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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Referendum: come cambia il Parlamento e quali sono le regioni con meno parlamentari

Vince il Sì con quasi il 70%: via 345 tra onorevoli e senatori. I nodi da sciogliere dopo il taglio e le conseguenze sulla rappresentanza politica

Il taglio dei parlamentari è realtà, o meglio lo sarà a partire dalle prossime elezioni: con la vittoria del Sì al referendum costituzionale (69,64% dei voti, il No si ferma al 30,36%) cambia il volto delle Camere. Saranno 345 i parlamentari in meno, 230 alla Camera e 115 al Senato.

L'approvazione definitiva della riforma costituzionale è arrivata nell’ottobre del 2019, con il via libera della Camera. Con la nascita del governo Pd-M5s è stata appoggiata per la prima volta anche dai dem, Leu e Italia Viva, nonostante nelle tre precedenti votazioni avessero votato contro. Hanno votato a favore anche le forze di opposizione, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega. La netta vittoria dei Sì al referendum conferma questa riforma. E ora serviranno circa due mesi per ridisegnare i collegi.

La riduzione dei parlamentari - dispone la riforma - ha effetto dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della legge costituzionale e, comunque, non prima che siano decorsi sessanta giorni. La previsione del termine di sessanta giorni è volta a "consentire l'adozione del decreto legislativo in materia di rideterminazione dei collegi elettorali", che attualmente sono così suddivisi: per la Camera dei deputati sono 232 collegi uninominali e 63 collegi plurinominali; per il Senato 116 collegi uninominali e 33 collegi plurinominali.

Come cambia il rapporto tra cittadini e rappresentanti in Parlamento

L'Italia scende dal primo al quinto posto in Europa per numero di parlamentari, dopo Regno Unito (1.430 rappresentanti), Francia (925), Germania (778) e Spagna (616). Ma come cambia il rapporto tra i cittadini e i propri rappresentanti in Parlamento? I senatori passano dagli attuali 315 a un totale di 200. Viene modificato anche il numero degli eletti all'estero, che passano da 6 a 4. Il numero medio di abitanti per ciascun senatore cresce, a sua volta, da 188.424 a 302.420. Fino ad ora la Carta stabiliva che "nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sette; il Molise ne ha due; la Valle d'Aosta uno".

La riforma individua un numero minimo di tre senatori per Regione o Provincia autonoma, lasciando immutata la previsione vigente dell'articolo 57, terzo comma della Costituzione, relativo alle rappresentanze del Molise (2 senatori) e della Valle d'Aosta (1 senatore). Viene però previsto, per la prima volta, un numero minimo di seggi senatoriali riferito alle Province autonome di Trento e di Bolzano. La riforma modifica anche l'articolo 59 della Costituzione, prevedendo espressamente che il numero massimo di senatori a vita non può essere superiore a 5.

E alla Camera? I deputati complessivi, ora 630, saranno 400. Tagliati anche gli eletti all'estero, dagli attuali 12 a un futuro massimo di 8. A seguito della modifica costituzionale cambia anche il numero medio di abitanti per ciascun parlamentare eletto. Per la Camera dei deputati tale rapporto aumenta da 96.006 a 151.210. La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione estero, si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall'ultimo censimento generale della popolazione, per 392 e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.

Rappresentanza politica: penalizzate le regioni medio piccole

C'è poi la questione della rappresentanza politica delle regioni. Diversi costituzionalisti hanno parlato di una distorsione della rappresentanza con il taglio dei parlamentari. E in effetti ad essere penalizzate sono soprattutto le regioni medio piccole. Il taglio più marcato, al Senato (-57,1%), riguarda i rappresentanti di Basilicata e Umbria, che scendono da sette a tre. Riduzione consistente anche per i senatori di Abruzzo e Friuli Venezia Giulia (-42,9%): in entrambe le regioni passano da 7 a 4. Alla Camera, invece, due circoscrizioni di Sicilia e Lazio perdono il 40% dei deputati.

Per questo sarà necessario un correttivo: la commissione Affari costituzionali della Camera sta esaminando una modifica della Carta che abolisce la base regionale per le elezioni del Senato. 

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