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Giovedì, 25 Aprile 2024
Caso politico

Matrimonio egualitario: il referendum che spacca Pd e centrosinistra 

Movimento 5 Stelle pronto a metterlo nel programma elettorale. Pini (Pd): "Preoccupante che nel mio partito non se ne parli". Maiorino (M5s) si appella: "Uniamo le forze"

C’è un referendum che aleggia nel panorama politico italiano, ma di cui si discute poco (non a caso). È quello per il matrimonio egualitario, che punta all’equiparazione fra unioni civili e matrimonio. Se però la raccolta firme è cominciata lo scorso 19 gennaio, non è invece mai partito un confronto politico su questa opportunità. Il motivo? Nella coalizione che per natura dovrebbe sostenerlo, non c’è un sostegno unanime al referendum e ci si muove in ordine sparso. Anzi, c’è proprio chi si divide anche all’interno dello stesso partito. Nel Partito democratico, per esempio, dove i temi etici penetrano sempre la compattezza dei gruppi parlamentari come farebbe una lama nel burro. 

Referendum matrimonio egualitario

A lanciare l’iniziativa popolare con l’obiettivo di raccogliere 500mila firme, da sottoporre poi alla Corte di Cassazione per il vaglio, è stato il Partito gay Lgbt+ guidato da Fabrizio Marrazzo. Era stato proprio lui lo scorso gennaio a presentare l’iniziativa in un occasione di una conferenza stampa, nella quale era stato espresso sostegno politico trasversale da alcuni parlamentari. Dal democratico Tommaso Cerno alla senatrice pentastellata Alessandra Maiorino, fino al deputato di Forza Italia Elio Vito, che aveva commentato dicendo come fosse "diventato chiaro che la strada dei diritti Lgbt+ non può essere percorsa in questo Parlamento". 

Non tutti hanno accolto però di buon grado l’iniziativa del Partito gay. In una video intervista raccolta proprio dai militanti arcobaleno, sono state registrate critiche, anche dure, da parte della deputata Laura Boldrini e della senatrice Monica Cirinnà. La prima pensa "che questa materia non sia da referendum perché, andare a togliere la legge sulle unioni civili, significa trovarci senza una legge" e di fronte al problema dei numeri in Parlamento, pone una domanda retorica: "Non sarebbe meglio arrivarci con una legge?". Più dura è stata Cirinnà parlando dell’iniziativa come di un "bluff" che non avrebbe a che fare con l’idea di matrimonio egualitario. Eppure nel settembre del 2021, in un post Facebook, era stata proprio la senatrice democratica a plaudire al successo dello strumento referendario con cui la Svizzera aveva introdotto il matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Interpellata da Today.it, Cirinnà ha preferito non commentare questo argomento. Tuttavia da fonti interne al Pd trapela come lei, che fu prima firmataria della legge sulle unioni civili, sia pronta a convocare a stretto giro un primo tavolo di incontri con tutte le associazioni nazionali del mondo gay e trans. Non per il referendum, ma per rilanciare il suo disegno di legge "per il contrasto alla discriminazione matrimoniale" depositato in Senato a marzo del 2018. 

La posizione di una parte dei parlamentari democratici ha colto alla sprovvista i promotori del referendum che, quanto meno, si sarebbero attesi un endorsement. E invece no "perché dicono che devono parlare con tutte le associazioni. - spiega a Today Fabrizio Marrazzo - Ma il Pd, quando aveva approvato le unioni civili, aveva tante associazioni di riferimento all’inizio, ma poi alcune si sono sfilate e alla fine, quando poi hanno fatto la legge migliore possibile, Pd dialogava solo con Gay center e Arcigay: le uniche due associazioni ad arrivare fino all’ultimo tavolo. Cirinnà dice che non può esprimersi se prima non ascolta tutti, però a suo tempo non aveva ascoltato tutti. Diciamo che quando vogliono fare le cose, le fanno e basta e le fanno con chi fa comodo. Quando non le vogliono fare, ogni scusa è buona".

Fabrizio Marrazzo partito gay - foto Ansa-2

Dunque perchè il perché il partito di Enrico Letta non dovrebbe volere il matrimonio egualitario? Perché "non hanno una maggioranza parlamentare a favore del matrimonio. La verità è che loro hanno un grosso problema di maggioranza. Su questi temi si spaccano" ha detto Marrazzo. Per qualcun altro, sempre fra i democratici, il referendum viene visto con diffidenza perché emblema di una politica sconfitta. "Ma purtroppo le nostre istanze non sono rappresentate. - prosegue Marrazzo - Noi sappiamo che il 44% del Paese è a favore del matrimonio egualitario e per le adozioni alle coppie gay. Il problema è che i partiti in Parlamento non rappresentano più i cittadini e allora sono i cittadini ad andare al voto attraverso il referendum". 

Su matrimonio egualitario e Pd, dice la sua la deputata democratica Giuditta Pini, che il 9 febbraio scorso aveva fatto un post Facebook in cui si chiedeva che fine avesse fatto questo tema nell’agenda dei partiti. "Serve una legge. Non penso che il referendum sia la sconfitta della politica, ma non credo nemmeno sia la risposta. - dice a Today - La cosa che mi preoccupa è che il partito non provi neanche a darla quella risposta, visto che non si pone neppure il problema. Io sono consapevole che non abbiamo voti. Ma il fatto che non mettiamo proprio il matrimonio egualitario tra le cose che vogliamo fare, mi preoccupa. Mi preoccupa il silenzio del Pd. Se non proviamo a discuterne, le persone che hanno determinate necessità si organizzano diversamente perché in politica di vuoti non ce ne sono. E se non ne parli tu perché hai paura delle tue ombre, ne parla qualcun altro".

Le ombre a cui fa riferimento Pini, sono quelle dei franchi tiratori, di quella parte di eletti cattolici che, di fronte a questioni etiche, si mette costantemente di traverso. Gli stessi che hanno contribuito ad affossare il Ddl Zan. Il problema però è che oggi il Pd è il più grande partito progressista fra quelli dei Paesi europei che non hanno legalizzato il matrimonio egualitario. Tuttavia questo tema non è neppure nel programma elettorale del Pd. 

Pd e centrosinistra spaccati: l'appello di Alessandra Maiorino (M5s)

Boldrini ha dato una spiegazione, anche esaustiva, sul perché il referendum non sia la strada giusta (vuoto normativo). Peccato che, proprio quando qualcuno dei parlamentari democratici tenta di argomentare il "no al referendum", il centrosinistra e lo stesso Pd si spacca. Il deputato Tommaso Cerno, proprio in una intervista a Today, ha definito la posizione della collega "una sciocchezza". Della stessa posizione è la senatrice del Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino, già promotrice del Ddl Zan e oggi in prima linea per sostenere il referendum proposto dal partito di Marrazzo: "Non crea assolutamente un vuoto normativo. Il referendum, seppur non sufficiente, non è pericoloso. - ha detto a Today Maiorino - Sono consapevole che una parte della comunità ha sollevato perplessità su questa iniziativa, ma io ritengo che sia necessaria per smuovere le acque. Ci sono difficoltà oggettive, ma ritengo che l’iniziativa sia meritevole perché solleva una questione rimasta sotto traccia. Bene aver lavorato per una legge contro l’omotransfobia, ma ci sono problemi di uguaglianza, di diritti che oggi sono diritti impari, fra coppie costituite con le unioni civili e le coppie etero unite in matrimonio. Di fatto ci sono coppie di serie A e B. Per altro c’è una incongruenza assurda per cui un single può accedere all’adozione speciale, ma una coppia gay, unita con le unioni civili, no. È come se la società non si fidasse di queste persone. Io appoggio referendum, ma ci vuole riforma del diritto di famiglia".

Alessandra Maiorino - foto dal profilo Facebook di Alessandra Maiorino-2

Alessandra Maiorino sostiene convintamente il referendum e lo fa a titolo personale, ma fino ad un certo punto. Intanto perché tutto il Comitato interno per le politiche di genere e diritti civili del Movimento condivide la posizione della sua coordinatrice. Inoltre perché il matrimonio egualitario starebbe per entrare formalmente nel programma elettorale dei pentastellati. Manca solo il vaglio di Giuseppe Conte. Si è dunque arrivati al punto che questo referendum, non solo divide il Partito democratico, ma porta il Movimento 5 Stelle a superare il Pd sul campo dei diritti civili. E Maiorino si appella a Cirinnà: "Uniamo le forze per portare a casa il matrimonio egualitario. Per farlo è necessario lavorare tutti insieme. Non credete nel referendum? Legittimo, ma sosteniamo il matrimonio egualitario in quanto tale perché, se passa, intanto avremo le unioni civili equiparate al matrimonio. Non è sufficiente, ma non possiamo non fare questo passo avanti”. 

Che cosa prevede il referendum sul matrimonio egualitario 

Il matrimonio parificato è già realtà in Francia, Spagna, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, tutti i Paesi scandinavi ma anche Svizzera, Austria e Malta. In Italia, la raccolta firme è iniziata il 19 gennaio scorso e si chiude entro il 23 marzo. Il referendum prevede l’abrogazione di quelle parti dell’attuale legge sulle unioni civili, che mantengono queste ultime un impianto istituzionale diverso dal matrimonio di una coppia eterosessuale.  Secondo i promotori del referendum, "le unioni civili non consentono di riconoscere le famiglie, mettendo a rischio la serenità e il futuro del minore, il rischio di togliere i figli in caso di morte del coniuge è alto, il minore rischia di essere allontanato da chi lo ha cresciuto ed accudito negli anni precedenti. Inoltre, le unioni non garantiscono alle coppie gli stessi diritti del matrimonio sia in Italia e sia all’estero". Se passasse il referendum, verrebbero abrogati quei commi, che differenziano le unioni civili dal matrimonio, parificando i due riti. Inoltre verrebbe anche abrogato il comma 26, che annulla l’unione civile di fronte ad un cambio di sesso di una delle due parti. "Per noi è inaccettabile" ha detto Marrazzo, proprio nei giorni in cui la Consulta è stata chiamata dai giudici di Lucca ad esprimersi sulla incostituzionalità del comma 26, con la possibilità che la Consulta anticipi le richieste referendrie. Marrazzo è convinto: "Da un lato equipariamo i due istituti, dall’altro togliamo il comma 26 che riteniamo discriminatorio. Si apre anche alle adozioni e alla procreazione medicalmente assistita per una coppia formata da due donne". 

Il quesito. "Volete voi che sia abrogata la legge 20 maggio 2016, n. 76, "Regolamentazione delle Unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze", limitatamente a: Art. 1, comma 20, con riferimento alle parole: "Al solo fine di assicurare l'effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso" nonché limitatamente alle parole "La disposizione di cui al periodo precedente non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge, nonché alle disposizioni di cui alla legge 4 maggio 1983, n. 184.";
Art. 1, comma 21, integralmente; 
Art. 1, comma 22, integralmente; 
Art. 1, comma 23, integralmente; 
Art. 1, comma 24, integralmente; 
Art. 1, comma 25, integralmente; 
Art. 1, comma 26, integralmente".
 

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