzialismo Italia Viva è possibilista 

Italia Viva non chiude e anzi si dimostra possibilista. I renziani sono favorevoli ad un sistema così detto "alla francese", ma in Aula hanno detto di diffidare dalla proposta di Meloni. "Il tema di un rafforzamento dei poteri dell'esecutivo deve essere necessariamente affrontato con una visione organica" ha dichiarato Marco Di Maio, capogruppo di Italia Viva in Commissione affari costituzionali. "Una modifica del genere deve essere affrontata nell'ambito di un progetto complessivo di riforma della Costituzione. - continua Di Maio - Noi di Italia Viva non abbiamo voluto sottrarci al dibattito su questo tema. Abbiamo così presentato alcuni emendamenti e siamo pronti a ragionare di questi temi, ma, se rafforziamo il ruolo dell’esecutivo o addirittura introduciamo l’elezione diretta del capo del governo o dello Stato, dobbiamo costruire un solido equilibrio con adeguati pesi contrappesi". 

L'unica speranza per Berlusconi, Meloni e Salvini si chiama Matteo Renzi perché, e non è la prima volta, dall’altra parte c’è un muro invalicabile. "Nel mezzo a una crisi internazionale drammatica, che anche il nostro Paese sta vivendo, noi ci mettiamo a discutere una Pdl che stravolge la Costituzione, modificandone tredici articoli. Si tratta di una proposta che va a distruggere ogni tipo di equilibrio istituzionale. Lo trovo surreale, lunare, non riesco a capire come e perché siamo arrivati a questo punto" ha tuonato la deputata del Movimento 5 Stelle Valentina Corneli alal Camera, dove ha ricordato ai deputati "che la nostra forma di governo parlamentare, non presidenziale, l'abbiamo dovuta adottare perché l'Italia, a differenza di Paesi che hanno il presidenzialismo, ha conosciuto la dittatura fascista e la nostra è una Costituzione antifascista".

Italia Viva si conferma ago della bilancia. Anche se Giorgia Meloni e i suoi devono fare i conti con un'altr variabile: il tempo. La proposta per un'elezione diretta del Capo dello Stato è infatti una riforma costituzionale, per la quale è necessario un doppio passaggio in entrambe le aule, seguendo un iter più lungo e tortuoso. Difficile pensare che il presidenzialismo in Italia possa essere un tema caldo in un periodo di guerra, soprattutto fra qualche settimana, a ridosso delle prossime elezioni politiche. 

Presidenzialismo: in commissione si sfalda il centrodestra

Che il centrodestra si ricompatti sulla riforma è una novità dopo che la settimana scorsa, in commissione, era stata bocciata con 21 voti contrari e 19 a favore. Forse le cose sarebbero potute andare diversamente se non si fossero registrate le assenze di Annagrazia Calabria (Forza Italia) e Cristian Invernizzi (Lega). Sono loro ad aver mandato sotto la destra, facendo indispettire la stessa leader Meloni, che aveva subito accusato: "La proposta non passa per due voti: perdiamo 21 a 19 e in Commissione mancano due parlamentari di centrodestra, uno della Lega e uno di Forza Italia". Ancora più amaro era stato Emanuele Prisco, esponente di Fdi in Commissione: "Le assenze di alcuni deputati del centrodestra oggi, di fatto, hanno affossato il presidenzialismo, che per noi è e resta una priorità. Del resto, nel 2018 era anche tra i punti principali del programma della coalizione ma, evidentemente non è così per tutti". 

Come si elegge il Presidente della Repubblica

Cosa prevede la riforma sul presidenzialismo

La riforma sul presidenzialismo che vede come prima firmataria proprio la leader Giorgia Meloni modifica quasi tutti gli articoli del Titolo 2 e il Titolo 3 della Costituzione, cioè rispettivamente il sistema di elezione del Presidente della Repubblica e il ruolo del Presidente del Consiglio con i membri del Governo. L'idea della destra è che sarebbero i cittadini a votare direttamente il Capo dello Stato, che vedrebbe ampliati i suoi poteri. Il Presidente del consiglio dei ministri, che oggi è Mario Draghi, non sarebbe più "presidente", ma semplicemente Primo ministro, visto che sarebbe direttamente il Capo dello Stato a presiedere il Consiglio dei ministri, come anche (altra novità) il Consiglio supremo della politica estera. Vediamo le principali modifiche alla carta costituzionale. 

L'articolo 83, che spiega le modalità di elezione del Capo dello Stato, (richiamo link vecchio su come si elegge) viene sostituito da un quadro generico: "Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato. Rappresenta l’unità della Nazione e ne garantisce l’indipendenza. Vigila sul rispetto della Costituzione. Assicura il rispetto dei trattati e degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia a organizzazioni internazionali e sovranazionali. Rappresenta l’Italia in sede internazionale ed europea".

L’articolo 84 è la grande novità. Definirebbe invece il meccanismo della nuova elezione, con l’abbassamento dell’età minima (da 50 a 40 anni) confermando l’incompatibilità del ruolo di Presidente con altre cariche. "Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto. Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto quarant’anni d’età e goda dei diritti civili e politici. L'ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica e attività pubblica o privata".

L’articolo 85 è modificato in modo tale da eliminare la possibilità di una seconda rielezione del Presidente della Repubblica, che resta in carica cinque anni e non più sette. "Le candidature sono presentate, secondo le modalità stabilite dalla legge, da un gruppo parlamentare presente in almeno una delle Camere o da duecentomila elettori, ovvero da deputati e senatori, membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia, consiglieri regionali, presidenti delle Giunte regionali o sindaci, nel numero stabilito dalla legge".  È eletto il candidato che ha ottenuto la metà più uno dei voti validamente espressi. "Qualora nessun candidato abbia conseguito la maggioranza di cui al quinto comma, il quattordicesimo giorno successivo si procede a una seconda votazione tra i due candidati che hanno conseguito il maggior numero di voti". In partica l’elezione del presidente della repubblica diventerebbe come quella di un sindaco. 

Nell’articolo 87 viene abrogata la parte in cui si dice che presiede il Csm (Consiglio superiore della magistratura) e si specifica che "Il Presidente della Repubblica presiede il Consiglio supremo per la politica estera e la difesa costituito secondo la legge, e ha il comando delle forze armate". 

Nell'articolo 92 il "Presidente della Repubblica presiede il Consiglio dei ministri, salva delega al Primo ministro. Il Presidente della Repubblica nomina il Primo ministro. Su proposta del Primo ministro nomina e revoca i ministri". Dunque darebbe il Presidente della Repubblica a dare l’indirizzo politico di Governo, con anche il potere di revocare gli incarichi dei ministri.  

All'articolo 94 della Costituzione si introduce la così detta fiducia costruttiva, per cui ciascuna Camera "può votare la sfiducia al Governo. La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera, è votata per appello nominale ed è approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti. La mozione di sfiducia deve essere motivata e deve indicare la persona alla quale il Presidente della Repubblica deve conferire l’incarico di Primo ministro. Il Governo formato dopo l’approvazione della mozione di sfiducia si presenta, entro cinque giorni, alle Camere per ottenerne la fiducia. La mozione di fiducia è votata per appello nominale". 

Infine l'articolo 95 cambierebbe così: "Il Presidente della Repubblica dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri, con il concorso del Primo ministro". Qui è ancora più chiaro come il Capo dello Stato prenderebbe il posto del Premier nel dirigere la politica di Governo.  

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