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Venerdì, 19 Aprile 2024
Verso le primarie

Renzi punta gli elettori del Pdl. E i big del Pd insorgono

Dopo l'esordio del 'camper tour' dal Palazzo della Gran Guardia di Verona, ecco le reazioni al discorso del sindaco di Firenze. D'Alema: "I giovani bravi sono quelli che non fanno casino". Bersani: "Dobbiamo parlare d'Italia, non di questioni interne". Cacciari: "Renzi corre per il Pd o per il Pdl?"

Matteo Renzi non ha confini, è ‘spaziale’. Big Bang, meteore che estinguono i dinosauri, galassie. Così alla Leopolda, così ieri nel Palazzo della Gran Guardia di Verona.

Si spengono le luci, cala il brusio in sala, la musica di David Guetta ad accompagnare il collage schizofrenico di immagini che hanno segnato gli ultimi 25 anni. Poi tutto si dissolve e prima che compaia la frase di Conrad ‘Only the young have such moments’ (Solo i giovani hanno di questi momenti, La linea d’Ombra), un frammento di cosmo prima di una alba da cartolina.

Attenzione però, ieri non era una questione scenografica. Tutto ruotava attorno al tema della ripartenza: frammenti di passato, poi la notte, la pausa, ed infine la rinascita.Il nuovo, quindi. Ma per concretizzare questo disegno Renzi ha bisogno di spazio (ancora spazio). Stavolta però inteso come grandezza politica. Ed allora dal palco di Verona, dopo essersi candidato alla guida del Paese, tende la mano anche agli elettori del centro – destra.  

Per questo si è rivolto al popolo che fino ad oggi ha sorretto Silvio Berlusconi: “Voglio stanarvi dalla vostra delusione”. Ed un secondo dopo: “Non ho paura di prendere voti di chi ha votato centrodestra, non certo nelle primarie che il centrodestra non fa, ma alle elezioni. Noi del centrosinistra le elezioni le vogliamo vincere”.

Il messaggio è chiaro; per il sindaco di Firenze senza pescare consensi dall’altra parte del fossato non si porta a casa l’intero. Apriti cielo.

A spalancare le porte del dibattito proprio l’attuale leader del Pdl, Angelino Alfano: “Renzi dice cose talmente simili alle nostre e talmente irrealizzabili nel suo campo che se perde le primarie finirà per votare per noi”.

La replica dallo staff di Renzi arriva immediata: “Comprendiamo lo smarrimento di Alfano che non è abituato alle prove di coraggio con i suoi leader, ma Renzi vincerà le primarie e il Pdl perderà le elezioni”. Le classiche schermaglie? Neanche per idea, la questione è tutta politica. Per Renzi infatti, finite le primarie, il centro sinistra dovrà essere in grado di abbracciare più elettori possibili, compresi i moderati del centro – destra. Perché? “Senza quei voti non si vince”, come dichiarò a Firenze nel Big Bang degli amministratori.

Questioni di confini, di perimetri e di programmi. Di mezzo, tuttavia, c’è una questione di identità irrinunciabile. Come per l’ex compagno di viaggio del sindaco di Firenze, Pippo Civati: “Renzi prenderà lo spazio politico lasciato dalla crisi del berlusconismo”. Dopo Civati, la bordata arriva dall’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari: “Come diavolo fa Renzi a chiedere il voto del Pdl? Non corre per il Pd? Siamo alle barzellette, alla farsa, alla pochade. Io non sono mai stato un patito delle primarie ma è evidente che occorre un minimo di regole”. Ed ancora: “Non si può fare quello che fa Renzi. Siamo un paese in preda dei pazzi. L’unica reazione logica è quella di Alfano”. Il modo di comportarsi di Renzi è come se Obama avesse chiesto i voti dei repubblicani alle primarie per battere i candidati del suo stesso partito. È un’arlecchinata, una buffonata assoluta”. 

D’ALEMA – Insomma, a molti nel Pd, questo sguardo ‘interessato’ al centro-destra non è piaciuto. In serata tuttavia, l’inimmaginabile. Massimo D’Alema, ospite alla Festa Democratica di Firenze, fa quello che non ti aspetti, solidarizza con Renzi: “Vorrei dire ad Alfano che queste sono intromissioni abbastanza rozze. Renzi è uno dei nostri, certo con le sue opinioni. Ma, alla fine, voterà per noi”. Finito qui? Neanche per sogno, anche perché il tema incuriosisce.

Così Stefano Cappellini del Messaggero, incalza: “E se vincesse Renzi, lei cosa farebbe, sarebbe pronto a sostenerlo?”.  D’Alema sorride e risponde a par suo: “Siccome il suo principale obiettivo programmatico, forse l’unico enunciato con chiarezza, è quello di mandarci via...Non è che lui abbia chiesto un sostegno, dovrei sostenerlo così, senza richiesta. Però è probabile che alla fine lo farei”. Solidarietà e sostegno (anche se alla lontana). Ma il momento da libro cuore finisce qua. Una pace lunga un sospiro, anche perché c’è da affrontare il capitolo rottamazione. Renzi ha “fatto proprio il gesto: io li prendo e li butto...Comprendendo in questo gesto affettuoso – ha detto sorridendo D’Alema – non solo il sottoscritto ma anche Veltroni, la Bindi...Ci vuole un braccio grosso per farlo”. Da qui l’ennesima stoccata: “Si possono usare gli stessi concetti in modo anche più civile, ma si vede che i suoi spin doctor gli hanno consigliato di fare così”. E per far capire ai democratici di Firenze che tra lui e Renzi non sboccerà mai l’amore si congeda dal popolo dei democratici fiorentini con un invito che racchiude un concetto più che esplicito: “Ci sono tanti giovani bravi, scopriteli, sono quelli che non fanno casino”.

D’Alema a Firenze, Renzi a Padova a prendersela con giornali, web e tv: “Ho parlato di programmi e Italia per più di un’ora e la stampa titola sul centro-destra. Fantastico”. E in questo clima da golpe mediatico Renzi riporta all’attenzione le parole di Bersani: “Vi ricordate cosa disse Bersani proprio in Veneto, ‘Andiamo a prendere i voti dei delusi della Lega’. Bene che Bersani lo abbia detto. Se vogliamo vincere dobbiamo intercettare anche i voti di chi finora si rivolgeva ad altri. Ma se sono io a dire che bisogna andare a prendere i voti dei delusi del centrodestra ecco che scrivono: Renzi apre a destra”. Della serie perché lui sì e io no. 

BERSANI – Renzi chiama, Bersani risponde: “Ieri era la giornata di Renzi e io l’ho rispettata. Preferisco sempre dire che voglio fare io, non cosa non va di quello che dice l’altro. Io dico guardate che dobbiamo parlare dell’Italia. Quello che ho sentito merita un qualche approfondimento, poi penso che possa venirne fuori un dibattito sereno”. Ad affermarlo, dalla festa socialista di Perugia, è il segretario del Pd Pierluigi Bersani. “Noi dobbiamo avere un sentimento comune. Anche di fronte ad una campagna elettorale vera, il voto va chiesto a tutti gli italiani. Ma io chiedo un voto per il cambiamento rispetto ad anni di berlusconismo. E non voglio che ci siano ambiguità su questa cosa qui”.

COMMENTI – Botta e risposta, affondi, accuse, solidarietà, insomma il classico clima da campagna elettorale. Parole che si accavalcano l’una sull’altra, quintali di agenzie. E così interviene Fini. Prima ironizza: “Matteo Renzi vuol salvare l’Italia? Auguri”. Laconico. Poi, analizzando la proposta di riforma parlamentare proposta dal possibile candidato premier, affonda: “Matteo Renzi è un po’ distratto forse perché non è in Parlamento. Nel suo programma chiede che vengano aboliti i vitalizi senza rendersi conto che questo è già stato fatto”.

Parla Fini, poco dopo si inserisce Casini: “Rispetto il dibattito interno del Pd, non voglio interferire, Bersani è una personalità di primissimo piano ed è un amico. Renzi è un giovane che porta il suo contributo al rinnovamento della politica, e secondo me questo contributo è importante”. Buono il primo, buono il secondo verrebbe da dire in ottica alleanze.

Passano le ore ed il lancio di Renzi alla guida del Paese si ingigantisce. Tracima i confini e vola in Oltralpe.  “Matteo Renzi, 37 anni, scuote la vecchia sinistra italiana”. Con questo titolo il quotidiano francese Le Monde ha tratteggiato il fenomeno Renzi. Nell’articolo, il corrispondente da Roma Philippe Ridet, sottolinea come lo slogan scelto da Renzi, 'Adesso!', “faccia eco” a quello scelto dal presidente francese Francois Hollande, ‘Le changement c’est maintenant!’ (‘Il cambiamento è adesso!’).

PRIMARIE – Impazza il dibattito politico, come era prevedibile. Ma sul tavolo della realpolitik permane un tema ineludibile e decisivo, la forma delle primarie: le regole. Nei giorni scorsi sembrava che la linea fosse definita: aperte e a doppio turno con sbarramento. Sembrava, e invece no. “Dobbiamo ricalcare il modello delle primarie che hanno avuto successo: a turno unico e senza albo delle pre-iscrizioni, come si è sempre fatto, perché non possiamo disturbare troppe volte le persone”. E nel pomeriggio è lo stesso Bersani a far capire che la tornata elettorale del centro sinistra sarà aperta a tutti senza registro: “No a barriere alla partecipazione. Per votare alle primarie io penso che ci si possa iscrivere il giorno stesso”. Manca da sciogliere l’ultimo nodo: turno secco o doppia chiamata. 

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