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Giovedì, 25 Aprile 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Sul referendum c’è silenzio ma nessuno può dare lezioni di democrazia

Come si può negare che ci sia un grande silenzio intorno al tema del referendum sulla giustizia? Stiamo parlando di cinque quesiti che cambierebbero non di poco la giustizia italiana. Uno di questi, il secondo, farebbe cadere uno dei tre pilastri su cui si regge la richiesta delle misure cautelari di un pm; un’altra cambierebbe la carriera dei magistrati, che dovrebbero scegliere una volta per tutta la vita: fare i giudici o gli accusatori. Certo, non risolverebbero l’annoso problema dei tempi biblici della giustizia italiana, soprattutto quella civile, ma sono cambiamenti per la vita degli italiani. Sono cinque referendum con il quale il popolo può decidere di cambiare le cose. Se ne dovrebbe parlare ogni giorno a partire dagli orari di punta in cui le persone sono a casa a mangiare. Invece nei programmi tv, si vede solo qualcosa nella fascia oraria dedicata a chi soffre di insonnia. Incredibile. Eppure è così. 

Anche l'altro giorno il leader della Lega ha detto come le "televisioni stanno indegnamente censurando e nascondendo (i referendum) perchè hanno paura del voto degli italiani". Qualcosa si è cominciato a vedere in Rai nell'ultima settimana, mentre il senatore Roberto Calderoli è da giorni in sciopero della fame per denunciare il silenzio mediatico, politico e istituzionale che, a sua detta, boicotta i quesiti. Tutto in attesa che si esprimano anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il silenzio è un’arma ed è anche delle più subdole perché ci incatena, ci sottrae un avversario con cui dibattere, ci toglie il confronto e ci priva dunque della possibilità di spiegare i perché. Oggi chi ha promosso i referendum non ha nessuno contro cui dibattere per fare valere la fondatezza delle proprie idee. Il silenzio anestetizza un elettorato già ampiamente in crisi di valori e apatico. È lo strumento perfetto per mandare in malora un giorno importante come quello in cui un popolo intero viene chiamato ad esprimersi per cambiare direttamente delle leggi. 

Fa bene la Lega a fare rumore. Fa bene anche Calderoli a fare lo sciopero, del quale Marco Pannella aveva fatto la più grande freccia al suo arco. Perché quando il sistema è contro di te e ti vuole boicottare, serve richiamare l’attenzione di tutti ad ogni costo. Certo però, resta l’amaro in bocca nel vedere come la Lega si spenda per avere più democraticità nel dibattito politico, salvo poi essere i primi a mettere il silenziatore quando le battaglie sono quelle degli altri. Non mi pare di ricordare grandi azioni per la democrazia e la libertà di espressione quando sul tavolo c’erano i temi della cannabis e dell’eutanasia. Sarebbe invece bene che la lezione di Marco Pannella, evocato direttamente da Roberto Calderoli, fosse applicata sempre, come modo di intendere la politica. Con quel rispetto verso le opinioni altrui che dovrebbe caratterizzare il pensiero liberale e democratico e che è rappresentato da una frase: "Non sono d'accordo su ciò che dici, ma darei la vita affinché tu possa dirlo”. Una frase attribuita a Voltaire, ma che in verità appartiene alla scrittrice Evelyn Hall, che la riporta in un libro dedicato proprio allo scrittore francese. 
 

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