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Venerdì, 19 Aprile 2024
IN ATTESA DEL REFERENDUM

Referendum trivelle, la maggioranza Pd sposa l'astensione: è scontro con la minoranza

Roberto Speranza chiede conto ai vertici di una decisione presa senza consultare gli organismi dirigenti. Greenpeace attacca: "Invitare al non voto è incoerenza pura"

In tema di trivellazioni lo scontro si allarga. Gli antagonisti non sono più il Governo da una parte e il Comitato vota sì per fermare le trivelle, al referendum del prossimo 17 aprile, dall'altra. Adesso la spaccatura è anche interna al partito di Governo, il Pd: maggioranza e minoranza sono ancora divise. La posizione della maggioranza, comunicata dal Nazareno all'Agcom in vista della campagna referendaria, sarebbe quella dell'astensione. In altre parole il partito di Governo vorrebbe far fallire il referendum, che se non si raggiungerà il quorum sarà inutile.

A darne notizia è Roberto Speranza, leader della minoranza interna, che chiede conto ai vertici di una decisione presa senza consultare gli organismi dirigenti. La risposta arriva poche ore dopo, firmata dai vice segretari del Pd Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani, ed è durissima: "Il referendum è inutile", e dunque la posizione non può che essere di contrarietà. Se qualcuno non è d'accordo, si andrà alla conta lunedì in direzione "e vedremo chi ha i numeri per utilizzare il simbolo del Pd". La questione esplode a metà mattinata: "Apprendo dal sito Agcom - scrive Speranza su Facebook - che il Pd avrebbe assunto la posizione dell'astensione al referendum di aprile sulle trivelle in mare. Spero che ciò non sia vero. E' una posizione che non condivido affatto e che non credo possa essere compresa da una parte significativa dei nostri elettori. Al netto di una discussione di merito che sarebbe bello fare anche con chi legittimamente può pensarla diversamente, mi chiedo come e dove sarebbe stata assunta questa scelta. La segreteria non si riunisce da mesi. La direzione e l'assemblea non mi risulta abbiano mai discusso di questo referendum. Si può andare avanti così?". A ruota arrivano le dichiarazioni di Davide Zoggia, Nico Stumpo, Miguel Gotor. Tutti bersaniani e tutti contro la scelta dei vertici Pd. La risposta è affidata nel giro di qualche ora ai vice segretari Dem, che rivendicano di aver preso in questa veste la decisione sulla collocazione del Pd: "Questo referendum è inutile. Non riguarda le energie rinnovabili, non blocca le trivelle (che in Italia sono già bloccate entro le 12 miglia, normativa più dura di tutta Europa), non tocca il nostro patrimonio culturale e ambientale". Insomma, "non c'è nessuna nuova trivella, ma solo tante bugie". Al contrario "sarebbe autolesionista bloccare le trivelle esistenti dopo avere costruito gli impianti. Licenziare migliaia di italiani e rinunciare a un po' di energia disponibile Made in Italy". E per farlo "spendere anche 300 milioni del contribuente" per far svolgere la consultazione. Se qualcuno non è d'accordo nel Pd, "lunedì in Direzione parleremo anche di questo e vedremo chi ha i numeri - a norma di Statuto - per utilizzare il simbolo del Pd". Una nota che non chiude il dibattito, anzi. Prima replica Stumpo: "Lascia sbigottiti il fatto che si voglia ridurre la Direzione nazionale del Pd a luogo di ratifica anziché farla vivere come organo preposto alla discussione politica da cui poi far scaturire le decisioni". Poi interviene anche Gianni Cuperlo, con un appello ai vertici ad abbassare i toni: "Io andrò a votare, ma il punto non è solo e tanto il merito. Ho letto la dichiarazione dei due vice-segretari del mio partito e dico loro, per piacere fermatevi". Perché "usare la forza dei numeri per risolvere problemi concreti riflette uno stile autoritario che non fa crescere un partito". Appello rivolto in particolare a Guerini: "Lorenzo, per amicizia mi rivolgo a te: per piacere, pigia il pedale del freno e fallo subito. Un partito si guida con l'ascolto e la tenacia del confronto. Sono certo che lo pensi anche tu". 

Greenpeace contro le trivelle

E' SCONTRO ANCHE CON GREENPEACE. Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, dichiara: "Come può il Pd, che porta nel proprio nome il richiamo alla sovranità popolare, svilire così gravemente un istituto fondamentale di democrazia diretta come il referendum? Per una forza politica che vorrebbe fare della partecipazione dei cittadini alle scelte uno dei suoi tratti distintivi, invitare al non voto è incoerenza pura". Secondo Greenpeace è in atto una strategia di annichilimento del voto referendario: iniziata con il mancato accorpamento del voto sulle trivelle con quello per le prossime amministrative, con conseguente spreco di centinaia di milioni di euro di soldi pubblici, proseguita con la contrazione forzata dei tempi di campagna referendaria, oggi quel disegno passa per l'allontanamento dei cittadini dalle urne. "Crediamo che gli italiani respingeranno l'invito all'astensione del PD, partecipando numerosi al referendum del 17 aprile, e votando Sì per fermare le trivelle", conclude Boraschi.

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