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Venerdì, 19 Aprile 2024
Stallo

Elezioni Quirinale: finalissima Draghi-Casini

Tutto in alto mare. La situazione può ridursi al testa a testa tra premier ed ex presidente della Camera. Non sono escluse sorprese, ma la strada che porta ad altri nomi terzi condivisi più che stretta è piena di buche (e nessun partito vuole cadere malamente)

Oggi non se ne fa nulla. Tutto in alto mare. E la situazione sembra ridursi a Casini o Draghi, testa a testa, come ipotizzato peraltro da molti osservatori da giorni. Non sono escluse sorprese, ma la strada che porta ad altri nomi terzi, condivisi, più che stretta è piena di buche (e nessun partito vuole cadere malamente pregiudicando il proprio futuro in vista della lunghissima campagna elettorale verso le elezioni politiche). Un primo punto fermo lo mette intanto Enrico Letta, quando ieri sera assicura ai gruppi: "Non ci sarà un Presidente della Repubblica di destra, questa è già una nostra vittoria. Venerdì voteremo un profilo non di parte e autorevole". Oggi il centrosinistra voterà scheda bianca, e forse anche Lega e Forza Italia. L’opzione Casini divide il centrodestra, quella Draghi divide il centrosinistra.

Elezioni Quirinale: Draghi o casini in pole position (ma solo venerdì)

Fumata nera ieri al terzo scrutinio, l'ultimo dove per raggiungere il quorum servivano 673 voti. Calano a 412 le schede bianche al quarto scrutinio per l'elezione del presidente della Repubblica. Un piccolo segnale che le cose si sono messe in moto.

Per spostare gli equilibri di una partita bloccata serviva il collasso di una coalizione, succede al centrodestra: è questa la lettura che dà Repubblica per la giornata di ieri. Vero in parte, Fratelli d'Italia "litigando" con Salvini, prima invitandolo a scegliere un nome della rosa a tre proposta il giorno prima (Pera, Nordio, Moratti) oppure Casellati, poi visto il diniego virando su Crosetto, dà la sensazione che Meloni e Salvini abbiano ormai piani diversi e non abbiano più interesse a procedere di pari passo. Il segretario del Carroccio tratta con tutti, alla ricerca di quel nome che possa far uscire dallo stallo (Cassese? Belloni? Ci credono in pochi). Non è detto che lo troverà tra altri nomi per ora tenuti nascosti. Conigli dal cilindro non è facile immaginarne.

Matteo Salvini è quello rischia di più. È lui che si è assunto ben volentieri il ruolo di kingmaker, anche con i suoi alleati del centrodestra. Il leader della Lega ha preferito mantenere saldo il rapporto con i berlusconiani in vista anche della trattativa notturna con il centrosinistra. Da questo passaggio sul Quirinale dipende infatti molto, moltissimo: addirittura "il suo futuro politico", scrive il Sole 24 Ore, perché "l’uscita di scena di Berlusconi, con il quale si è sentito anche ieri per ricevere il mandato a trattare, gli offre forse l’opportunità di recuperare punti nei confronti di Meloni. Ma Salvini non può neppure permettersi di rompere con la leader di Fdi, spianandogli la strada per un anno di campagna elettorale".

Il dilemma di Salvini è sempre lo stesso: cercare un candidato di consenso o tentare la prova di forza insieme alla sua coalizione? Sembra prevalere la linea della prudenza: niente colpi di mano e negoziato a oltranza (nei limiti) con il centrosinistra.

"Il punto di caduta è Casini"

"Il punto di caduta è Casini", spiega ai cronisti una fonte di Forza Italia. L'ex presidente della Camera non è di certo il candidato che il centrodestra sperava di poter eleggere, ma resta comunque un nome che, pur non piacendo a tutti, parla da sempre con tutti (e anche con Berlusconi il rapporto è stato ampiamente ricucito). Ottimo il suo rapporto personale con Ugo Zampetti, segretario generale al Quirinale e con Luigi Di Maio.

"Se domani si va al muro contro muro tra centrodestra e centrosinistra, si rischia di spaccare seriamente la maggioranza. Cerchiamo un nome condiviso tra centrodestra e centrosinistra", dice il ministro degli Esteri, interpellato sugli scenari in vista della quarta votazione per l'elezione del presidente della Repubblica, a margine dei lavori alla Camera sul Quirinale.

Il nome che potrebbe far uscire tutti dallo stallo resta dunque Pier Ferdinando Casini. Nome non tra i favoriti di Letta, ma sarebbe Casini "il candidato più accreditato tra i dem per tenere unita la maggioranza che sostiene il governo Draghi" secondo la Stampa. Le frasi di Letta confermano la svolta: "Dobbiamo fare tutto per tutelare Draghi in qualsiasi ruolo". Il nome di Casini ha grandi sponsor nel Pd, come Dario Franceschini, piace ai cattolici, "ma non è il candidato del segretario. Un particolare non da poco. La sua elezione sarebbe la vittoria di Matteo Renzi e non di Letta". 

La rosa di nomi del centrosinistra su cui la destra ha posto il veto

Casini ha secondo il quotidiano torinese "una rete di amicizie personali e di alleanze che al momento opportuno – e cioè da domani – potrebbero trasformarsi in una coalizione". Anche solo per un giorno, quello della quinta votazione. Vorrebbe dire 7 anni al Quirinale per l'ex doroteo. 

Negli ultimi sei mesi Casini si è limitato a pochissimi comunicati stampa: uno per felicitarsi della liberazione di Patrick Zaki, uno per rendere omaggio a Desmond Tutu, poi un messaggio di cordoglio per la morte del fratello di Ignazio La Russa. Negli ultimi giorni, qualche battuta con i giornalisti e poco altro. Su tutto il resto silenzio assoluto, in piena coerenza con la sua vecchia scuola politica. Non si espone perché sa bene, da vecchia volpe dell'agone, che è inutile. Solo venerdì mattina, quando la quinta votazione si avvicinerà, si entrerà nel vivo.

"A questo punto, dal punto di vista istituzionale, io sono un soggetto passivo e non attivo. Sto a casa con le mie figlie. Ho deciso di non parlare più, di non mandare messaggi, di non fare più niente" dice a Repubblica Casini, intercettato al telefono. "Dovete capire che in questo momento, una parola è poca e due sono troppe. E comunque a questo punto non so più niente. E soprattutto non voglio sapere più niente. Si vedrà". Purissima Dc, nella sostanza e anche nella forma.

Mario Draghi resta in pista

Non sembra invece che sta giocando le sue carte nel modo più efficace (finora, poi tutto può cambiare in un amen), Giuseppe Conte, che avrebbe in teoria in mano il pacchetto di voti più ampio, oltre 200. Conte continua a mostrarsi ostile a Draghi, tanto da aver concordato con Beppe Grillo una linea che punta a inchiodarlo a Palazzo Chigi e suona così: serve stabilità ai vertici dell’esecutivo. In molti pensano che avrebbe potuto gestire in modo più incisivo questa fase. Invece il Ms è appeso alle scelte di altri senza aver un piano chiaro da proporre per superare stalli e veti incrociati.

Mario Draghi resta sempre e comunque in pista. Salvini potrebbe arrivare al punto di capire che proporre il premier per il Colle è una scelta su cui Fdi non sarebbe ostile. Gli permetterebbe di salvare la coalizione, e se il segretario del Carroccio nel nuovo governo riuscisse a piazzare un nome a lui gradito al Quirinale o alla Difesa, potrebbe gestire da una posizione di forza la campagna elettorale. Senza avere le mani libere che avrebbe Giorgia Meloni sempre all'opposizione, ma meglio di niente. 

In favore della soluzione Draghi, ci sono anche i centristi di Coraggio Italia e il leader di Italia Viva Matteo Renzi, con il quale non a caso Letta ha ripristinato in queste ore un asse privilegiato. Casini o Draghi dunque. A meno di sorprese. L'eventuale "carta coperta" forse è stata così ben nascosta che nessuno si ricorda più dove sia stata messa. 

Un primo importante avvicinamento delle posizioni ci sarà oggi dall’atteso vertice tra i leader della Lega, del Pd e del M5s. Saranno dunque Matteo Salvini, Enrico Letta e Giuseppe Conte a provare un compromesso ed evitare che i veti incrociati mandino in tilt il parlamento. La sensazione è che domani, in occasione della quinta votazione, ci sarà il nome del nuovo Capo dello Stato. Un cognome di sei lettere.

Casini ha un profilo più parlamentare di Draghi, lo conoscono personalmente in tanti, alcuni grandi elettori da decenni. Potrebbe essere il suo vantaggio. Circola anche un'ipotesi inedita. Se Draghi dovesse superare le resistenze di Salvini (e anche quelle del Cavaliere) e finire sul Colle più alto, a Palazzo Chigi potrebbe finire proprio uno degli altri due candidati di queste ore: Casini. Fino a una settimana fa, fantapolitica. Oggi molto meno. 

Alle 11 si ricomincia.

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