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Giovedì, 25 Aprile 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Perché bisogna firmare il referendum sulla cannabis

La cannabis non è una questione da banalizzare per almeno due motivi. Primo perché c’è un pezzo di Paese che sente l’esigenza di legalizzarla o quanto meno sente l'esigenza di parlarne, altrimenti non ci ritroveremmo con 330mila firme raccolte in tre giorni per consentire un referendum sulla legalizzazione della cannabis in Italia. Secondo perché ci sono una serie di malati con problemi di vario genere, dagli oncologici agli psichiatrici, che traggono beneficio dalla cannabis medica il cui bisogno annuale, secondo l’Associazione pazienti cannabis italiana, è stimato in 3mila chili all'anno. Ma lo Stato, attraverso il Ministero della Salute, ne distribuisce meno alle farmacie private e agli ospedali. Allora il primo sforzo da fare è uscire dall’idea stereotipata che la cannabis libera sia un regalo solo a chi ne faccia un uso ludico. Qui si parla di un problema sanitario e di una esigenza sentita nel Paese. 

Certo il fatto che si legalizzi la coltivazione domestica anche per uso personale esula dal discorso sanitario. Dunque, se vincesse il referendum, chiunque potrebbe coltivare in casa 4 piante femmine, cioè quelle che possiedono le più alte dosi di THC, il principio attivo. 

I detrattori sostengono che l'aumento di disponibilità di sostanze produce un aumento di consumo. È vero? È una mezza verità. Se c’è stato questo riscontro in alcuni Paesi dove le droghe leggere sono state legalizzate, è anche vero il contrario. Infatti uno studio del 2019 pubblicato su Jama Pediatrics (nota rivista medico-scientifica) nelle aree del Nord America, ha analizzato la situazione nello stato di Washington, concludendo che la legalizzazione della cannabis non ha portato un aumento di consumo tra gli adolescenti; mentre ricerche in altre zone, come ad esempio in Colorado, hanno portato a confermare come il via alla legalizzazione abbia portato ad un aumento di consumo. In Canada non ci sarebbero stati aumenti. Insomma l'equazione legalizzazione uguale aumento di consumo non ha sempre lo stesso risultato. E se è una questione sanitaria, allora perché non dichiariamo guerra all’alcol, al cibo spazzatura, al fumo da sigaretta? C’è una grande ipocrisia di fondo dietro ad alcune remore di chi è contrario alla legalizzazione. 

Referendum cannabis: come firmare online

C’è poi il tema giustizia. In Italia circa il 30% dei detenuti è in carcere con accuse legate allo spaccio di modeste dosi di stupefacente. Nelle città ci sono Procure sommerse di questi processi infiniti ed è forse ora di cominciare a chiedersi se ci sta bene che vengano impiegate tutte queste energie da parte dei funzionari delle forze dell’ordine per arrestare gli spacciatori. 

Tuttavia non possiamo neppure cassare tutte le ragioni di chi si vuole opporre. La cannabis non è camomilla. Come specifica l’Iss (Istituto superiore della sanità) Salute, “la Cannabis è una sostanza chimica farmacologicamente attiva, dotata di azione psicotropa, ovvero capace di modificare lo stato psico-fisico di una persona (percezione, umore, coscienza, comportamento). Si stima che circa il 10% di chi la usa sviluppi una sindrome da dipendenza da Cannabis, caratterizzata dall'incapacità di smettere di utilizzarla nonostante la consapevolezza dei suoi effetti negativi. Questa proporzione sale al 17% se si tratta di adolescenti e al 25-50% se il consumo è quotidiano”. Tra gli effetti indesiderati di lungo termine ci sono:

  • riduzione della memoria
  • diminuzione della capacità di pensiero e di soluzione dei problemi
  • riduzione dei riflessi
  • alterazione della coordinazione dei movimenti
  • alterazione del senso del tempo
  • alterazione della percezione dei colori o dei suoni
  • alterazioni dell’umore
  • allucinazioni e psicosi (in dosi elevate)

Dunque, anche chi fosse a favore, non dovrebbe comunque mai perdere di vista il problema della tossicodipendenza. Una tragedia vera per le famiglie. Ma, visto che veniamo da decenni di proibizionismo, il dubbio che la guerra allo spaccio sia l’arma migliore per aiutare i giovani con problemi di dipendenza, è lecito. 

Allora la cannabis è dannosa? Sicuramente lo è fare finta che il problema non esista, lo è vedere un Parlamento che fa orecchie da mercante, nonostante un pezzo di Paese esprima delle esigenze. Ecco perché serve votare per il referendum. Almeno, mentre il testo base giace in Commissione e rischia di essere sotterrato, l’Italia avrebbe l’occasione di parlarne e confrontarsi sul tema. Poi saranno gli elettori a decidere, ma almeno ci aspetterebbero mesi di dialettica su un tema che i politici non sentono, ma il Paese sì. La dialettica è un bene sempre, anche quando, ahinoi, è la conseguenza di un Parlamento che rinuncia alla mediazione.
 

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