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Sabato, 20 Aprile 2024
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"L’autogol del centrodestra" e i nomi in penombra in pole per il Quirinale

"Elisabetta Belloni non è per niente fuori luogo come Presidente della Repubblica" ha detto il deputato di Fi Elio Vito a Today

"La scriteriata decisione dei leader del centrodestra di non partecipare alla votazione, ha dimostrato solo che il centrosinistra, con 538 votanti, è autosufficiente per eleggere il Presidente della Repubblica". Lo scrive su Twitter Elio Vito, deputato di Forza Italia, che poi a Today spiega: dopo il segnale dei voti su Guido Crosetto della terza giornata, quello di oggi è proprio un autogol della destra. "L’astensione è un modo per nascondere debolezza del centrodestra, ma è anche stato un tentativo di far vedere che possono essere determinanti. Invece è stato un autogol privo di senso istituzionale e il centrosinistra ha dimostrato che, se volesse, potrebbe decidere il Presidente della Repubblica".

Elio Vito - foto Ansa-2

Vito mette insieme i numeri della giornata odierna: Sergio Mattarella (166 voti), Nino di Matteo (56), le schede bianche (261) più tutti gli altri nomi minoritari e le schede con i vari dispersi. Tolti il suo voto e quello di Vittorio Sgarbi, gli altri, secondo l’ex ministro forzista, sono tutti voti del centrosinistra che, a questo punto, tenendo conto delle fluttuanti quotazioni delle ultime ore di trattativa, potrebbero anche essere tradotte con l’elezione di Elisabetta Belloni, il cui nome, precisa sempre Elio Vito, non è per niente fuori luogo. "Non è lei che dirige i Servizi segreti, ma, per definizione, il Presidente del Consiglio ed è giusto così. Lei è una diplomatica e non sarebbe inopportuna come Presidente della Repubblica".

Quello della Belloni non sarebbe un nome buttato lì. Dopo il tramonto di Pier Ferdinando Casini, sul tavolo, insieme a quelli di Cassese e Mattarella, prende quota il nome di colei che guida il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Una larga parte del centrosinistra sarebbe anche pronta a votarla. Secondo fonti interne al Movimento 5 Stelle, l’aumento dei voti per Mattarella sono un segnale per il presidente Giuseppe Conte, che adesso non può più fare finta di non avere al suo interno un fronte che non accetta compromessi: o un nome davvero di alto livello e super partes oppure c’è solo il Mattarella bis. Attenzione però. La Belloni potrebbe rispondere a quel profilo. Infatti, sempre secondo fornti parlamentari M5S, quei 166 voti, che sarebbero tutti i parlamentari vicini a Luigi Di Maio più una parte di Partito democratico, si sposterebbero facilmente su Belloni al primo cenno di Di Maio e Letta. Il problema rischia di essere il centrodestra.

La campagna elettorale della Casellati

Per Vito, Belloni potrebbe raccogliere consenso anche in un centrodestra sempre più diviso. Non è un caso che Forza Italia e Udc hanno anticipato la riunione dei vertici del centrodestra con un incontro ristretto fra azzurri e cattolici popolari. Di cosa devono discutere? Nessuno sembra saperlo. Sicuramente si potrà affrontare un altro nodo, quello della presidente del Sentato Elisabetta Casellati, che non solo è ancora un nome sul tavolo, ma avrebbe anche cominciato a darsi da fare per farsi eleggere, sulla scia di Mario Draghi. Sarebbe infatti stata proprio la seconda carica dello Stato ieri ad alzare il telefono per contattare i parlamentari di Forza Italia, chiedendo chiarimenti e invitandoli a rilanciare il su nome sui tavoli di centrodestra prima e con tutte le forze politiche poi. Ma dubbi ce ne sono molti. Intanto si fa attenzione a non bruciare il suo nome. Sarebbe un grave sgarbo istituzionale e ad oggi certe creanze, per fortuna, sono ancora vive all’’interno della politica italiana. Ma il vero nemico della Casellati sono i franchi tiratori interni al centrodestra e il dubbio su quanto consenso possa attrarre nel centrosinistra. E’ sicuramente una figura istituzionale, per cui il suo lavoro è stato apprezzato anche a sinistra.

Casini: una tegola per Salvini

Rimangono sempre nell’aria i nomi di Sergio Mattarella, Sabino Cassese e il Premier Mario Draghi. Casini oggi ha preso tre voti, quando il giorno prima ne aveva presi 52. Un calo che confermerebbe il tramonto del suo nome. Ma Casini è un nome da non sottovalutare. Lo voterebbero a destra, al centro e a sinistra. Tolta una parte del Movimento 5 Stelle e Alternativa, Casini ha solo un problema: ha contro una parte dei parlamentari della Lega, preoccupati della reazione della base elettorale. Salvini ha capito che quel fronte interno non lo seguirebbe e dunque il rischio di buttare Casini nelle urne al di fuori del catafalco è un rischio enorme. Le trattative continuano. L’asse più importante è quello fra Salvini e Letta. Sono loro a garantire ognuno per la propria coalizione di riferimento. Se trovano l’accordo loro due è fatta.

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