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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

"Vogliono mettere le mani sulla Rai sfruttando la situazione greca"

Dopo che il governo greco ha spento la Tv pubblica, "c'è chi punta a privatizzare la Rai". Di Trapani, segretario Usigrai, lancia l'allarme in vista del 2016, quando scade l'esclusiva per il servizio pubblico

Storie di somiglianze, di difficoltà comuni, di destini incrociati. La storia di Grecia e Italia: due Paesi che dal 2008, anno in cui la crisi ha cominciato a fare sentire i suoi effetti recessivi, vivono un periodo nero fatto di austerity e di tagli. Gli ultimi, in ordine di tempo, hanno riguardato l'emittente radiotelevisiva pubblica greca, la Ert, che è stata "spenta" per decisione del governo. Gli effetti sono stati devastanti: 2700 dipendenti per strada, senza un lavoro. Il timore, ora, è che i destini di Grecia e Italia tornino ad incrociarsi pericolosamente. E a tremare, incredibilmente, è la Rai, la concessionaria in esclusiva del servizio radiotelevisivo pubblico italiano. 

La paura che il governo decida di "tagliare le gambe" all'azienda di Saxa Rubra, che conta 12mila dipendenti, è tanta. E l'Usigrai, Unione sindacale dei giornalisti Rai, avvisa tutti: "Se qualcuno pensa di utilizzare la vicenda greca per consumare qualche vendetta politica o editoriale ha fatto male i conti. Non c'è nulla che possa fare paragonare le due situazioni - attacca Vittorio Di Trapani, segretario nazionale del sindacato - A meno che si mettano in campo interessi politici ed economici che puntano a privatizzare la Rai". 

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"La notizia della chiusura della tv pubblica greca ha risvegliato antichi appetiti di coloro che da tempo puntano al ridimensionamento o alla privatizzazione della Rai - continua Di Trapani che poi attacca  - approfittare del dramma sociale greco come arma per battaglie frutto di interessi economici e di bottega è sciacallaggio sociale".

La questione, insomma, è tanto spinosa quanto complicata. E Vittorio Di Trapani ha una sua spiegazione: "Il clima attorno alla Rai è molto particolare. Parlare male della Rai è comodo, così come farlo del politici e della casta. Nessuno considera, però, che come tasso di produttività siamo superiori anche alla Bbc". 

Poi, le forze dalle quali arrivano le richieste di privatizzazione sono alquanto particolari: "Sono dei liberisti curiosi. Da loro non ho mai visto tanta veemenza nel chiedere provvedimenti legislativi per liberare la Rai dai partiti, dai governi e dalle lobby - ha fatto notare il segretario - Non ho visto tanta veemenza nel chiedere provvedimenti contro l'evasione del canone, che causa un buco di circa 500 milioni di euro l'anno. E neanche contro i conflitti di interesse".

Come se non bastassero le polemiche, però, ad addensare ulteriori nubi nere sul futuro della Rai c'è la scadenza, datata 9 maggio 2016, della concessione del servizio pubblico in esclusiva. E nonostante il tempo per trovare un nuovo accordo sia tanto, la questione non è da sottovalutare. Anche perchè, interpretando le paure dell'Usigrai, quella data potrebbe essere usata proprio come inizio di un percorso di privatizzazione, ridimensionamento, o addirittura chisura, dell'emittente pubblica italiana. 

"L'Usigrai è cosciente che bisogna cambiare e rinnovare per rispondere al nuovo mercato - dice Di Trapani - Vogliamo immaginare una Rai cross mediale, presente sul territorio, con le testate riorganizzate secondo una logica diversa da quella partitocratica. Tutto, però - conlude il sindacalista - andrebbe fatto partendo da un'analisi serena". E, a quanto pare, di serenità al momento ce n'è davvero poca. 

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