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Giovedì, 28 Marzo 2024
Primarie

Congresso Pd, tra gli iscritti vince Renzi

Primo Renzi con il 46,7% delle preferenze. Otto punti dietro, Gianni Cuperlo che si è fermato al 38,4%. Civati accusa e si scaglia contro brogli e irregolarità. D'Alema attacca Renzi e lo chiama alla "prova del budino"

“Essere nettamente in testa anche tra gli iscritti è un risultato che in molti non si aspettavano: bene così, avanti tutta fino alle primarie aperte e libere dell’8 dicembre”. Così Matteo Renzi un’oretta prima che Davide Zoggia, responsabile organizzazione del Pd, diffondesse i dati ufficiali della prima vera fase congressuale: la scrematura tra gli iscritti dei quattro candidati alla segreteria. E i numeri parlano chiaro: primo il sindaco di Firenze con il 46,7% delle preferenze. Otto punti dietro, Gianni Cuperlo che si è fermato al 38,4%. Medaglia di bronzo a Pippo Civati con il 9,19%. Ultimo ed escluso dalla fase congressuale, Gianni Pittella di poco inferiore al 6%.

Il primo round del Congresso Pd l’ha vinto, quindi, Matteo Renzi. Attenzione, il sindaco di Firenze non è il nuovo segretario del Pd. Per questo, stando ai sondaggi, c’è da attendere solo l’8 dicembre. Le primarie vere e proprie, appunto. Quei gazebo aperti a tutti, iscritti e non iscritti al Pd, previo versamento di due euro nelle casse del partito. E tuttavia prima della tornata elettorale dell’Immacolata, c’era da passare lo scoglio interno.

Con ordine: il Pd ha strutturato il meccanismo congressuale partendo dal basso. Prima il voto nei circoli per l’elezione dei nuovi segretari provinciali, così che il locale, la ‘periferia’, il cosiddetto territorio, fosse sganciato dalle logiche verticistiche della segretaria. Un falso storico, visto le polemiche che ci sono state e la natura politica dei candidati in questione che, prima del voto, si sono presentati come uomini di Renzi o di Cuperlo. Poi si è entrati a piè pari nella logica del congresso. Come? Passando per il filtraggio, appunto. Da quattro a tre, scartando il candidato meno amato, quello con meno crocette collezionate tra sabato 16 e domenica 17 novembre. Una sorta di semifinale con metodo da nomination alla Grande Fratello. Senza televoto, intendiamoci, e un eliminato dai circa 6mila circoli democratici: Pittella (che a quanto pare starerebbe già diventando renziano). Uno su mille ce la fa, cantava Gianni Moranti. Uno su quattro va a casa, nel Pd.

Il fatto vero però, al di là di ciò che era dato per scontato (la terzina che si sfiderà l’8 dicembre), rientrava tutto nella dialettica politica. E di potere interno. Come dire, un conto è vincere le primarie, un altro è essere il favorito tra gli iscritti, il motore del partito, tra quei volontari che friggono le patatine alle Feste Democratiche o dell’Unità. L’anima e il braccio dem. La vera sfida di Cuperlo e quindi di D’Alema era proprio questa: dimostrare che dentro al Pd c’erano due partiti. Uno allargato, favorevole a Renzi (il tutto con la gentile collaborazione dei delusi di Berlusconi e del centro-destra, o delle crocette una – tantum); l’altro dei duri e puri, quei ‘figli’ dell’antropologia comunista, dei discendenti del partito-chiesa, degli attivisti della prima ora e della seconda e terza generazione, sorridente a Cuperlo. Così non è andata e a vederla bene il progetto D’Alema Cuperlo del patito a doppia velocità, che necessariamente avrebbe pesato nell’agenda del Renzi segretario, si è disciolto.

D’ALEMA – Prendendo i dati in percentuale nazionale, al netto delle logiche regionali – del chi vince dove –, Renzi ha allungato e allargato il consenso interno. Non è un caso che in mattinata, sentendo l’aria che tirava – e dopo le dichiarazioni al veleno di Renzi ieri sera da Fazio a ‘Che tempo che fa’: “Pensa che se vinciamo noi distruggiamo la sinistra, dimenticando che l’hanno distrutta loro la sinistra. È la prima volta che D'Alema perde un congresso” – D’Alema, appunto, ad Agorà su Rai3, non ha mancato di ruggire: “Renzi è ignorante e superficiale”. E ancora: per vedere cosa può essere il Pd sotto la sua guida occorre aspettare la “prova del budino, lo si scopre mangiandolo. Non ho cambiato idea su di lui, penso non sia adatto a fare il segretario del Pd”. Destro e sinistro. Finita qua? No, mancava il montante: “Il vero cavallo di battaglia Renzi, che di idee nuove ne ha proposte pochissime, è continuare ad attaccare me. Vorrei ricordargli che noi le elezioni le abbiamo vinte due volte nel corso di questi anni e abbiamo portato la sinistra italiana per la prima volta nella sua storia al governo del paese”.

Così D’Alema, prima della diffusione dei dati ufficiali. Poi, dopo le parole di Zoggia, sono arrivate le parole del delfino dell’ex segretario dei Ds, Gianni Cuperlo. Anch’esse non proprio con il sapore della carezza: “L’impianto che Matteo Renzi propone, non apre una fase nuova, ma riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle”.

BROGLI – In tutto questo, compreso il balletto di cifre tra i vari comitati, non sono mancate le accuse di irregolarità e broglio che avrebbero accompagnato il voto. Il primo a lanciare la pietra è stato Pippo Civati: “Stiamo raccogliendo numerose segnalazioni di incredibili irregolarità. Il Pd rischia di uscirne completamente screditato, intervenga la commissione e sanzioni i disonesti”. Tra i casi più gravi c'è Isernia. “Nel 2012 erano registrati 535 tesserati, 429 tessere risultanti prima del congresso e altre 201 inviate in fase congressuale, per un totale di 630. Ieri il numero di votanti si è magicamente chiuso a 823, quasi 200 in più delle tessere effettivamente presenti sul territorio. E’ una vergogna”.

Poco dopo, le agenzie hanno battuto su questo fronte il commento di Patrizio Mecacci, coordinatore del Comitato Cuperlo: “Gli scandalosi verbali della provincia di Salerno parlano di 12.959 votanti e di 9225 voti a Renzi, mentre nella provincia di Bologna i voti validi sono stati 7781. Sempre nella provincia di Salerno, ad Atena Lucana, si è arrivati all’assurdo che a Renzi sono stati attribuiti 242 voti di iscritti mentre alle ultime politiche i voti al Pd sono stati 204”.

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