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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Pd, "ché la diritta via era smarrita"

Berlusconi da un lato, le primarie dall'altro: nel Pd regna il caos. Renzi torna ad attaccare, Letta pensa alle contromosse e avvisa: "Se cado io, cadono tutti"

ROMA - La "minaccia" è tratta: se cade questo esecutivo, si ritorna alle urne e il risultato saranno nuove "larghe intese". E' questo il Letta pensiero. Un pensiero che terrorizza lui, il Partito democratico tutto e, giusto per non farsi mancare niente, il Pdl. 

Ed ecco perché il premier in pectore lo ha detto chiaro e tondo ai suoi nella direzione di ieri sera. E, per essere ulteriormente comprensibile, ha (ri)sottolineato al parlamentino democratico: "Non mi farò distrarre, il mio impegno è sulle politiche. Se viene meno l'unità del Pd in questo momento di sfilacciamento, il sistema rischia di venire giù".

Renzi e il silenzio: "Eviterò di commentare le vicende politiche"

Che tradotto, suona più o meno così: "O ci diamo una calmata, noi del Pd in primis, o addio a questo governo e benvenuto ad un altro esecutivo praticamente uguale". E, con la riforma della legge elettorale in vista per ottobre, sarebbe un grande peccato. 

 Il problema, di quelli per niente trascurabile ora, è che i democratici d'Italia non sembrano per niente uniti. Nè sembrano avere una direzione comune, una strada da seguire tutti insieme. Anzi. 

Epifani promette: "Le primarie saranno aperte"

Da un lato, il governo con "un pregiudicato". Dall'altro assemblea nazionale e primarie, con tutto il seguito di regole, date e chi più ne ha più ne metta: di carne al fuoco per tormentare i sogni del Pd ce n'è abbastanza. E la puzza di bruciato comincia già a sentirsi. 

Sulla condanna a Berlusconi e le possibili grazie, salvacondotti o qualsiasi altro "espediente" che consenta al leader del Pdl di mantenere "agibilità politica", e che dovrebbe comunque essere votato anche dal Pd, la linea è chiara: buona parte del centrosinistra non accetterebbe mai di governare con una persona condannata in Cassazione. Conseguenza? Addio governo di larghe intese. 

Direzione Pd: è guerra tra le correnti

Su congresso e primarie, invece, la situazione è molto più complessa. Le "soliti" correnti interne si fanno sentire. D'Alema schiera Cuperlo, i Renziani schierano Renzi e Letta ci pensa. La novità di queste ore, infatti, è che il premier è sempre più convinto di mettere in campo qualcuno che possa contrastare l'ascesa del primo cittadino di Firenze. L'identikit è presto fatto: giovane, brillante e con una fascia di "audience politica" simile a quella dell'ormai ex rottamatore. I nomi? Al momento solo Stefano Fassina. Già il fatto che il presidente del consiglio ci pensi, però, è un enorme "passo in avanti", si fa per dire. 

E' tornato Matteo Renzi: "Letta faccia quello che deve, se no non dura"

Un "passo in avanti" che di sicuro non piace, e non piacerà, a Renzi che alla festa dei democratici di Modena, in terra bersaniana, ha sfidato i suoi: "E' il nostro tempo, o non lo sarà mai". Che alla direzione del Pd ha atteso che fosse Letta ad andare da lui per stringerli la mano (è gia la seconda volta che accade) e poi se n'è stato in disparte con i suoi a chiacchierare e progettare. Cosa? Le prossime primarie. Sulle quali regna il caos più totale. Quando si terranno? Un primo step è stato fatto: l'assemblea nazionale si terrà il 20 e 21 settembre, ma ancora nessun riferimento per le assise. 

Silvio ha venti giorni per provare il miracolo (con l'aiuto del Pd)

Un "buio", questo, che ha scontentato Pippo Civati: "Se la situazione precipita, le primarie nemmeno si faranno". Ottimismo galoppante, insomma. Allora, ci ha provato il vicepresidente del Pd, Marina Sereni, a placare gli animi: "Le primarie si terranno il 24 novembre". Prima delle rituali smentite. Ma, in fondo, a cosa serviranno le urne democratiche? Si elegge il candidato premier o il segretario di partito? Questo ancora non si sa. Però, di tempo ce n'è (poco). 

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