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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'analisi

Proporzionale, dopo le Comunali il Pd prepara la proposta e la Lega ci pensa

I democratici trainano tutte le vittorie del centrosinistra. Un cambio di legge elettorale può massimizzare il risultato alle politiche. D'Arienzo (Pd) a Today: "Proporzionale è riforma migliore"

Il giorno dopo i ballottaggi delle elezioni comunali, per i partiti è tempo di tirare le somme. I risultati sono soddisfacenti per il centrosinistra che, nei capoluoghi di provincia, guadagna terreno a scapito del centrodestra. Ma se si guarda bene ai numeri, a vincere davvero nei territori non è proprio il così detto campo largo bensì il Partito democratico: primo simbolo di tutte le coalizioni nelle città vincenti e primo partito delle forze di sinistra anche nelle città in cui ha vinto il centrodestra. È dunque il Pd a trainare le vittorie in tutti i territori. Non pervenuto il Movimento 5 Stelle. Che cosa fa dunque il Pd il giorno dopo? Pensa alla riforma elettorale proporzionale. Adesso ci crede, può provare a massimizzare il risultato in vista delle prossime elezioni politiche e il segretario Enrico Letta si prepara a lanciare la proposta.

Qualche numero? A Carrara, il Pd prende il 14%, seconda la civica del candidato sindaco Serena Arringhi all’11% e terzo, a meno del 3%, il secondo partito (liberale) della forza di sinistra; a Verona, tolta la civica per Damiano Tommasi, il Pd è il secondo partito della città; a Piacenza, il partito più votato della coalizione vincente è sempre il Pd; a Parma non ci sono dubbi: Michele Guerra stravince con i voti dei democratici, che sono i più votati con il 24,4% dei voti, quasi doppiando il simbolo più votato a destra e staccando di 16 punti il secondo partito della propria coalizione; anche ad Alessandria, non solo vince la sinistra, ma il Pd è il più votato con il 20,3%.

Le tre vittorie del Pd

Quella dei democratici è una tripla vittoria. Nelle urne si conferma il simbolo che rappresenta la sinistra. È l’unico vero avversario del centrodestra ma questo risultato ne porta con sé almeno altri due. In vista delle elezioni politiche del 2023, il Pd potrà permettersi di puntare forte, indipendentemente dalla riforma elettorale con cui si arriverà alla prossima tornata. Se fosse il proporzionale, il Pd sarà la forza parlamentare più grande della sinistra e potenzialmente fra le prime in assoluto; se dovesse esserci la riforma elettorale maggioritaria, nel campo largo, i colleghi territoriali saranno determinati dal Nazzareno. Con dei numeri del genere, chi altri se no?

"Il voto ha dimostrato ancora volta la capacità di unità della coalizione del Partito democratico. - ha detto direttamente a Today il senatore democratico Vincenzo D’Arienzo - Ragione per la quale, il sistema elettorale migliore, per consentire al Pd di esercitare questa capacità di attrazione, è il proporzionale".  Non è una novità che nel Pd ci sia una fronda che da tempo spinge perché Letta molli l’alleanza con i pentastellati e tiri dritto per una riforma elettorale in senso proporzionale. Ma adesso ci sono i numeri delle elezioni. Proprio a Today, lo scorso maggio, il deputato Matteo Orfini aveva detto come queste elezioni sarebbero state il banco di prova per l’asse Pd-M5s e i numeri sono molto netti. Ma non si può fare da soli. Nella politica si può forzare tutto, ma le regole del gioco devono essere condivise al massimo, dunque anche nle centrodestra.

A rigor di logica, chi ha lo stesso interesse a massimizzare i propri risultati, ma a destra, è Fratelli d’Italia. Come in uno specchio, il primo partito della coalizione, nelle città in cui vince il centrodestra, è il partito di Giorgia Meloni. A parte Monza e Barletta, Fdi brucia Lega e Forza sia dove si vince sia dove si perde. Letta in passato ha provato a parlare con Giorgia Meloni, ma la leader di Fdi è stata chiara: "Non svendo il Paese per qualche parlamentare in più".

Legge elettorale, c'è la proposta M5s per il proporzionale: "Si fa in un mese"

Qualcuno favorevole al proporzionale c’è dentro Forza Italia. Uno di questi è il sentore Andrea Cangini, che a Today, ha commentato: "Sono un paio d'anni, senza pensare a Forza Italia in quanto tale, che sarebbe opportuno, in modo che ciascun partito possa andare avanti con il processo di definizione della propria identità. Così mi pare una forzatura che non regge, le premesse sulle quali si era andati avanti col maggioritario non si sono realizzate". Cangini ci ha provato in varie occasioni a porre sul tavolo azzurro il tema della riforma proporzionale ma ai vertici del partito ci sono il coordinatore nazionale Antonio Tajani e la neo coordinatrice della Lombardia Licia Ronzulli, che sono i massimi esponenti dell’area sovranista. Dunque da sempre tesi a portare avanti l’asse con Lega e Fratelli d’Italia al grido "Uniti si vince". E in questo momento il ragionamento che si fa dentro Fi è proprio quello: vincere a tutti i costi per ottimizzare la presenza di forzisti nelle Aule, attraverso un patto con gli altri leader, piuttosto che rischiare una Caporetto andando da soli.

Andrea Cangini - Foto Ansa-2

Così oggi l’interlocutore di Letta è la Lega. Salvini ha detto che sarebbe "irrispettoso cambiarla prima del voto" ma forti parlamentari dicono che il leader del carroccio è contrario più per paura di passare per chi fa l’inciucio con la sinistra che non per convinzione politica. Anzi, tra i veri temi su cui si consuma la spaccatura interna della Lega, c’è proprio il cambio della legge elettorale. La parte dei governisti sarebbe allineata con Letta. Per loro l’esperimento della Lega nazionale ha fallito. Le Comunali lo hanno certificato e ora potrebbe partire un pressing su Salvini per tornare a conquistare l’elettorato tradizionale del Carroccio. C’è da capire dunque se qualcuno risponderà all’appello di Enrico Letta che è possibile, arrivi già in settimana, giovedì, in occasione della prossima direzione nazionale di partito.   

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