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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Italia

Primarie Pd, quasi due milioni di italiani alle urne: Renzi vince con il 70%

Un'affluenza tra un milione 800 mila e un milione e 900 mila votanti porta alla  vittoria di Matteo Renzi alle Primarie Pd 2017 con il 70% dei consensi

Un'affluenza tra un milione 800 mila e un milione e 900 mila votanti porta alla  vittoria di Matteo Renzi alle Primarie Pd con il 70% dei consensi. Confermata la prima previsione di Matteo Richetti, portavoce della mozione di Matteo Renzi per il Congresso del Partito Democratico alla luce degli ultimi dati disponibili che giungono dalle 'urne' delle primarie.

Michele Emiliano ammette la sconfitta: "Ho appena chiamato Renzi per congratularmi con lui" ha detto il governatore pugliese. Lo stesso ha fatto il ministro della Giustizia Andrea Orlano

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L’Organizzazione del PD comunica che al momento si conferma il dato ufficioso di 1.848.658 votanti, mentre è in corso l’acquisizione dei verbali e quindi la certificazione del voto.

Le schede bianche e nulle sono 15.524 e i voti validi ai candidati a Segretario del PD sono così suddivisi

Matteo
Renzi
Andrea
Orlando
  Michele
 Emiliano
1.283.389 voti  357.526 voti  192.219 voti 
70,01% 19,5% 10,49%

Urne chiuse alle 20 in tutta Italia per le primarie del Partito Democratico. A sfidare l'ex premier Matteo Renzi per la poltrona di segretario "dem" sono in corsa il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Sarà il primo vero momento di confronto con gli elettori Pd dopo la drammatica scissione che ha visto la fuoriuscita dal partito di Bersani e D'Alema.

Primarie Pd, Renzi si riprende il partito

Primarie Pd risultati

I risultati: l'affluenza alle 17

In una nota della Commissione nazionale per il Congresso del Partito Democratico ha comunicato che alle 17 si erano recati ai seggi 1 milione 493mila 751 votanti. Nel 2013 le schede raccolte nelle urne furono quasi tre milioni, il segretario uscente Matteo Renzi si era detto felice già al raggiungimento del milione di votanti. La commissione nazionale per il Congresso Pd ha deciso di annullare il voto a Gela.

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Voto sospeso anche a Nardò (Lecce)

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Tre i candidati in campo, su cui si sono già espressi gli iscritti nei circoli. Il segretario uscente Matteo Renzi (che ha ottenuto il 66,73% nel voto dei circoli) si presenta in ticket con il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina.

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (25,26%) ha ottenuto, nel corso della campagna, il sostegno, tra gli altri, di Gianni Cuperlo, della ministra Anna Finocchiaro, del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Michele Emiliano (8,01%), presidente della Regione Puglia, ha avuto una campagna complicata per un “infortunio” avuto proprio in una iniziativa elettorale: la rottura del tendine d’Achille del piede destro. Emiliano, tra l’altro, è presente solo in 5 collegi in Lombardia e in uno in Liguria, negli altri è stato escluso per la mancanza delle firme necessarie.

IL CONFRONTO A TRE SU SKY: DIVISI SU TUTTO

Le primarie si terranno infine il 30 aprile con un turno unico. Le primarie regionali si terranno lo stesso giorno di quelle nazionali per evitare una doppia votazione.

PRIMARIE PD

DOVE SI VOTA

I seggi in tutta Italia sono circa 8 mila e 200 quelli all’estero. Per votare bisogna andare al proprio seggio (che si può cercare sul sito ufficiale delle primarie) con un documento e la tessera elettorale, e versare un contributo minimo di due euro.

PRIMARIE PD

CHI VOTA

Potranno votare tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 16 anni e tutti i cittadini dell'Unione Europea e di altri Paesi residenti in Italia che dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Pd. Potrà votare ai 'seggi' chiunque si presenti al seggio e si dichiari elettore del Pd. Il contributo da versare, come nel 2013, è di 2 euro. Dopo la consultazione popolare, il nuovo segretario sarà proclamato dall'assemblea nazionale che sarà convocata per domenica 7 maggio

PRIMARIE PD

COME SI VOTA

Registrarsi sul sito web delle Primarie Pd. Per quanti intendono votare, ma non sono iscritti alle liste elettorali (giovani fra i 16 e i 18 anni, cittadini Ue residenti in Italia, cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno o della ricevuta con richiesta di rinnovo), sarà obbligatorio registrarsi online entro le ore 12 di giovedì 27 aprile sul sito primariepd2017.it.

La pre-registrazione è inoltre obbligatoria per quanti decideranno di votare in una provincia diversa da quella di residenza.

Per trovare il seggio in cui votare, basterà inserire il numero di sezione elettorale e il Comune di residenza nell'apposito spazio del sito.

Per votare sarà obbligatorio presentarsi al seggio con un documento d'identità e la tessera elettorale, oltre a versare un contributo di 2 euro se non iscritti al Pd. Per chi voterà fuori sede o non è iscritto nelle liste elettorali, sarà obbligatorio presentarsi al seggio con un documento d'identità (o il permesso di soggiorno) insieme al modulo stampato della pre-registrazione effettuata online.

PRIMARIE PD

I CANDIDATI

I candidati alle primarie del PD sono tre: Matteo Renzi, ex segretario ed ex presidente del Consiglio; il ministro della Giustizia Andrea Orlando; il presidente della Puglia, Michele Emiliano.

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Come da Statuto del Partito Democratico i delegati alla convenzione nazionale, verificati i dati riportati nei circoli dai singoli candidati a segretario hanno stabilito che Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano possono essere ammessi alle primarie.

Emiliano escluso in Lombardia e Liguria: mancano firme

"Risultano infatti ammessi all’elezione del segretario nazionale i tre candidati che abbiano ottenuto il consenso del maggior numero di iscritti purché abbiano ottenuto almeno il cinque per cento dei voti validamente espressi e, in ogni caso, quelli che abbiano ottenuto almeno il quindici per cento dei voti validamente espressi e la medesima percentuale in almeno cinque regioni o province autonome".

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PRIMARIE PD

I SONDAGGI

I sondaggi incoronano Renzi: "Ma Gentiloni ha fatto meglio sui migranti"

L'ex premier in un mese ha guadagnato ben sei punti, a discapito di Andrea Orlando che ne ha persi due e Michele Emiliano che ne ha bruciati ben sette.

Sondaggi 21 aprile 2017: M5s 30%, Pd 25%, FI 13%, Lega 12%

Il sondaggio Swg: Renzi al 64%, con lui il Pd al 28%

Sondaggi 7 aprile 2017: M5s 31% ma bocciato in "democrazia interna"

Sondaggio Index: Renzi senza rivali nelle primarie del Pd

Sondaggi 31 marzo 2017: M5s 31%, Pd 25%, non voto e indecisi 54%

PRIMARIE PD

MATTEO RENZI

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Matteo Renzi ha un'arma segreta contro Grillo: si chiama "Bob"

Il favorito è l’ex segretario-premier Matteo Renzi che, attorno alla sua mozione, ha raccolto 37mila firme. Renzi inizia con una feroce critica ai nuovi nazionalisti che avanzano in Europa e che potrebbero presto prendere il potere, a partire da Marine Le Pen in Francia.

LA MOZIONE. Nelle sei pagine della mozione renziana si calca molto la mano sulla necessità di rilanciare l’Europa che resta “l’orizzonte strategico” per battere l’ideologia della “chiusura” e dei muri. “L’Unione Europea è il primo tentativo nella storia di creare un insieme sopranazionale in tempo di pace, senza armi e senza minacce, sulla base della libera adesione dei popoli. Ma purtroppo – sottolinea Renzi – negli ultimi anni, la miopia di una classe dirigente succube del pensiero tecnocratico ha ribaltato la percezione dei cittadini”. E aggiunge: “Per molti europei, oggi, l’Unione è diventata il problema, più che la soluzione”. Secondo l’ex premier bisogna creare “un modello con due livelli di governo ben distinti, uno federale con un adeguato bilancio da gestire e uno rinviato alla responsabilità degli Stati, singoli o in forma associata nel Consiglio europeo” così da europeizzare le elezioni nazionali di ogni singolo Stato.

In politica economica Renzi rivendica i risultati dei suoi mille giorni, durante i quali il Pil “è passato da negativo (-2) a positivo (+1)” e, grazie al Jobs Act si sono avuti 700mila posti di lavoro”

ANDREA ORLANDO

orlando renzi

Orlando: "Se vinco mi dimetto da Ministro"

Il vero sfidante di Matteo Renzi è Andrea Orlando, espressione della sinistra del partito che non ha seguito gli “scissionisti” bersaniani e dalemiani. Orlando era uno dei leader dei “Giovani Turchi”, una corrente che si colloca nella sinistra del PD e di cui fa parte anche il presidente del partito, Matteo Orfini, che però a questo congresso sostiene Matteo Renzi.

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Per Orlando la preoccupazione maggiore è unire la sinistra e le forze di centrosinistra contro i populismi.  Orlando mette altresì in luce le criticità di quella riforma del lavoro e della Buona Scuola: “Il Jobs Act non è riuscito a modificare il comportamento di chi continua a preferire come prima tipologia di assunzione, specialmente per i giovani, le forme contrattuali più precarie. L’esplosione dei voucher – da riportare alle reali esigenze di lavoro accessorio – ha coperto i fenomeni più degradanti”, si legge ancora nella mozione di Orlando, il quale secondo i renziani non aveva espresso in passato questa contrarietà.

Il cavallo di battaglia dello sfidante di Renzi è, però, il rilancio degli investimenti pubblici che dovrebbe tradursi nell’assunzione di nuovi impiegati pubblici e nella nascita di “un nuovo IRI della conoscenza, che affronti di petto il problema della ricerca applicata al fine di migliorare la competitività e la qualità dell’intero sistema produttivo, in coerenza con le vocazioni e gli orientamenti dell’economia Italia”.

Orlando, infine, parlando di legge elettorale, rilancia la modifica dell’Italicum che aveva portato avanti il suo attuale sostenitore al Congresso, Gianni Cuperlo, poco prima del voto del 4 dicembre. Una riforma che consentirebbe di uniformare le due leggi elettorali ora in vigore per Camera e Senato e che permetterebbe di approvare un proporzionale con premi di maggioranza tali da escludere l’arrivo a Palazzo Chigi dell’uomo solo al comando. L’antitesi rispetto a quel che avrebbe voluto Renzi con l’Italicum prima versione. 

MICHELE EMILIANO

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Emiliano escluso in Lombardia e Liguria: mancano le firme

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Emiliano ha deciso all’ultimo momento di rimanere nel partito dopo aver minacciato per giorni di uscirne e anche lui affronta Renzi da sinistra. “Noi siamo partito” e  “Resistenza” lo slogan con cui il governatore della Puglia illustra gli “argomenti forti” della sua campagna, dal “partito del noi e non di banchiere e petrolieri” fino “all’eliminazione dei capilista bloccati” e a “una legge elettorale che favorisca le coalizioni per avere uno schieramento ulivista“. Poi quello che è diventato un mantra, “se sarò segretario non farò il premier”, con una precisazione: “Continuerei a fare il presidente della Regione“.

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Nel titolo della sua mozione congressuale per la segreteria Pd il cuore della sua campagna: “L’Italia è il nostro partito“. Emiliano parla di riscrivere la riforma della scuola in cui “gli insegnanti sono stati trattati come mangiapane a tradimento”. Per aumentare la natalità invece “non basta uno sconto fiscale, serve una società più giusta che dia alla gente la voglia di fare figli”. E ancora, bisogna fare la legge sullo ius soli. Con Emiliano si contano una ventina di parlamentari e proprio sulla legge elettorale sostiene l'importanza di trovare un accordo che "favorisca le coalizioni per avere uno schieramento ulivista” e “governare senza accordi con le destre“. “Se sarò segretario del Pd escludo di fare alleanze con Forza Italia. Considero invece il M5s e i suoi elettori un fenomeno importantissimo".

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