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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Pancioni in rivolta nell'isola dove sarà "vietato" partorire

L'8 marzo a La Maddalena, in Sardegna, sarà ricordato per la protesta delle future mamme contro la chiusura dell'ospedale Paolo Merlo. "Motivi economici" spiega la Regione. "Il risultato è che per partorire dovremo fare 25 minuti di traghetto e un'ora di auto"

LA MADDALENA (SASSARI) - "Un Paese civile dovrebbe costruire nuovi ospedali non chiuderli!". Il messaggio, forte e chiaro, arriva dall'isola de La Maddalena, in Sardegna, ed è il 'titolo' della petizione su Change.org per salvare l'ospedale Paolo Merlo. La Festa della donna nel paradiso sardo è stata all'insegna della protesta delle future mamme che, pancione in mostra, hanno organizzato una manifestazione davanti al punto nascita che la Regione ha deciso di cancellare per - motivazione ufficiale - "mancanza di numeri".

LA CHIUSURA DEL PUNTO NASCITA - In epoca di spending review la sanità, infatti, è chiamata a far quadrare i conti come fosse una normale impresa: il risultato, quindi, è che i "troppi pochi parti" che avvengono nella sempre meno popolosa isola non giustificherebbero i costi per mantenere in funzione la struttura. Da qui la decisione del ministero della Salute e della regione Sardegna di spostare, di fatto, i parti all'ospedale Giovanni Paolo II di Olbia. 

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LA SITUAZIONE - Il punto nascita rimarrà operativo solo per le urgenze. Da qui la protesta esplosa con una videodenuncia inviata direttamente al ministro Beatrice Lorenzin. Così l'8 marzo a La Maddalena sarà ricordato per la "protesta dei pancioni" sui quali le future mamme, pennarello alla mano, hanno scritto di messaggi di 'guerra':

"Non sono un pacco"; "non sono ancora nato e già mi negate i diritti"; e ancora "per questa lotta ci mettiamo la pancia".

LA LETTERA AL GOVERNO - "Quanto vale una vita umana? Lo chiediamo a lei signor ministro perché la politica ragiona solo con i numeri e le statistiche". Inizia così la lettera delle future mamma al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

Il nostro ospedale  è stato una conquista di civiltà dei nostri padri che hanno voluto garantire il diritto alla salute a tutti gli abitanti dell’isola. Abitanti che per raggiungere la terraferma hanno a disposizione dei traghetti che partono ogni mezzora di giorno e ogni ora di notte, condizioni meteo permettendo. Le chiediamo aiuto perché oggi la politica vuole decidere sulla vita. Ha deciso che non dobbiamo più partorire nel nostro paese, nel nostro ospedale. Ha deciso che il nostro punto nascita deve essere chiuso e che solo in casi di emergenza i nostri figli potranno nascere alla Maddalena. Ma dopo due o tre ore dovremo essere trasferite a Olbia, affrontando un viaggio che comprende 20-25 minuti di traghetto e 45 minuti di strada. Viaggeremo su due ambulanze separate, una per la mamma e una per il bambino, mettendo in pericolo le vite di entrambi.

L'INTERROGAZIONE AL MINISTRO - A portare a Roma le richieste delle future mamme la senatrice del M5s Manuela Serra, che in un'interrogazione alla ministra Lorenzin chiede che "il governo intervenga per garantire l'apertura del punto nascita. La scelta di chiuderlo rischia - spiega la parlamentare sarda - di produrre conseguenze sfavorevoli per gli abitanti: il vento, che spesso soffia impetuoso sull'isola per gran parte dei giorni dell'anno, rende difficili gli spostamenti in elicottero o traghetto, tanto da costituire un serio rischio in caso di complicazioni della gravidanza". Per questo, "chiediamo di rendere obbligatorio per le Regioni, e non solo facoltativo, l'istituzione di presidi ospedalieri di base nei luoghi qualificabili come 'zone particolarmente disagiate', come nel caso del Comune di La Maddalena".

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