rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

D'Alema sfida Renzi e Boschi: il No al referendum al 51%

L'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema riunisce il comitato del No alla riforma costituzionale e spacca il Pd: il Governo sposta la data del referendum a Dicembre. Le ultime rilevazioni dell'istituto Piepoli certificano il trend in crollo del sì visto in sostanziale vantaggio fino alla primavera

D'Alema guida la fronda interna al Pd e il Governo batte in ritirata sul referendum: slitta la data della consultazione popolare a cui Renzi aveva legato (salvo poi ritrattare) il futuro della sua carriera politica e dell'esecutivo mentre D'Alema attacca: Trovo sgradevole che il governo non decida la data del referendum, perché dà la sensazione di una furbizia. La realtà, ha aggiunto, "è che era tutto pensato per un plebiscito personale in un'escalation referendum ed elezioni, ma la situazione è cambiata e non si ha più chiaro in mente che cosa si vuol fare. La vittoria del No - ha sottolineato l'ex presidente del consiglio - segnerebbe la fine del partito della Nazione renziano. Il che sarebbe un bene per il Pd e per il Paese". 

Incertezza politica, blocco delle riforme, crisi di Governo e nuove elezioni. Gli italiani potranno dire la loro sulla trasformazione del bicameralisimo tricolore che modifica il Senato elettivo solo quando in Italia sarà già quasi dicembre. Il ministro Boschi ha chiarito dal palco della festa dell'Unità di Torino come il Governo abbia tempo fino al 13 settembre per stabilire la data del voto che sì svolgerà in una data compresa tra 50 e 70 giorni: un autunno caldissimo che annuncia un inverno pieno di incertezze per il proseguio del mandato di Matteo Renzi.

 sondaggi, come accertato dagli istituti demoscopici all'unisono, vedono gli italiani sostanzialmenti spaccati, ma il trend di chi si dice contrario alla riforma è in netta crescita toccando il 51%. Il referendum sulle riforme costituzionali, approvate dopo una strenua battaglia in Parlamento, trasformato dallo stesso premier in un plebiscito sul suo operato, rischia di gettare il Paese nell'incertezza. Dai risultati di un sondaggio dell'istituto Piepoli pubblicato dalla stampa emerge anche come il voto interessi gli italiani: i votanti potrebbero essere almeno il 70% degli aventi diritto, cioè tra i 30 e i 35 milioni di elettori, in controtendenza rispetto al trend delle ultime chiamate alle urne. 

In sostegno del "Sì" arriva la lettera appello della "Sinistra per il sì", che il 2 ottobre farà la sua assemblea a Milano. Tra i primi a firmare Luigi Berlinguer, Cassano, Chiti, Damiano, De Micheli, Fassino, Finocchiaro, Gualtieri, Kustermann, Marini, Martina, Mauri, Orfini, Orlando, Pittella, Pizzetti, Ronchi, Staino, Tronti, Veca, Verducci, Zavoli ed il governatore del Lazio Nicola Zingaretti.
Ma lo stesso Partito Democratico si presenta diviso: è l'ex premier Massimo D'Alema che riunisce al Cinema Farnese i comitati unitari di "centrosinistra per il No" e muove le accuse ad un premier  che ha "snaturato il confronto referendario", volendo dar vita ad "una sorta di partito unico di governo, posizionato al centro, che si concepisce come alternativo alla destra e alla sinistra", alterando così "il profilo costitutivo del PD quale partito di centrosinistra".  D'Alema ha lanciato una proposta di riforma della Costituzione "limitata e condivisa" anzichè "questo pastrocchio che spacca il Paese" ha detto lo stesso ex presidente del Consiglio, concludendo il suo intervento all'assemblea per il "No" al cinema Farnese.

Maria Elena Boschi

Una posizione, quella dell’ex presidente del Consiglio, che ha infiammato gli animi, suscitando la replica di altri due fondatori del Pd: Dario Franceschini e Piero Fassino. "A D’Alema, potrei dire di guardarsi alle spalle: ci sono le migliaia e migliaia di parole spese per invocare il superamento del bicameralismo, per chiedere più poteri per il premier, per chiedere la riduzione dei parlamentari. Tutte cose che ci sono nella riforma"
A firmare il documento per il no gli esponenti del Pd meno ortodossi, quelli più lontani dall’universo di Matteo Renzi: gli ex Ds, o addirittura ex Pci Corsini, Dirindin, Manconi, Micheloni, Mucchetti, Ricchiutti, Tocci, Bossa, Capodicasa, Monaco. 
Una firma con il distinguo: il no al referendum non vuole essere una spallata all'esecutivo, nè innescherebbe una crisi di Governo, un'automatismo sostenuto invece dalle opposizioni, con il leghista Roberto Calderoli che sostiene come "ormai milioni di cittadini si stanno mobilitando per difendere la sovranità popolare e far vincere il NO al pasticcio centralista e liberticida". 

Da Forza Italia è Renato Brunetta a lanciare il tema dei sondaggi che, all'unisono, vedono il vantaggio dei sostenitori del sì alle riforme erodersi fino ad identificare negli elettori tradizionalmente di centrodestra il vero ruolo decisivo sull'esito. Il sì, visto in sostanziale vantaggio fino alla primavera, nelle ultime rilevazione dell'istituto Piepoli tocca il suo minimo attestandosi al 49%. 

IL QUESITO UNICO: ECCO COSA CAMBIA

Il testo della riforma Boschi introduce diverse novità, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre un referendum. LA GUIDA DI TODAY AL REFERENDUM COSTITUZIONALE

In Evidenza

Potrebbe interessarti

D'Alema sfida Renzi e Boschi: il No al referendum al 51%

Today è in caricamento