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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Riparte il dossier privatizzazioni: "Vendere Poste e le Frecce per risanare il debito"

Il Governo sarebbe intenzionato a incassare circa 7 miliardi nel 2017 con la dismissione della partecipazione residua nel capitale di Poste e con la cessione dell'Alta velocita delle Frecce, la parte pregiata del gruppo Fs. Ma la strategia rischia lo stop

Un'altra quota del 30% di Poste e la cessione dell'Alta velocita delle Frecce, la parte pregiata del gruppo Fs. Sono le due operazioni con cui il governo Gentiloni prova a rimettere in pista il piano di privatizzazioni con l'obiettivo di riprendere la strada maestra della riduzione del debito.

Una strategia che rischia, però, di arenarsi in partenza. A porre un freno alla vendita di un'altra fetta di Poste è stato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che ha messo in guardia l'esecutivo sui rischi. Secondo Giacomelli una nuova tranche di vendita rischia di far prevalere logiche di profitto a discapito delle funzioni sociali che sono affidate a un colosso come le Poste.

Solo pochi giorni fa, invece, il ministro Carlo Calenda aveva annunciato che la partecipazione residua nel capitale di Poste (pari al 29,7%) sarebbe stata dismessa nella primavera-estate di quest'anno. E più recentemente lo stesso titolare dell'Economia, Pier Carlo Padoan, è tornato sull'agenda delle privatizzazioni.

Dopo lo stallo del 2016 legato alle non favorevoli condizioni di mercato, il governo, richiamando vecchie ambizioni, sarebbe intenzionato a incassare circa 7 miliardi nel 2017 (0,4-0,5% del Pil). Un obiettivo elevato ma ritenuto possibile dall'esecutivo, secondo quanto riferito dal viceministro all'Economia, Enrico Morando. L'anno scorso, rispetto agli 8 miliardi stimati Matteo Renzi si è dovuto accontentare di circa 1,6 miliardi pari allo 0,1% del Pil tra Enav e Grandi Stazioni Retail.

Adesso nel menù delle vendite di Stato oltre a un'altra quota di Poste rimasta congelata dopo l'avvicendamento Renzi-Gentiloni, a sorpresa è tornato d'attualità anche il capitolo Fs, in particolare l'Alta velocità delle Frecce e i treni a lunga percorrenza.

La tempistica dell'operazione Ferrovie al momento resta invece più aperta. E poi ci sarebbero anche operazioni minori, come annunciato da Fabrizio Pagani, capo delle segreteria tecnica del ministro Padoan. L'incasso dalla cessione del 30% di Poste dovrebbe aggiorarsi sui 2,4 miliardi, mentre da Ferrovie gli analisti stimano un valore di almeno un miliardo, per un totale di 3,5 miliardi.

Mercati permettendo la tabella di marcia mette la dismissione della quota di Poste in cima all'agenda. La società guidata da Francesco Caio è stata quotata in Borsa nel 2015 dismettendo il 35,5% del capitale, poi lo scorso anno è stata ceduta una quota del 30% a Cassa depositi e prestiti. Intanto, Poste sta perfezionando operazioni già annunciate, come la creazione di un polo del risparmio con Anima (entro il primo semestre di quest'anno è previsto il conferimento in Anima di Sgr Bancoposta Fondi, che porterà la quota di Poste fino al 24,9 per cento del capitale trasformandola nel primo azionista) e sta sviluppando sinergie nei sistemi di pagamento dopo l'acquisizione di Sia. Con il collocamento in Borsa dell'ulteriore tranche il ministero dell'Economia perderebbe la sua partecipazione residua dopo che il restante 30% è stato trasferito alla Cdp.
 

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