rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
La decisione

Bocciato il referendum sulla cannabis, "sì" a 5 quesiti sulla giustizia

L'annuncio dato dal presidente della Consulta, Giuliano Amato. Otto, complessivamente, i quesiti presentati alla Corte. Tutte le decisioni e le motivazioni

"No" al referendum sulla cannabis. La Consulta lo ha dichiarato inammissibile. Ad annunciarlo è stato lo stesso presidente Giuliano Amato, in conferenza stampa al termine della camera di consiglio. Inammissibile anche il quesito referendario sulla responsabilità civile diretta delle toghe. Ammissibile invece quello sul voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazione dei magistrati.

In mattinata erano già stati dichiarati ammissibili altri quattro quesiti

  • Abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità (Il quesito propone l'abolizione del decreto legislativo Severino sulla incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna);
  • Limitazione delle misure cautelari (si propone di limitare la carcerazione preventiva per il pericolo di "recidiva" solo ai reati più gravi);
  • Separazione delle funzioni dei magistrati (si propone lo stop totale alla possibilità per i magistrati di passare, nel corso della carriera, dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa);
  • Eliminazione delle liste di presentatori per l'elezione dei togati del Csm (abrogazione dell'obbligo, per un magistrato che intende candidarsi alle elezioni per i togati al Csm, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura).

I quesiti, spiega una nota la Consulta, "sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l'ordinamento costituzionale esclude il ricorso all'istituto referendario".

I "sì" e i "no" della Consulta ai referendum, le stoccate di Amato e i litigi dei partiti

Ieri invece era stato bocciato il referendum sull'eutanasia  - tecnicamente sulla "Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)” - perché "a seguito dell'abrogazione, ancorché parziale, della norma sull'omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili". Per il deposito della sentenza bisognerà attendere qualche giorno. 

"Considero un dovere della Corte spiegare le decisioni che prende, mi piace che si parli e si spieghi. Ho fatto tanti mestieri e ho lavorato anche nei giornali, so quanto sia importante formare l'opinione dei propri lettori. Bisogna conoscere i temi per spiegarli bene", dice Amato. 

Amato spiega le decisioni della Consulta e non risparmia critiche a Camera e Senato. "Il nostro Parlamento - dice - forse sarà troppo occupato dalle questioni economiche ma forse non dedica abbastanza tempo a cercare di trovare la soluzione su questi temi valoriali. E' fondamentale che in Parlamento capiscano che se questi temi escono dal loro ordine del giorno - termina- possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale". Per Amato "la collaborazione con il Parlamento deve trovare procedure diverse dal monito che mettiamo nella nostra decisione, perché è evidente che questo non basta. Non possiamo essere coinvolti nell'attività legislativa, andremmo oltre i nostri compiti e non dobbiamo, ma avere un rapporto attraverso incontri in cui ci si parla, ci si spiega a voce, non è detto che noi siamo così chiari da non dover dare spiegazioni, questo è un tema".

"Noi non possiamo cambiare, toccare il quesito referendario, il quesito è questo: noi dobbiamo valutare se non lascia scoperti valori e diritti costituzionali irrinunciabili, questo è il punto", rimarca Amato.

I quesiti bocciati e il perché

1 - Sostanze stupefacenti

"Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum, io dico, sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis". Ha voluto rimarcare Amato nel corso della conferenza stampa. "Vi basti dire - ha spiegato - che il quesito è articolato in tre sottoquesiti e il primo relativo all'articolo 73 comma 1 della legge sulla droga prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, ma la cannabis è alla tabella 2, quelle includono il papavero la coca, le cosiddette droghe pesanti- Già questo - ha osservato Amato - è sufficiente a farci violare obblighi internazionali plurimi che abbiamo e che sono un limite indiscutibile dei referendum. Poi ci portano a constatare la inidoneità rispetto allo scopo perseguito perché il quesito non tocca altre disposizioni che rimangono in piedi e che prevedono la responsabilità penale delle stesse condotte".

2 - Eutanasia

"Leggere che chi ha deciso non sa cosa sia la sofferenza, mi ha ferito. Ha ferito tutti noi", sottolinea Amato, che aggiunge: "L'uso della parola 'eutanasia' ha portato a questo. Era un quesito sull'omicidio del consenziente e sarebbe stato lecito in casi più numerosi di quelli dell'eutanasia". Proprio perché apriva le maglie a più casi, secondo quanto spiegato da Amato, la Corte l'ha giudicato non ammissibile e ha passato la parola al Parlamento. "Non è che se il Parlamento non lo fa... Io non ho problemi a farlo ma il quesito referendario apriva aree di impunibilità... Il primo ragazzo diciottenne che arriva a decidere che vuole farla finita e trova un altro ragazzo come lui che glielo fa... Allora è bene che si esprima il Parlamento, siamo tutti responsabili".  

Amato sottolinea che il quesito non riguarda solo chi soffre ma "è un referendum che apre l'immunità penale a chiunque uccide qualcuno altro con il suo consenso, indipendentemente che soffra o no. Questo è ingiusto, occorre ridimensionare il tema dell'eutanasia alle persone cui questa nozione si applica, coloro che soffrono come coloro per i quali abbiamo ammesso il suicidio assistito. Questo noi sulla base del quesito referendario non lo potevamo fare. Lo può fare il Parlamento".

3 - Responsabilità civile dei magistrati

Amato spiega poi che il referendum sulla responsabilità diretta dei magistrati è stato bocciato perché "essendo fondamentalmente sempre stata la regola per i magistrati quella della responsabilità indiretta, l'introduzione della responsabilità diretta rende il referendum più che abrogativo. Qui - sottolinea - stiamo parlando della responsabilità dei magistrati per i quali la regola diversamente da altri funzionari pubblici era sempre stata della responsabilità indiretta". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bocciato il referendum sulla cannabis, "sì" a 5 quesiti sulla giustizia

Today è in caricamento